Schmidt, ma in tono minore presenta il suo programma di Tito Sansa
Schmidt, ma in tono minore presenta il suo programma Il nuovo Cancelliere in Parlamento Schmidt, ma in tono minore presenta il suo programma Molta attenzione ai problemi interni: il suo motto è "continuità e concentrazione" - Conferma la validità dell'alleanza atlantica e, più tepidamente, dell'Ostpolitik di Willy Brandt (Dal nostro corrispondente) Bonn, 17 maggio. La dichiarazione di governo del nuovo cancelliere tedesco Helmut Schmidt non ha sorpreso, se si esclude il tono inconsuetamente moderato con cui il capo del governo ha parlato per un'ora e mezzo al Parlamento, pieno soltanto per metà. « Continuità e concentrazione », come aveva preannunciato in interviste alla televisione, è il motto al quale il cancelliere si ispira (quello di Brandi, nel gennaio dell'anno scorso, era stato « volontà di continuare e di rinnovare»). Cioè continuazione — fino alle elezioni del 1070 — della politica interna ed estera avviata dalla coppia Brandt-Scheel e concentrazione di tutte le forze su ciò che è possibile realizzare. Tre quarti del discorso di Schmidt (anche ciò era previsto) sono stati dedicati ai problemi di politica interna, in particolare a quelli economici, finanziari, fiscali e sociali. Soltanto per venti minuti il nuovo cancelliere si è occupato di politica estera, annunciando, ma piuttosto tiepidamente, la continuazione della Ostpolitik, la ricerca della normanormalizzazione con la Germania comunista, «Seriamente aggravata dui caso di spioìiaggio Guillaume». Con slancio e convinzione, invece, il cancelliere ha confermato la fedeltà all'alleanza atlantica, «base insostituibile» della sicurezza, e la necessità della cooperazione. Come aveva già fatto nei giorni scorsi, ma con toni più moderati che non nelle interviste (evidentemente cosciente della responsabilità che la nuova carica comporta) Helmut Schmidt ha espresso le sue preoccupazioni per le azioni unilaterali di alcuni paesi membri della comunità e ha ammonito contro il protezionismo «che porta in un vivalo cieco». Senza fare i nomi dei paesi a cui si rivolgeva (l'Italia e la Danimarca), il cancelliere ha detto che «deve essere chiaro ai governi e ai parlamenti di alcuni Paesi che essi dovranno mettere ordine all'interno e potranno ottenere aiuti dalla Comunità o dalla Germania federale soltanto se daranno le garanzie necessarie» che questi aiuti effettivamente verranno impiegati bene. Facendo un bilancio della situazione tedesca, il cancelliere ha constatato che la situazione economica è buona, la Germania vive sicura e in libertà, la pace interna ed esterna è consolidata, il paese ha prestigio e amici nel mondo, il governo è saldamente in piedi e «continuerà la politica di coalizione socialdemocratico-liberale». Un discorso senza pathos, realista, prudente e forse anche deludente, come ha fatto osservare l'opposizione democristiana. Se non fosse stato per il ministro dell'agricoltura, il bonario liberale bavarese Josef Ertil, la riunione parlamentare di oggi sarebbe stata di gelo. Erti l'ha rianimata involontariamente, prestando giuramento ben tre volte. Rimasto imbottigliato nel traffico, è arrivato affannato all'ultimo istante, si è precipitato sul podio presidenziale e ha detto semplicemente «Lo giuro», tralasciando la formula «Che Iddio mi aiuti». Preso in giro dagli altri ministri, il bavarese (che è un cattolico convinto) ha chiesto di poter giurare una seconda volta. Ma che cosa aveva giurato il ministro, che non era presente alla lettura della formula di giuramento? — si sono domandati i tutori della Costituzione. Hanno invalidato la promessa del ministro e ordinato che la ripetesse. Tito Sansa
Persone citate: Brandt-scheel, Helmut Schmidt, Josef Ertil, Schmidt, Willy Brandt
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