Per un 'estate di grande calcio di Giovanni Arpino

Per un 'estate di grande calcio Per un 'estate di grande calcio Il campionato chiude, evviva il campionato. Ha avuto fulmini e tuoni, grandi sorprese e arie notevoli di rinnovamento. Ha ridimensionato le « grandi » classiche e lanciato in orbita la Lazio. Ha messo in vetrina giovani di talento, pur consentendo ai « vecchioni » di far la loro figura. Oggi si spasima solo al Comunale di Torino e a Foggia, per il terzultimo posto, quello che spedisce in B. I foggiani hanno subito inciampi e fors'anche qualche torto, in questa stagione, gli basteranno novanta minuti per ribaltare una posizione compromessa? Toneatto è bravo ma i suoi uomini vanno in gol con grandi stenti: e oggi incontrano Rivera e Benetti, cioè gente chiamata al dovere, così come i Pulici e i Sala non possono mollare di fronte ai gialloblù veronesi. L'anno scorso la squadra di Cade fu arbitra del campionato proprio alla trentesima giornata, giocando con dinamismo tale da sotterrare il Milan in tocchi. In questo pomeriggio Zigoni deve pensare solo a se stesso. Ha le capacità funamboliche per riuscirci, così come il Verona ha tessuto vero. Dice addio la Lazio a Bologna, un campo che sarebbe stato durissimo in altri tempi: ma ormai, con lo scudetto sulla maglia biancoceleste e con l'impegno che attende i rossoblu mercoledì a Roma nella finale di Coppa Italia, anche la gara emiliana si volta in trattenimento. Vivi e vegeti e pungenti sono ancora i « punteros >• interessati alla classifica dei cannonieri: da Boninsegna a Chinaglia, da Pulici ad Anastasi, che ormai i gol li conta a coppie e triplette, anche se non hanno peso in classifica. Per loro, bombardieri di rango, ogni porta ha già inquadrato il panorama di Stoccarda. Ci diano dentro a dovere. ★ ★ E' vigilia di « mondiali », siamo a un passo dai grandi raduni. I brasiliani hanno già messo piede nel loro eremo tedesco, gli argentini, con vari fastidi di formazione e congenite rabbie, girano da Parigi a Londra per provare i garretti, gli haitiani cercano di abituarsi all'Europa, che di ■< woodoo » ha ben poco. Sui passi di questi e quelli ecco zio Ferruccio, che tutto annota, guarda, studia, ormai al termine delle sue esperienze di « globe-trotter ». Nei cuori semplici degli spettatori di calcio ha fatto colpo la prevedibile e larga vittoria del Bayern sull'Atletico Madrid. Concluso il primo gol, obbligando i madrileni ad attaccare e quindi a mettere in evidenza \n loro scarsezza di penetrazione e la lentezza dei temi manovrati, i tedeschi di Beckenbauer hanno condotto una partita persin troppo facile. Gli agiografi sono già lì pronti a sostenere: una Coppa Campioni alla Germania federale, una Coppa Coppe alla DDR, è proprio l'anno dei tedeschi. Davvero? A noi interessano le preoccupazioni del duro commissario Schoen, che teme il logorìo dei suoi uomini. Può darsi che la Germania vinca i « mondiali », è da considerarsi favorita al quaranta per cento, ma dovrà sputare polmoni e sangue. Anzi: non basta. Dovrà riabilitarsi in astuzia tattica. I bavaresi hanno punito l'arroganda e il »gioco corto» di un Lorenzo che non ci è mai stato simpatico per !a sua matrice herreriana, ma adesso soni, ripagati. Ci fa estremo piacere — un po' di machiavellismo ogni tanto può servire — che le due Coppe siano andate alla Germania Ovest ed Est. Vuol dire che non potranno mangiare tutto il piatto a disposizione. V'è un limite statistico in certe indigestioni, oltre alla cabala. I nostri « prodi » torneranno in Italia, dopo l'avventura mondiale, con tanto di diritto a vendere la loro immagine per Caroselli e manifesti pubblicitari. Era cosa sostenuta da tempo su queste colonne, anche se in sé è giudicata difficile da manovrare (come ci raccontò Edgarda Ferri in un suo articolo-intervista ai managers » della pubblicità). Il miglior esempio, in questo campo, lo fornì un paio d'anni fa capitan Pacchetti. Fu proprio il nostro Giacinto Magno a offrire un profilo e un sorriso per una campagna contro i danni del fumo. Il popolo tifoso può accettare l'immagine del suo « eroe » domenicale su schermi e carte patinato, ma se propaganda idee utili, cose sane. Rivera nudo sulle pagine di una rivista femminile fa il suo stesso danno, secondo le concezioni mitologiche ma non errate del pubblico. E un Riva non accetterà mai di esibirsi come <■ oggetto di trasmissione » per un biscottino dietetico. Almeno, lo speriamo. Ci strappiamo letteralmente di dosso i pettegolezzi sul calciomercato. Sono tanto importanti quanto fastidiosi. La legge del rafforzamento costringe i club a manovre contorsionistiche e talora caotiche per assicurarsi lo stopper o il centravanti adatti. La ridda dei nomi è pura giostra, affrettata e resa isterica dal particolare « mercato » degli Azzurri, da chiudersi entro i primi di giugno. Siccome da cosa nasce cosa, molto accadrà. Ne siamo (quasi) certi. Juventus, Milan e Inter hanno serie intenzioni di rivedere l'organico. Ogni supposizione è tanto lecita quanto rischiosa. Di queste faccende si può parlare solo « a bocce ferme », visti gli scambi, le cessioni, le mezze cessioni, i prestiti infinitamente condizionati. Chi ha operato con assennatezza in passato, dal Torino alla Fiorentina, può permettersi il lusso di stare alla finestra. Le milanesi sono le più inguaiate dovendo rinnovare le squadre a metà. La Juve cerca ritocchi che però non depauperino in modo eccessivo il « parco » a disposizione Le papille dei tifosi trasudano la solita acquolina estiva. Vedremo. Vedremo. Né donna né tela a lume di candela, né ala né terzino contano a tavolino. Dal calcio giocato a quello parlato, anzi scritto. A valanga escono le pubblicazioni riguardanti Monaco '74. Vi si cimentano un po' tutti, con prefazioni, schede, riassunti, annali storici, che non hanno granché di nuovo. Anche questo è puro commercio, per dirla chiara. I modesti e onesti annuari del football sono più ricchi di statistiche e informazioni. I più combattivi servizi di quoti¬ diani e periodici risultano gravidi di tutti i perché e percome. Tra i numerosi libri, uno solo vai davvero la pena di segnalare: « Le grandi Nazionali », di Giorgio Gandolfi, edito dalla Meb, Torino. Non si limita ad inventare l'acqua calda. ★ * Un'ultima cosa. Credevamo di aver annoiato l'universo mondo con la definizione di annata ano¬ mala, campionato anomalo, scudetto anomalo. E cioè « diversi ». Ma c'è ancora chi non l'ha capito. Un non meglio identificato Bassetti mi indirizza un messaggio carico di insulti, credendomi tifoso e nella convinzione che io abbia definito anomalo lo scudetto perché è passato dalla Juventus alla Lazio. Come si vede, bisogna ribadire i concetti fino alla nausea delle persone civili e intelligenti per farli accettare poi anche dagli altri. A questo punto vorrei dire: « Non più, Signor, non più di questo canto / ch'io son già rauco, e vo posarmi alquanto ». Ma una simile licenza ariostesca non è concessa. E' tempo di pensare alle valigie: il « canto » o le varie stonature di Monaco aspettano. Giovanni Arpino