Interessato l' FBI per la «Franklin» di Vittorio Zucconi

Interessato l' FBI per la «Franklin» Interessato l' FBI per la «Franklin» Conduce indagini sulle operazioni valutarie condotte da un dirigente senza l'autorizzazione della banca - Sindona verserà 33 miliardi? (Dal nostro corrispondente) Washington, 14 maggio. Il giallo-finanziario della Franklin Bank, la banca americana controllata da Michele Sindona, sembra arricchirsi di fatti nuovi. Ieri sera, come era previsto, la banca ha subito una vera e propria rivoluzione al vertice, culminata con il licenziamento del presidente (Paul Luftig) e le dimissioni di un vice presidente e del direttore della banca. Al loro posto sono stati messi uomini di fiducia del finanziere italiano Sindona, in particolare il nuovo presidente Harlod Gleason. Le notizie «ufficiali» devono infine annotare che domani, dopo due giorni di sospensione, le azioni della Franklin torneranno ad essere quotate a Wall Street. Fin qui si resta dunque nell'ambito delle normali operazioni finanziario-dirigenziali giustificate dalla grave crisi della banca (secondo le ultime informazioni le perdite subite negli ultimi due mesi arriverebbero ai 20 miliardi di lire italiane). Ma da qui in poi la vicenda si riempie di interrogativi e di notizie inquietanti. Entra in scena, ad esempio, l'FBI. A Washington abbiamo appreso chi? il Federai bureau of investigation sta conducendo indagini su quelle « operazioni valutarie » condotte da un dirigente della Franklin senza l'autorizzazione della banca a che sarebbero all'origine della crisi. Il « dirigente » è da cercare fra i personaggi licenziati o dimissionari. Ma non è tutto: c'è un altro dettaglio interessante dal punto di vista italiano. Sindona, che sarebbe secondo le «voci» di Wall Street il cervello dell'operazione crisi allo scopo di assicurarsi definitivamente il pieno controllo della Franklin (e la rivoluzione di vertice avvenuta ieri sera sembra confermarlo) ha ufficialmente assicurato il suo intervento per dare ossigeno alla banca, versando l'equivalente in dollari di 33 miliardi di lire «di tasca sua», ha precisato il finanziere. Ora a Wall Street fanno notare che non risulta che Sindona disponga di tale somma negli Usa. Am¬ messo che egli abbia in Italia questi 33 miliardi (e non c'è finora motivo di dubitarne) a Washington e New York ci si chiede come Sindona riuscirà a portare questa notevole somma fuori dall'Italia, in una fase di dure restrizioni valutarie. Il caso della Franklin, che è una banca di primo piano essendo la ventesima nella graduatoria finanziaria degli Usa, è naturalmente uscito dai circoli di Wall Street e delle autorità monetarie di Washington per diventare ima notizia di interesse nazionale. Come tale ha provocato reazioni a livello politico, offrendo il destro ad un democratico del Texas, Wright Patman, per una sortita di sapore demagogico. Patman, interessato alla vicenda in quanto presidente della Commissione parlamentare di controllo sulle banche, ha duramente criticato il ministero del Tesoro e la Federai Reserve (equivalente delle nostre banche centrali europee) per aver promesso il loro sostegno alla Franklin Ha osservato come le autorità siano « pronte ad aprire i loro sportelli per soccorrere istituti finanziari come la Franklin mentre lasciano languire nelle difficoltà centinaia di piccoli uomini d'affari in tutto il Paese ». Alla presa di posizione del texano non è certo estranea la considerazione che la Franklin non è un istituto interamente americano. Vittorio Zucconi

Persone citate: Gleason, Michele Sindona, Paul Luftig, Sindona, Wright Patman

Luoghi citati: Italia, New York, Texas, Usa, Washington