L'ex questore Guida: "Non accusai Pinelli dissi che vi erano indizi sugli anarchici" di Guido Guidi

L'ex questore Guida: "Non accusai Pinelli dissi che vi erano indizi sugli anarchici" Breve udienza al processo Valpreda a Catanzaro L'ex questore Guida: "Non accusai Pinelli dissi che vi erano indizi sugli anarchici" Fu Guida a coordinare le indagini subito dopo la strage di Piazza Fontana • La deposizione del colonnello che per primo parlò col teste Rolandi - Il dibattimento rinviato a giovedì (Dal nostro inviato speciale) Catanzaro, 24 maggio. Due ore di lavoro per interrogare cinque testimoni soltanto, poi tutti a casa sino a giovedì prossimo: il processo a Pietro Valpreda è stato ripreso e continua ad andare avanti in modo esasperante. L'eventualità che arrivi categorico l'ordine della Cassazione di sospendere tutto e di ricominciare ogni cosa da capo con un processo unico che trovi sullo stesso banco degli imputati il gruppo Valpreda e quello Freda-Ventura non sembra preoccupare i giudici della corto d'assise. Anche oggi è stato suggerito loro di sospendere almeno sino a quando la Cassazione non avrà deciso (o dopo la prima settimana di giugno o alla fine di giugno): la risposta è stata seccamente negativa. «Per motivi di ragionevolezza facciamo una pausa per evitare lavoro inutile», ha proposto l'avvocato Miglio che difende Stefano Delle Chiaie. Il pubblico ministero era d'accordo: d'altra parte è stato lui a ricorrere in Cassazione contro l'ordinanza della Corte d'Assise che ha deciso di celebrare due processi invece di uno. «Non sono intervenuti fatti nuovi per indurre i giudici a modificare il provvedimento», ha replicato il presidente. Il dottor Zeuli non aveva ancora letto le argomentazioni con cui il procuratore generale della Cassazione, Michele Rossano, ha chiesto che venga annullata la decisione definita «una inconcepibile ribellione alla sentenza della Corte di Cassazione». Il problema sembra non riguardarlo ed ha ordinato di andare avanti. Cinque testimoni soltanto per cui il programma è stato esaurito in due ore appena anziché in due udienze come era stato preventivato: un giornalista, un colonnello, un capitano ed un maresciallo dei carabinieri, un questore. Si supponeva che avrebbero avuto molto da dire: in realtà non hanno detto nulla. S'è tenta- ' so — dice to, attraverso questi cinque testimoni, di ricostruire il quadro delle prime indagini sino all'intervento sulla scena dell'autista Cornelio Rolandi, che è stato sempre convinto di avere trasportato sul suo taxi l'attentatore di Piazza Fontana a Milano e di avere riconosciuto in lui Pietro Valpreda. Il giornalista è Arnaldo Giuliani del Corriere della Sera. Ha scritto un articolo in cui ha raccontato che Cornelio Rolandi era stato visto in questura a Milano la sera dell'attentato mentre ufficialmente l'autista si presentò ai carabinieri per dire quello che sapeva soltanto la mattina del 15 dicembre 1969. Quali sono le fonti di questa informazione? Arnaldo Giuliani non ha saputo specificare a distanza di tempo: ritiene che siano da ricercarsi nell'ambito della polizia. Il maresciallo Giuseppe Civetta ha ricostruito l'identikit dell'attentatore sulla base delle indicazioni fornitegli da Cornelio Rolandi. L'autista confermò che la ricostruzione era abbastanza fedele: commentò soltanto che «le guance dell'uomo da lui trasportato in taxi a Piazza Fontana erano molto più scavate». «Anche i capelli — ha spiegato il maresciallo — non sono identici perché — ha aggiunto — non abbiamo in archivio fotografie di persone con i ca pelli molto mossi come aveva detto Rolandi parlando del possibile attentatore». Il colonnello Aldo Favalli fu tra i primi a parlare con Cornelio Rolandi: .gli sembrò un testimone attendibile. «Ripercorsi con lui — ha detto — lo stesso tragitto che sosteneva di avere fatto con lattentatore: piazza Beccaria, piazza Fontana, via San Clemente, via Santa Tecla. Poi, il passeggero scese portando con sé una borsa, tornò indietro verso piazza Fontana e la Banca dell'Agricoltura. Quattro minuti dopo lo stesso uomo noleggiò nuovamente il taxi di Rolandi e si fece accompagnare in via Albricci: non aveva più con sé la borsa». L'ufficiale mostrò all'autista alcune foto tra cui quella di Valpreda. Poi arrivò l'ordine di accompagnare Rolandi a Roma. «Gli raccomandai — ha aggiunto — di essere obiettivo e di non lasciarsi influenzare dalla taglia che era stata promessa a chi avrebbe fornito indicazioni per rintracciare l'attentatore». Quando Rolandi si presentò ai carabinieri e quando fu fissata la taglia? E' una circostanza alla quale la difesa di Valpreda annette molta importanza perché sostiene che Rolandi fu sollecitato a dire quello che poi ha detto soltanto per incassare la taglia. Il colonnello Aldo Favalli ha spiegato: «Rolandi si presentò alle 9,20 del mattino di lunedì. Si stabilì di fissare la taglia soltanto alle 13.30 di quello stesso giorno». Il questore, Marcello Guida, è a riposo da un anno circa. Avere diretto la questura di Milano in un periodo particolarmente stressante ha incisul fisico: ha chiesto di essere messo in pensione con grande anticipo ed p stato soddisfatto. Fu lui che diresse le prime indagini, fu lui che annunciò il fermo di Valpreda. Anche lui entrò in contatto con Rolandi: oggi, non ricorda, però, se gli mostrò la fotografia dell'anarchico. Avvocato Fenghi (difesa): Nella conferenza stampa disse che gli anarchici erano sicuramente i responsabili e che Pinelli era fortemente indiziato. Su quali elementi fece queste dichiarazioni? Questore: «Non dissi esattamente così: mi limitai a dire che esistevano molti indizi per pensare ad una responsabilità degli anarchici». Avvocato Fenghi: E' stato lei ad autorizzare l'esplosione dell'ordigno trovato alla Banca Commerciale in piazza della Scala: perché? Questore: «Io non ho autorizzato nulla perché di quest'ordine era competente il magistrato. Io mi limitai a farlo eseguire. D'altro canto il tecnico al quale mi ero rivolto, l'ingegner Cerri, disse che era pericoloso». Avvocato Calvi: Ma l'artificiere maresciallo Guido Bizzarri sostiene il contrario e si è sempre meravigliato di non essere stato convocato. Questore: «Non conosco questo maresciallo. Non mi sono rivolto alla direzione generale d'artiglieria perché in altre occasioni non mi aveva potuto mettere a disposizione degli artificieri. E' per questo che mi rivolsi, come sempre, all'ingegner Cerri». Il capitano Stefano Ciancio ha confermato quello che aveva detto poco prima il suo superiore diretto, colonnello Favalli. Poco dopo mezzogiorno il lavoro previsto poteva ritenersi concluso. Da domani, così, vacanza sino a giovedì: altro viaggio, si suppone, inutile perché se la Cassazione condividerà l'opinione del procuratore generale, come è quasi certo, tutti gli interrogatori dovranno essere ripetuti nel processo unificato. Guido Guidi

Luoghi citati: Catanzaro, Milano, Roma