Quando la missione sembrava compromessa di Vittorio Zucconi

Quando la missione sembrava compromessa Quando la missione sembrava compromessa Colpo a sorpresa: Kissinger trova un'intesa a Damasco Nell'ultimo colloquio con il presidente siriano ha presentato un progetto d'accordo per il disimpegno nel Golan - Poi è tornato a Tel Aviv per sottoporlo agli israeliani (Dal nostro corrispondente) Washington, 18 maggio. Con uno dei più sensazionali « colpi di scena » diplomatici della sua carriera, Henry Kissinger ha trasformato in 24 ore un accordo « impossibile » in un'intesa « praticamente fatta ». Ieri, il Dipartimento di Stato di Washington e gli accompagnatori sul posto davano già le tappe del viaggio di rientro di Kissinger; oggi le stesse fonti lasciano trapelare dettagli sull'accordo SiriaIsraele e indiscrezioni sul tempo e luogo della firma. La leggenda di « Super K », che pareva appannata dagli ultimi avvenimenti, troverà dalla giornata di oggi nuovo alimento. L'ultimo colloquio con Assad è stato decisivo. Gli stessi diplomatici al seguito del segretario di Stato confessano che Kissinger al momento dell'incontro non nutriva molte speranze. Il nuovo « piano » che egli aveva preparato distillando i risultati dei sondaggi a Tel Aviv e a Damasco doveva essere un tentativo di partire « tenendo un piede nella porta», come notava stamani il New York Times, non uno strumento di intesa. E invece, al termine di tre ore e mezzo di dialogo con Assad, l'annuncio che l'intesa è prossima, che Kissinger resta in Medio Oriente per « lavorare agli ultimi dettagli ». Due, tre giorni ancora, si parla anche della firma, a Ginevra. Se sono vere le indiscrezioni che raccogliamo oggi, parte del merito di questo sblocco deve andare al presidente Nixon. Mercoledì scorso, infatti, in una nota al Presidente, Kissinger parlava di impasse e di prospettive non favorevoli, esprimendo il suo desiderio di rientrare a Washington per occuparsi dei molti punti sospesi della politica estera americana, primo fra tutti il progettato viaggio a Mosca. Ma Nixon, si dice, ha invitato Kissinger a insistere ancora, a fare un tentativo in extremis, dal quale è nato appunto il « piano Usa », elemento risolutore dell'ultima ora. La disperata fame di successi nutrita dal Presidente, al punto cruciale del caso Watergate, si è rivelata per una volta buona consigliera. Tanto il piano Kissinger che i particolari del colloquio con Assad sono naturalmente segreti. Ma a Washington qualche informazione è trapelata. E' da osservare in primo luogo che le « offerte » presentate dal segretario di Stato ai siriani non sono ancora avallate dagli israeliani, ma Kissinger ha giocato una sorta di « doppio bluff » convincendo Assad che Tel Aviv era disponibile ed ora dicendo a Tel Aviv che non possono più rifiutare senza assumersi gravi responsabilità. Sul piano concreto Kissinger sembra aver ottenuto da Damasco uno scambio « territorio contro garanzie ». Dalle notizie ottenibili a Washington, stasera, risulta ad esempio che ai siriani è stata offerta una fascia di territorio coltivato (uno dei pochi nelle pietraie del Golan) che ora fa parte del kibbutz di Merom Golan, non lontano da Quneitra. Quest'ultima città diverrebbe un centro di fatto siriano, ma ufficialmente sotto la tutela delle forze Onu, che sembra Damasco abbia accettato. Sono mozziconi di notizie, e trattative incredibili, imperniate come sono su modeste estensioni di terreno. Ma si pensi che le ultime differenze fra i due Stati erano nell'ordine delle 7,8 miglia di territorio, irrisorie agli occhi di chi non vive il logorio quotidiano degli attriti medio-orientali. Ora, il segretario di Stato deve convincere gli israeliani a stare al gioco, il che non sarà facile, ma neppure impossibile visto che il piccolo Stato ebraico non si può permettere, nella sua solitudine, molto spazio negoziale con il potente amico. Kissinger dovrà anche spiegare questo strano errore nelle previsioni ieri pessimistiche, oggi felici. A meno che (e non lo crediamo) si sia trattato di una mossa strumentale. Stasera, egli preparerà una dichiarazione per fare luce su questo retroscena. Ma questi sono particolari. Al di là della cronistoria importa il fatto che oggi, dal Medioriente, giunge una nuova speranza di pace, a così breve distanza dalla tragedia di Maalot. Altri combattimenti sono attesi (lo stesso Kissinger prevede battaglie sul Golan « sino al giorno della firma »), forse altre impennate delle parti (gli israe liani cederanno al bluff di Kissinger senza un grido?) ma non crediamo che il segretario americano voglia smentirsi due volte in 48 ore. Vittorio Zucconi