Inadeguati e mal distribuiti i "servizi,, pubblici e privait

Inadeguati e mal distribuiti i "servizi,, pubblici e privait Un'indagine delle Camere di Commercio Inadeguati e mal distribuiti i "servizi,, pubblici e privait Allarmanti conclusioni di tre anni di ricerche - Scuole: "Affollate e carenti" - Ambulatori: "Scarsa dotazione" - Ospedali: "Penuria di attrezzature" - Negozi: "Sono soltanto in città gli alti gradi di specializzazione" La congestione di Torino e dell'area metropolitana, lamentata ormai a qualsiasi livello e in qualsiasi momento, lo squilibrio tra quest'area e il « resto del Piemonte », tra molte zone dell'area stessa e tra molte località del territorio regionale hanno trovato un'ulteriore denuncia nell'« Indagine sull'assetto dei servizi in Piemonte » promossa dall'Unione delle Camere di commercio. Lo studio era stato annunciato qualche settimana fa durante la consultazione per il bilancio regionale; una sua sintesi sarà presentata venerdì pomeriggio ai maggiori responsabili della vita pubblica ed economica piemontese, il volume completo, anzi i volumi, perché il manoscritto supera le mille cartelle, poi ci sono grafici, cartine, tabulati, dovrebbero uscire nell'estate. L'indagine è stata condotta dal gruppo di ricerca Polis, coordinato dall'arch. Roberto Gambino con la partecipazione di geografi (De Matteis) economisti (Zandano e Biraghi), matematici (Mina, Aroasio, Sinceri), sociologi (Monaca e Bravo), igienisti (Vanini, Cavallo, Perucca), il prof. Clerici di Architettura, la storica dell'arte Vera Comoli Mandracci, il dott. Villa dell'Ufficio scolastico regionale. I servizi sono uno dei punti nodali della vita civile. Lo dimostrano le pressanti richieste dei comitati di quartiere e delle organizzazioni sindacali. L'indagine è quindi nata con una ben precisa esigenza e intende essere un contributo che le Camere di commercio offrono alla programmazione regionale. ' Abbiamo scelto i servizi — dice l'arch. Gambino — perché i rapidi e sfrenati processi di industrializzazione e urbanizzazione tendono a confinarli all'ultimo anello di una catena dominata dagli esclusivi interessi dello sviluppo produttivo. Ma essi possono anche essere uno strumento per un uso controllato e programmato del territorio ». II discorso, da qualsiasi punto cominci, ha una conclusione unica: l'assetto del territorio. Ma che cosa sono i servizi? L'inchiesta ne ha presi in considerazione 90 di cui 57 appartenenti al settore del commercio, artigianato di servizi (per esempio: idraulici, parrucchieri, calzolai, tappezzieri, ecc.), credito e assicurazioni; 5 a quello degli alberghi e pubblici esercizi; 18 alla sanità; 7 all'istruzione media e superiore; 3 alle attività professionali. Tra essi ci sono vari gradi di qualificazione. 1289 centri Tutti sanno che si viene a Torino per una grave operazione e l'altissima specializzazione chirurgica o medica non può essere presa come indice di squilibrio; ma si viene anche a Torino — e si va in centro dalla periferia — per acquistare un pianoforte o un abito da sposa; per frequentare l'Università o un certo tipo di scuola e questi sono chiari sintomi di squilibrio. L'indagine comincia a prendere corpo, sulla base di una localizzazione che indica come centro i 1209 Comuni della regione e divide quelli più grandi in 80 subcentri. Torino, per esempio, è divisa in 27 parti, che non corrispondono ai quartieri né alle zone statistiche, ma al rapporto esistente tra la popolazione e i servizi esistenti, l'intercomunicabilità tra le zone, le esigenze non soddisfatte. Non è un mistero, per esempio, che difettino gli asili nido e le scuole materne, che per frequentare un liceo lo studente di periferia debba percorrere chilometri ogni giorno, che si debbano fare code all'ambulatorio; è anche noto che in collina non si trova un idraulico o un calzolaio; meno noto è che certi negozi mancano del tutto in periferia, mentre altri non si trovano più nel