Tutta Alessandria rende omaggio alle quattro vittime della rivolta di Franco Giliberto

Tutta Alessandria rende omaggio alle quattro vittime della rivolta Centomila persone hanno partecipato ai funerali Tutta Alessandria rende omaggio alle quattro vittime della rivolta Oltre ai familiari del medico, dell'assistente sociale e dei due agenti, erano presenti il sindaco, il ministro Zagari e il presidente del Consiglio Regionale - Commemorazione del vescovo (Dal nostro inviato speciale) Alessandria, 14 maggio. Alessandria rende omaggio alle vittime di tre criminali. Arrivi in città nel primo pomeriggio e ti colpisce il silenzio che l'avvolge. Chi le ha messe d'accordo centomila persone che hanno rinunciato all'auto, camminano per le strade senza alzare la voce, stanno mute alle finestre, sostano in massa dinanzi al municipio e senti soltanto un lieve brusio? E' un funerale in pieno sole, aria tersa e vestiti leggeri: la mestizia ognuno se la porta dentro. Folla accalcata all'ingresso del palazzo comunale, dove la camera ardente ospita quattro bare coperte di fiori, con le spoglie di Gandolfi, il medico; dell'assistente sociale Vassallo; delle guardie carcerarie Gaeta e Cantiello. Ventimila persone soltanto in piazza della Liber. tà, quarantamila lungo il percorso che seguirà il corteo fino al duomo: tre chilometri per le vie del centro, forse troppi per i parenti delle vittime che hanno le gambe tagliate dall'angoscia. Le corone Nel cortile del municipio, in attesa che i carri funebri comincino lentamente a muoversi, c'è la grande corona di rose e orchidee del Presidente della Repubblica, sorretta da due corazzieri, quella della Regione Piemonte, del Comune di Alessandria. E cento altre corone e cuscini di fiori che autorità, enti pubblici e privati, parenti e conoscenti hanno dedicato alle vittime. Cinque ragazzi della scuola media Cavour, compagni di classe di Gigi Gaeta, portano una croce di garofani in omaggio alla memoria dell'appuntato ucciso. Alle 16, dalla camera ardente sei guardie carcerarie escono con sulle spalle la bara di Sebastiano Gaeta, seguita a due passi da un gruppo di famigliari. C'è un lamento lacerante di madre, moglie, sorella, con gli accenti della terra di Puglia. La folla ondeggia, qualcuno scoppia in lacrime: è uno dei tanti momenti di intensa commozione collettiva. Il corteo imbocca via dei Martiri: in testa labari e insegne di associazioni civili e militari, il gonfalone del Comune, rappresentanti di ogni cit¬ tà e piccolo paese della provincia. Davanti ai furgoni che portano le spoglie di Gaeta, Vassallo, Gandolfi e Cantiello, cammina la banda municipale, a passo lento. Intona musiche di Petrella, Manente, la marcia funebre di Chopin. Fra un brano e l'altro il lungo, cadenzato rullo di tamburi cupo, da far rabbrividire la gente: perché nessuno fiata, ma questi suoni sembrano evocare il dolore e lo sgomento che ha attanagliato tutti nelle ore della tragedia. Il lungo cammino fino al Duomo avviene fra due siepi di alessandrini; alle finestre gente immobile che si segna al passaggio delle salme. Corso Roma, piazza Garibaldi, corso Crimea, viale della Repubblica: si arriva al Duomo. La chiesa contiene soltanto una piccola parte di coloro che vorrebbero accompagnare le vittime accanto all'altare. Officia la Messa il vescovo, monsignor Almici. «Brevissime parole — dice — per ricordare questi morti innocenti». Prende un'immagine dal Vangelo e fa appello al sentimento di bontà, al perdono per chi ha compiuto del male, ricordando che «il perdono può diventare in questo caso una doppia testimonianza d'amore nei confronti di chi ha lasciato anzitempo questa vita terrena». Poi, subito dopo affronta la realtà del momento, si rivolge alle autorità perché abbiano «la grazia di essere illuminate e possano agire tempestivamente, realizzando con rapidità quelle riforme sociali la cui assenza tante crisi e tragiche tensioni spesso provoca». La vedova del dottor Gandolfi, stretta tra i parenti, piange sommessamente; il maritodi Graziella Vassallo è in piedi tra il fratello e la suocera, pallido e impietrito; i gruppi delle famiglie Gaeta e Cantiello sono chini sulle due vedove, che polarizzano nell'espressione dei volti un dolore senza più lacrime. Dal Duomo si esce poco prima dell'imbrunire. Si ricompone il corteo verso piazza della Libertà, la folla è ancora imponente. Dinanzi al municipio, un palco eretto per l'orazione funebre. La pronuncia Felice Borgoglio, sindaco di Alessandria, che ha accanto il ministro di Grazia e Giustizia Zàgari, il prefetto di Alessandria in rappresentanza del ministro dell'Interno, il presidente del Consiglio regionale. Borgoglio ricorda le figure del medico, dell'assistente sociale, delle guardie carcerarie, dei feriti ancora all'ospedale. La folla muta rivive la strage nel carcere di Alessandria nell'eco delle sue parole. Protagonisti Il sindaco elogia magistrati e forze dell'ordine, personale dell'ospedale e tutti gli altri umili protagonisti dei soccorsi agli ostaggi. Aggiunge: «Oggi avremmo preferito celebrare un altro avvenimento: la conferma di un'Italia civile e democratica. La tragicità dei fatti ci porta a celebrare invece questo grave lutto che è l'inequivocabile risultato di una società non adeguata ai tempi. L'amministrazione comunale si è duramente battuta perché la strage fosse evitata i? questo la città lo sa. Nel concludere questa cerimonia ribadiamo che noi non desideriamo considerare le vittime genericamente degli eroi, ma meditarle come esseri simboleggianti una grande umanità, esseri che hanno fatto scoprire, seppure in maniera tragica, il loro costruttivo e silenzioso lavoro ». Sono le 19,15, l'estremo omaggio alle vittime del massacro è reso, i furgoni con le bare si allontanano dalla piazza. A Mirabello Monferrato sarà seppellita Graziella Vassallo; nel cimitero di Alessandria il dottor Roberto Gandolfi; a Formicola e Livorno Sebastiano Gaeta e Gennaro Cantiello. Franco Giliberto Alessandria. I famigliari dell'appuntato Sebastiano Gaeta, una delle vittime della rivolta in carcere (Telefoto)