Il gran signore dell'Eni di Enzo Biagi

Il gran signore dell'Eni I PERSONAGGI ITALIANI DEI QUALI SI PARLA Il gran signore dell'Eni Raffaele Girotti narra della crisi petrolifera, della "guerra" con Cefis, della sua attività di "manager" in un'impresa pubblica Roma, maggio. Credo che chiacchierare con un giornalista sìa per lui una grande fatica. Lo capisco: ma è condivisa. E' chiuso, monotono, imbarazzato: quando gli ritolgi una domanda, hai quasi la paura di fargli male. Mattei era diventato un personaggio; Cefis, anche se non lo gradisce, è alla ribalta della cronaca; Girotti fa tutto il possibile per non farsi notare. Si è presentato com.e numero 2, con il destino del vice: poi, le circostanze, o l'abilità, l'hanno portato sulla poltrona del capo. Salito in cima alla scala, si è regolato di conseguenza: ha ingaggiato le sue battaglie, non ha rinunciato alle prerogative del ruolo, da quelli che considera i diritti o gli impegni dell'Eni Di lui si sa poco, ma lo descrivono duro, tenace, fermo nelle sue opinioni. E' marchigiano, come il fondatore dell'impresa: dicevano con malizia che Snam voleva dire appunto Siamo Nati A Matetica, ma è evidente che ognuno sceglie i collaboratori più importanti del giro che gli è consueto. E' ingegnere, e tutta la sua carriera è legata alla stessa società. Il mandato scade in autunno; non saprei fare previsioni. Nessuno conosce il nostro Paese, come ha dimostrato il referendum, e chissà quali giochi si apriranno nel nome dell'equilibrio tra i parliti, per assegnare certe cariche. Raffaele Girotti è sposato, ha tre figli, praticava il tennis, ama la caccia, è un lavoratore instancabile: non frequenta riunioni monda¬ ne, non sì conoscono i suoi amici, l'aneddotica che lo riguarda è piuttosto scolorita. Nel suo ufficio, all'Eur, dietro la scrivanìa, c'è una bella natura morta di Morandi, delle piante, un salotto in un angolo. Ha passato i cinquantacinque, abbronzato, l'aspetto solido, veste classico, parla sottovoce: come uno che si confessa. Dicono: « E' timido, introverso », e capisci che si sforza per non apparire sgarbato. Cominciamo: Come ha conosciuto Enrico Mattei? «Andavo ancora a scuola. Più tardi, molto più tardi, lui finì all'Agip; cercava persone da portare con sé, cominciava a distendere la rete dei metanodotti, 1949, mi sembra. Entrai come impiegato, negli uffici tecnici». Certamente Mattei ha avuto un peso determinante nella vita italiana, ma si dice anche sia stato il primo a manovrare la politica attraverso le risorse dell'economia pubblica. «Ha ridato fiducia alla gente nel lavoro. Si è circondato di giovani, e su quelli ha costruito, per ìi resto, è una chiacchiera vecchia come il cucco, e può essere affibbiata a tutti ì centri di potere ». Già. Nel film di Rosi c'è una battuta che gli viene attribuita: "Dò i soldi anche ai fascisti, ma li considero come i taxi, ordino dove debbono portarmi e poi scendo". La ritiene attendibile? « Sono invenzioni, penso, cinematografiche ». Come erano i suoi rapporti, e quelli del dottor Cefis, con Enrico Mattei? «Ci occupavamo di vari settori; prese le decisioni si andava avanti. Fu un periodo di esaltante espansione, facilitato da quei giorni di lotta: allora c'erano meno vincoli, era necessario far presto. Quando uno ha fame mangia tutto. Mattei, con noi, era pieno di attenzioni ». Per quali ragioni l'Eni è entrato alla Montedison? « Per avere un certo coordinamento delle attività, e soprattutto un dialogo su che cosa fare nei rami che si sovrapponevano ». Qual è la vostra posizione attuale? « C'è un sindacato a partecipazione con l'Ir: e con i privati; come azioni siamo pari ». E perché vi siete impegnati, per fare un caso, nelle confezioni Lebole, o alle Lanerossi, o in affari che non hanno nulla a che vedere con il petrolio? « Quando Mattei decise di entrare nel mercato delle fibre, occorreva uno sbocco commerciale, la Lebole era già nostra al cinquanta per cento. Lo statuto contempla, ad esempio, un intervento anche nel campo nucleare ». Zero a zero Si è parlato di una guerra tra lei e Cefis: quando e perché è scoppiata? Come si è conclusa? «Abbiamo punti di vista diversi su alcune cose. Ma non è una guerra » Come vogliamo chiamarla? Faccia lei. « Dissenso ». Concluso, appianato? « Sì, sì. E' stato molto gonfiato, in alcuni momenti si sono divertiti tutti, faceva notizia. Bisogna tener conto che il padrone dell'Eni non sono io, che non