centro. Moltiplichiamo per i 1289 centri e troviamo una situazione allarmante. I relatori la descrivono con la crudezza di un chirurgo. Prendiamo due soli esempi: istruzione e sanità Scuole medio-superiori — Ci so- I no in tutto il Piemonte 25 centri ' completi, cioè dotati dei principa- i li indirizzi di studio: altri 10 in- I completi, tuttavia in grado di » al- tirare una gravitazione preminen- I te ». Il giudizio è del tutto negativo sulla qualità: « La maggior parte delle scuole superiori sì può considerare, dal punto di vista della funzionalità didattica e distributiva e dei tassi d'affollamento, assolutamente "non idonea" ». Servizi ospedalieri zonali o provinciali — Ci sono 38 centri con aree proprie di gravitazione, ma undici di essi sono « sovrastati dall'influenza di un centro di livello superiore, per la maggior parte Torino ». Gli ospedali Servizi ambulatoriali — I 75 presidi » validi della regione si aggiudicano quote di domanda estremamente variabili: da un minimo di poche migliaia di persone a un massimo di oltre 200 mila, con notevoli squilibri nel rapporto domanda-offerta. Anche il giudizio sul settore sanitario nel suo complesso è estremamente deludente. Si denuncia « l'assoluta inadeguatezza della rete ambulatoriale sia sotto il profilo della distribuzione territoriale dei presidi, che non appare tale da consentire una diffusione equilibrata del servizio, sia sotto quello della dotazione ed efficienza delle alternative ». Per gli ospedali: » Le carenze riguardano la distribuzione territoriale del patrimonio ricettivo, la completezza delle attrezzature e dei servizi (in particolare va segnalata l'estrema penuria dei servizi di pediatria) l'utilizzazione stessa del parco-letti che risulta profondamente distorta dalla mancanza di presidi alternativi ed appositi per i lungo-degenti e gli anziani. Nell'intero settore si profila poi come carenza strutturale r iiiiiti iiiiiiiiriiiiiir itiiiiii i r i e i a a e e a i e di fondo la pressoché totale assenza del momento preventivo ». Anche questi rilievi sono la conferma di quelli precedentemente fatti in più occasioni e da più parti. Che cosa significa tutto ciò? Significa che la riorganizzazione dei servizi, a tutti i livelli è uno degli strumenti fondamentali per il riequilibrio territoriale. E non si tratta soltanto di rivitalizzare piccoli comuni da tempo diventati i « dormitori » della grande città, ma anche di impedire che lo diventino alcuni grandi centri condannati ad un continuo decadimento per la mancanza di qualsiasi livello di vita culturale (anche la cultura è un servizio). Dall'ampio panorama (questi sono appena pochi cenni significativi) nascono alcune indicazioni. E' scontata quella di « evitare in particolare l'ulteriore concentrazione nell'area metropolitana dei servizi più rari e specializzati » e « evitare il più possibile il sorgere spontaneo o programmato di centri di servizi totalmente nuovi »; operativa appare quella di « realizzare una stretta integrazione dei servizi dei diversi settori e livelli, con l'esclusione di ogni soluzione settoriale (come gli shopping centers, i centri scolastici ospedalieri slegati dal contesto urbano) ma con la considerazione unitaria dell'intera rete regionale ». Torniamo così al tema dominante, che è indicato come conclusione: ■> / servizi costituiscono una variabile strategica di grande importanza per una politica di riequilibrio sociale e territoriale; perché una politica settoriale dei servizi, soprattutto se tendente a ridurre o eliminare gli squilibri tra l'area metropolitana torinese epindndsI sibml'silidcarenfpptoturicondIlnsisploppritaspvptopiiiii ilii miiisi <i j iiiiri ii e il resto della regione, non ha probabilità di successo se non è inserita in una coerente politica del territorio che agisca simultaneamente sugli insediamenti produttivi e residenziali e sui trasporti ». Domenico Garbarino

Luoghi citati: Piemonte, Torino, Unione Delle Camere