Coco tende la mano a Sossi di Clemente Granata

Coco tende la mano a Sossi Genova: dichiarazioni del procuratore generale Coco tende la mano a Sossi Un uomo coinvolto in una vicenda di diamanti e armi avrebbe stabilito i contatti tra i brigatisti e i familiari del rapito - Un altro intermediario sarebbe un prete - Le Brigate rosse avrebbero sostanziosi finanziamenti (Dal nostro inviato speciale) Genova, 28 maggio. Sossi mostra risentimento e rancore verso Coco, si reca a Palazzo Ducale, saluta Grisolia ma non il procuratore generale. Coco si mostra conciliante e gli tende la mano. Dice: «Sono pronto ad accoglierlo nel mio ufficio e a riabbracciarlo». La fisionomia politica del sostituto procuratore dopo le dichiarazioni di ieri risulta ambigua e a tratti sconcertante. Coco sì tira indietro e ripete: «Ritengo che alcuni comportamenti ! siano l'effetto dell'inevitabile prosecuzione della prigionia patita». Diplc omatico Coco cerca di essere diplomatico, ma si rende perfettamente conto lui, forse più ancora degli altri, che il dopo Sossi a Genova e non soltanto a Genova è carico di inquietanti interrogativi. A parte lo scontro in atto tra l'alto magistrato e il suo ex-pupillo, a parte la situazione del pretore Sansa che Sossi ha coinvolto nell'intricata vicenda della consegna del comunicato numero otto delle «Brigate rosse» e le situazioni del capo della squadra politica Catalano e di due ufficiali del Sid, i ! contraccolpi del clamoroso ! caso sono destinati a farsi sentire per un pezzo nell'ambito delle stesse istituzioni | dello Stato. L'attrito tra potere politico e autorità giudiziaria, i condizionamenti che a volte questa ultima è costretta a subire, sono emersi abbastanza chiaramente. Sono venute fuori anche con particolare evidenza certe incongnienze e manchevolezze del nostro ordinamento processuale che solo una riforma organica razionale e tempestiva avrebbe permesso di superare. Se ne parla da tempo, con la vicenda Sossi si sono mostrate sotto una luce particolarmente drammatica. In fondo è lo scopo che le «Brigate rosse» si proponevano al di là del risultato immediato della liberazione della banda «22 Ottobre»: seminare dubbi, gettare discredito. Se ne può venir fuori a patto di chiarire tutti i retroscena del rapimento, come ne hanno diritto i cittadini che hanno seguito con angoscia la vicenda del magistrato e di riconquistare la fiducia nelle istituzioni. Almeno per ora parecchie perplessità sul caso Sossi rimangono e le dichiarazioni del procuratore generale Coco non aiutano a superarle. Il magistrato ha ricevuto i giornalisti oggi poco dopo mezzogiorno ed è stato subito affrontato l'argomento delle dichiarazioni di Sossi. Coco ha detto: « Non ho letto nulla ». Gli è stato mostrato un giornale, gli ha dato una rapidissima scorsa, poi ha affermato: « E voi volete una dichiarazione da me? Va bene, ve la detto ». E ha incominciato: « Non intendo affatto rilasciare dichiarazioni né fare commenti su certe manifestazioni del dott. Sossi dopo la sua liberazione, avendo già precisato che non attribuisco il minimo valore e il minimo rilievo a quello che ritengo essere puro e semplice, anzi meccanico effetto dell'inevitabile prosecuzione psichica della prigionia patita ». Dopo ima breve pausa ha precisato: « Tali riferimenti non riguardano in particolare il dott. Sossi né hanno alcun significato offensivo o di critica per lui ». La situazione del sostituto procuratore è infatti riscontrabile secondo l'alto magistrato anche in altre persone vittime di rapimenti. Coco ha ripetuto in sostanza quello che aveva già detto ieri: « Inevitabilmente tutti i sequestrati risentono di tali effetti più o meno a lungo finché non vengono riassorbiti. In un caso come quello del dott. Sossi gli effetti sono particolarmente gravi. L'ostaggio è rimasto sepolto vivo senza luce naturale, senz'aria, privo di adeguati movimenti. Per di più è stato inquisito e tormentato con particolare riferimento alla sua attività, per di più l'oggetto del ricatto non ha avuto concreta realizzazione e quindi nel sequestro la tensione psichica non viene scaricata dopo la liberazione ». Coco intende servirsi dello stesso ragionamento anche ver giustificare o meglio per spiegare l'autoritratto politico