tutto dipende da me ». Com'è finita? «Zero a zero. Stiamo scegliendo le attività più adatte ai singoli gruppi». Oggi la chimica è costituita da tre blocchi: Montedison, Eni e Rovelli. Chi conta? E' vero che Rovelli ha una partecipazione anche a Poro Bonaparte? E a chi è intestata? « Bisognerebbe chiederlo a lui. La Montedison pesa di più ». Come avete sistemata la faccenda del Tempol Chi paga adesso? « Non è un problema che ci riguarda». Che fortuna. E perché avete acquistato il Globo attraverso Moratti? « Mai accaduto ». Hanno scritto che è sempre Moratti che vi rappresenta anche al Corriere, « Non è vero ». Scusi: ma cosa c'entra la benzina con l'editoria? A chi serve? E i fondi di dotazione per procurare energia è logico che siano investiti in rotative? « Noi facciamo l'industria. Mi domando se è giusto che la Fiat abbia La Stampa e Monti i suoi giornali. Io non possiedo azioni Fiat o Eridania, ma non avrei mai dato denaro per comperare quotidiani. Se qualcuno lo ha fatto, è perché ha ritenuto opportuno avere un mezzo di comunicazione per illustrare le sue idee. Sono decisioni che si prendono in certi momenti, poi uno magari si pente ». Dopo la legge sul finanziamento dei partiti, non pensa che i vostri bilanci miglioreranno? « Penso che miglioreranno se a ndrà meglio l'economia». Anche. Si dice che avete molte società all'estero, in Svizzera e nel Lussemburgo, attraverso le quali intervenite in iniziative particolari e non previste dalle vostre normali mansioni. «No. Noi facciamo all'estero certe operazioni per non gravare sull'esborso dall'Italia: ricerche, lavori, montaggi. E' una necessità, e le direttive le riceviamo dal governo ». Che differenza c'è tra un manager di Stato, diciamo così, e uno privato? « Che cosa intende? ». Tra lei e Agnelli. « In linea di principio, nessuna: anche l'Eni deve ricavare dalle vendite il maggior utile. Poi bisogna esaminare vari casi, in diversi periodi: all'imprenditore pubblico si richiedono interventi in momenti difficili, nelle branche trascurate ». Un alto dirigente di ente pubblico può reggere semi appoggi politici? « E' molto difficile rispondere a una domanda del genere: debbo ritenere che dovrebbero scegliere in funzione della capacità». Perché si afferma che cgnuno di voi è amico di qualcuno? « Conosco tanti signori che contano; cerco di essere a- mico dì tutti: è una questione molto personale ». Forlani, forse? « E' stato segretario di uno dei partiti della maggioranza, e quindi ho avuto molti rapporti ». C'è chi sostiene, come l'Automobile Club, che l'austerità in definitiva ci ha danneggiati. « Gli italiani debbono abituarsi a spendere meno, a vivere secondo le loro effettive possibilità, senza certi parossismi: non è necessario, la domenica, andare tutti in macchina. Adesso intervengono restrizioni meno traumatiche, ma altrettanto gravi: la carne ». Esplodono i prezzi Come vede l'evolversi della crisi petrolifera? « E' nata come crisi politica, obiettivamente non doveva esserci, era prevista tra un decennio, verso il 1985, e per quella via va risolta, non bastano gli imprenditori, nella stessa nostra condizione si trova gran parte della Comunità Europea, e insieme dobbiamo trovare la soluzione. Quando l'anno scorso i prezzi sono esplosi, e l'America ha provocato l'allarme, potevo forse impedire che Nixon lanciasse il suo messaggio?». Non credo. Quali sono i suoi hobby? « Fondamentali, nessuno. Fare dello sport, pescare, nuotare, leggere libri di fisica o di matematica, qualche giallo, le riviste ». Qual è la figura esemplare che le piace di più? « Non ci ho mai pensato. Bertrand Russell ». Tra i politici, chi lo ha più impressionato? « Ne ho visti troppi. Sono in imbarazzo. Vanoni; se parlo dei viventi mi metto in difficoltà ». Lasci perdere. Se dovesse ricominciare daccapo, si occuperebbe ancora di raffinerie, distributori, metano? « Stando le cose come sono, direi di no ». C'è un altro mestiere che le sarebbe piaciuto? « Fare l'agricoltore ». I suoi figli la contestano? « Non ho purtroppo molto tempo per essere contraddetto, per discutere con loro. Direi di no. Mi considerano un tipo strano, mi vedono poco». Lo dice con rassegnazione, come se non potesse ribellarsi. Ma probabilmente mi inganno. Girotti sa quello che vuole: è di quelli che riescono a comandare senza fare rumore. Enzo Biagi

Luoghi citati: America, Italia, Lussemburgo, Matetica, Poro Bonaparte, Roma, Svizzera