Scheel eletto al primo voto di Tito Sansa

Scheel eletto al primo voto Nuovo presidente della Repubblica federale tedesca Scheel eletto al primo voto Ha avuto 530 suffragi su 1033 "grandi elettori" (il candidato democristiano 498, le schede bianche 5) Non c'è stata la prevista contestazione di socialdemocratici contrari a Genscher, nuovo ministro degli Esteri (Dal nostro corrispondente) Bonn, 15 maggio. Quarto presidente della Repubblica federale tedesca sarà — come previsto — il liberale Walter Scheel. E' stato eletto (fatto mai avvenuto in precedenza) già al primo turno di votazione, superando subito la maggioranza assoluta. Per Walter Scheel hanno votato 530 dei 1033 «grandi elettori» presenti (tre erano assenti per malattia), su 498 schede era segnato il nome del suo antagonista, il democristiano Richard von Weizsaecker, 5 schede erano bianche. Tenendo conto che i democristiani presenti nella «Beethoven-halle» di Bonn erano 499 e presumendo che Weizsaecker si sia astenuto, risulta che i democristiani hanno votato compatti, mentre mila coalizione socialdemocraticoliberale (sempre presumendo che Scheel non abbia votato) le schede di protesta sono soltanto tre. Un risultato che rivela disciplina di partito, ma è bugiardo, perché nasconde le riserve sollevate tra i «grandi elettori» socialdemocratici contro la designazione di Hans Dietrich Genscher al posto di Walter Scheel come ministro degli Esteri. Fino a ieri mattina circolava voce che il malumore socialdemocratico nei confronti dì Genscher (ritenuto responsabile, in quanto ministro dell'Interno, dello «scandalo Guillaume» che ha indotto Brandt a dimettersi dalla cancelleria) fosse assai grande, è che un buon venti per cento dei «grandi elettori» volesse «dare una lezione» votando scheda bianca. Soltanto al secondo o al terzo turno di votazione — si diceva — i contestatori di Genscher avrebbero votato per Scheel. Ma poi, dopo un accorato appello alla disciplina rivolto loro dal presidente del partito Willy Brandt, il quale ha fatto presente la necessità di continuare in buor.a armonia la coalizione con i liberali, gli elettori socialdemocratici si sono piegati alla realtà politica del momento. E stamane, sia pure a malincuore, hanno votato disciplinatamente per Scheel, garantendo in tal modo automaticamente per domani al cancelliere designato Helmut Schmidt il voto dei liberali. Questi stamane erano piuttosto battaglieri, peraltro sicuri del fatto loro. Dicevano: «Se Scheel non passa subito, domani daremo un promemoria ai socialdemocratici». Ma più che una minaccia era un'ultima spinta per convincere gli eventuali riottosi, i quali ben sapevano che non vi era scelta, che la coalizione socialdemocratico-liberale è condannata a rimanere in piedi, nonostante le divergenze, se si vuole continuare la politica avviata da Willy Brandt e da Walter Scheel. La votazione, cominciata alle 10,23 con chiamata per appello nominale, è avvenuta in un'atmosfera distesa, in una sala per concerti addobbata di garofani. Sul palco dominava l'enorme aquila (simbolo della Repubblica federale) portata da Berlino, sede delle precedenti elezioni presidenziali. I «grandi elettori» erano costretti su scomode sedie di legno, che avertano sostituito le troppo ingombranti poltrone. Sul podio presidenziale la signora Annemarie Renger, in prima fila i protagonisti, Scheel e Weizsaecker, insieme con gli altri protagonisti di oggi e di ieri: Brandt, Erhard, Kiesinger, Strauss, Schmidt. All'annuncio della vittoria di Scheel, alle 13,13, socialdemocratici e liberali hanno applaudito, i democristiani sconfitti si sono astenuti in silenzio. Ma quando il neo eletto è andato al microfono per annunciare che accettava la nomina, anche loro si sono uniti all'applauso per il nuovo Presidente. Intervistato dalla televisione, Scheel ha lasciato intendere che pensa di rimanere in carica per due legislature, cioè dieci anni, e che — pur essendo assai limitati ì poteri del Capo di Stato — cercherà di influire sulla politica della Germania. Vuole essere «un presidente in Europa», in un futuro «nel quale la sovranità degli Stati muterà, per cui anche i rappresentanti degli Stati dovranno influire positivamente sul suo sviluppo». Dopo essersi definito «europeo della prima ora», e pertanto «non pessimista, benché veda le attuali difficoltà della Comunità», Walter Scheel ha detto che quando sarà Capo di Stato «non potrà cambiare nulla», ma «potrà ispirare il governo», sfruttando la sua posizione di neutralità, al di sopra dei partiti. Tito Sansa

Luoghi citati: Berlino, Bonn, Europa, Genscher, Germania