del sostituto procuratore. Ha detto: « Una volta chiariti questi punti, non intendo dare nessun rilievo sia a cose politiche dette da Sossi sia a cose che hanno formato oggetto della sua inquisizione ». In sostanza, secondo il pro¬ curatore generale, è comprensìbile qualunque stranezza di comportamento del magistrato, ma appunto per questo le sue affermazioni sono poco credibili. Il fatto è però che Sossi ha pronunciato dichiarazioni piuttosto circostanziate e molto gravi per un magistrato della Repubblica, co-1 me ad esempio quando ha detto: « Ritengo che il sistema parlamentare sia ampiamente superato e ridicolo ». Anche questa deve essere intesa come una semplice espressione di anomalia di comportamento? La domanda \ fatta dai giornalisti è molto precisa. Coco si è irrigidito e ha affermato: « Non spetta a me dare una risposta a questa domanda e tanto meno in questa sede ». Comunque una cosa è certa. Se Sossi anziché partire per I la montagna (domani però si recherà a Milano per un so- i pralluogo) avesse voluto ri- j prendere subito il suo lavoro, gli sarebbe stato difficilmente possibile, Ha precisato Coco: j « In base a quello che ho detto prima, sarebbe stato necessario un periodo di attesa ». Poi ilprocuratore generale ha ! sottolineato di aver difeso la autonomia della magistratura quando si trattava di decidere sulla concessione della libertà provvisoria alla banda « 22 Ottobre ». In realtà il provvedimento adottato dalla corte d'assise è risultato poi condizionato dal potere esecutivo (rilascio del passaporto) che peraltro aveva già espresso il rifiuto di ogni trattativa con i brigatisti rossi. Retroscena Vediamo ora alcuni interrogativi sui retroscena della liberazione di Sossi. Si dice che un ruolo importante l'abbia avuto un certo Enrico Mezzani, coinvolto anni addietro in una romanzesca storia di diamanti e di armi, le quali sarebbero dovute servire per alìmentare una rivolta nel Congo Brazzaville. Questo Mezzani, chiamato in causa dal volantino numero 4 delle «Brigate rosse », dove lo si definiva « piccolo artigiani dell'informazione », avrebbe stabilito ad un certo punto i contatti tra i brigatisti e i familiari del rapito. Sergio Sossi avrebbe chiesto ai carcerieri la liberazione del fratello Mario in un giorno festivo con l'implicito scopo di dilazionare il provvedimento di scarcerazione della banda «22 Ottobre». Mezzani avrebbe informato ì brigatisti e il rilascio sarebbe dovuto avvenire a Savona. In realtà il magistrato ha riacquistato la libertà a Milano, ma nella ricorrenza dell'Ascensione, proprio in un giorno di festa. Questo confermerebbe che Mezzani un certo ruolo l'avrebbe svolto. Lui l'afferma con simrezza e dice: « L'ho fatto per Sossi ». Un altro intermediario sarebbe stato don Bruno Venturelli, parroco di San Teodoro al Porto. Egli per un certo periodo ha ricevuto ogni giorno puntuali telefonate da una persona che parlava con spiccato accento spagnolo e che terminava sempre il colloquio dicendo: « Preghi anche per me ». Non si sa come si svolsero le trattative e se esse ci furono davvero. Comunque il misterioso spagnolo doveva telefonare a don Venturelli nel pomeriggio del giorno dell'Ascensione; ma non si è fatto vivo. Poche ore dopo Sossi era libero. Don Venturelli ha comunque escluso di aver avuto in consegna la somma di 300 milioni raccolta dagli amici del magistrato per la sua liberazione. Non si sa se il denaro fu consegnato ai brigatisti. E' probabile di no perché essi stessi hanno sempre escluso di agire per motivi di lucro. Il fatto è, si dice qui a Genova, che le « Brigate rosse » godono di sostanziosi finanziamenti che vengono da misteriose fonti. Le rapine non basterebbero ad assicurarli. E qualche inquirente aggiunge: « E' probabile che siano più numerose di quello che pensassimo e che costituiscano un pericolo incombente. Se è vero che hanno pedinato un anno e mezzo Sossi, dispongono di un organico notevole e ben equipaggiato e pagato. Per seguire così a lungo il sostituto procuratore hanno compiuto un'operazione che la polizia si è permessa solo per Liggio ». La cattura di Maurizio Ferrari avvenuta questa notte a Firenze servirà per gettare un po' di luce su questa organizzazione terroristica? Clemente Granata