Alberi in casa

Alberi in casa TERRAZZE e GIARDINI Alberi in casa Il fico è strano. Capace di spuntare, due rami che sembrano finti, fuori dei coppi vecchi del Babbuino o di via dei Coronari a Roma dove il sole è dolce. Fruttifica da gran signore tra i roccioni. In un giardino ben levigato accade, a volte, che soffra: le troppe cure lo infastidiscono. Immune da malattie, inattaccato dai parassiti, non vuole altro che una buona e abbondante terra da orto, cresce benone in grandi vasi, basta dargli acqua, sole (è sufficiente anche il nostro, del Nord), una posizione riparata, magari l'angolo del terrazzo. Solitario e scorbutico ma anche generoso e moderno con la sua aria secca e un po' astratta, può essere il primo albero di un frutteto cittadino. Programmato, al solito, in anticipo: adesso per l'autunno, epoca in cui si faranno gli acquisti. Subito, si dovranno preparare i vasti contenitori seminando nell'attesa rapanelli e insala tina o, se non si vuole essere troppo pratici, tutte petunie che vengono su con rapidità da « comica finale ». Può piacere, per un'estate, scegliere un'unica fioritura, un tappeto rosa e bianca di trenta metri quadrati. Questa è la misura media necessaria per organizzare una ca- salinga ma seria mini-industria della frutta. « Chi ha la fortuna di disporre di tale spazio e la voglia di cominciare una piccola avventura, si aspetti pure delle gioie », dice l'architetto Peyrone. e tiene a sottolineare che, in questo breve itinerario tra fragole e more, pesche e limoni, nulla di ciò che si dice è solo teorico e nessuno dei risultati previsti troppo difficile. Unica condizione: essere un briciolo attenti e costanti. Snobismo e frivolezza nei rapporti con il mondo vegetale significano sicura sconfitta. Per non fare i megalomani, l'inizio sarà cauto. Quattro o cinque piante di base: oltre ai fico, un pero, un pesco, un limone e un mandarino giapponese. Tutte, naturalmente, di taglia piccola, due metri e mezzo al massimo di altezza da adulte, cioè elementi innestati su porta-innesto « nanizzante ». Il che non significa menomazione né sofferenza. Il raccolto non avverrà subito, ma alla seconda stagione dopo il trapianto: perché l'albero ha bisogno di assestamento ma soprattutto perché la frutta va comprata giovane e poi, come il fico che vive anche sessantanni, dura una vita. Il primo problema da affrontare è quello dei contenitori. « Le piante da frutta — dice Peyrone — vogliono molta terra. La /accenda è risolvibilissima: un normale terrazzo può sopportare, entro larghi margini di sicurezza, un peso di venticinque centimetri di terra su tutta la sua superficie o, se il discorso risulta più chiaro, 400-500 chili per ogni metro quadrato. Nel caso di impianti complessi sarà opportuno consultare un tecnico. Cura indispensabile è comunque "caricare" net punti più vicini agli elementi "portanti", travi e pilastri. Per il lieo bisogna predisporre 200 chili di terra che possono essere contenuti in un cassone di 50 x 50 x 50 centimetri (sfruttabile anche per le fragole; il fico è "pulito", non c'è rischio di contaminazioni da antiparassitari) ». In uno di questi « orci », individuato l'angolo più fresco, a nord, si potrà piantare il pero. Innestato su cotogno o della classica qualità «kaiser» se non si vuol correre nessun rischio. Per i buongustai ci sono le pere di San Giovanni che maturano in giugno, piccole, acidule, si mangia tutto. Chi ha più coraggio provi con la « decana del comizio », sembra un nome da anarchico e magari lo è se gli esperti la considerano bella, grossa, zuccherina ma difficile. Il pero vuole buoi, concime humico decomposto che si acquista facilmente in sacchi (al consorzio, per esempio) e trattamento anticrittogamico. Il pesco è più docile. Bisogna potarlo, soprattutto drenarlo bene, sistemarlo a ridosso di un muro al caldo (viene dalla Persia: non sono i piemontesi a chiamare "persi" la pesca?), ha bisogno di tanto concime essendo sempre affamato ma, nel complesso, è robusto, allegro e anche buffo nella varietà miniaturizzata « Bonanza », un cespuglio di foglie verdissime e ricadenti con i frutti che paiono fanaloni rossi: assomiglia ad un « bob tail » affettuoso. Il limone le cui « zagare » so- | no più belle e profumate di quelle dell'arancio non sta male in vaso ma dà molte più preoccupazioni che non il Kumquat, il mandarino giapponese: un _ nano con frutti piccoli come un'oliva, gustosissimi. Decorativo, fecondo e rustico, vuole solfante un po' di tepore in inverno. Basterebbero quattro assi di legno. Ma, discreto e piacevole com'è, merita un trattamento migliore. Un riparo di vetro. Giallo e verde.a Natale, in mezzo al terrazzo deserto, sarà più consolante di un albero di Maretta.

Persone citate: Bonanza, Maretta, Peyrone

Luoghi citati: Persia, Roma