Goldoni e avanspettacolo
Goldoni e avanspettacolo "Gli innamorati" al Teatro Erba Goldoni e avanspettacolo Direi che stavolta il «Teatro della tradizione popolare » ha sbagliato un po' tutto con lo spettacolo in scena dall'altra sera all'Erba. Eppure l'idea non era malvagia, si trattava, come indica il lungo titolo della rappresentazione («Personaggi d'avanspettacolo nella messinscena degli Innamorati di Carlo Goldoni») di giocare, e di divertirsi, con i goffi tentativi che compie una compagnia come suol dirsi d'arte varia, desiderosa di uscire da una crisi più economica che di repertorio, per allestire una recita degli Innamorati goldoniani. Si sarebbero così visti una subrettina cantante e un prestigiatore inglese nei panni dei due protagonisti, l'altra « diva » in quelli di Flaminia, un servo di scena e un venditore di bibite, arruolati per l'occasione, in più parti, anche femminili, e lo stesso capocomico nel personaggio del padre nobile. E infatti questo si vede, all'inizio almeno, sul palcoscenico. Ma la trovata subito si smarrisce e lo spettacolo si impelaga in tali sforzate parodie (però un paio sul Nerone di Trionfo sono spiritose e toccano il segno), divaga in sketches così corrivi che viene fatto di pensare che sarebbe stato meglio rovesciare l'avvio, immaginando cioè che una compagnia di guitti pososi di prosa cercasse di passare dagli Innamorati all'avanspettacolo. In ogni caso sarebbe occorso che l'idea di partenza venisse alimentata e coltivata con trovate meno ovvie e, soprattutto, che fosse sviluppata con coerenza. Non è andata così, la confusione è stata parecchia e il pubblico ha dovuto accontentarsi di qualche esibizione staccata da un plausibile contesto: ora le canzoni di altri tempi di Laura Carlini, che per altro le canta bene, ora le « entrate » e gli spogliarelli — gambe lunghe e fini — di Rosalba Bongiovanni che anche recita con bel garbo parodistico, quasi alla Poli, ora infine i « numeri », i travestimenti e le barzellette di Sergio Benzi, Marco Manino, Carlo Rampin e Gianni Serra. Regìa e impianto scenico di Gian Mesturino, costumi di Germana Erba, musiche a cura di Piera Foresto e da lei stessa eseguite. Anche se non sono mancati gli applausi e le risate, un'occasione perduta: peccato, vuol dire che si rifaranno la prossima volta. a. bl.
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