Cattolici democratici ribadiscono il "no"
Cattolici democratici ribadiscono il "no" Cattolici democratici ribadiscono il "no" Nel referendum - Dichiarano: "Non ci poniamo ai margini della chiesa, né contro i valori evangelici" I cattolici democratici per il « no » al referendum, al termine della campagna elettorale hanno voluto riaffermare e motivare la loro presa di posizione. Lo hanno fatto ieri al Circolo della stampa, presenti il presidente provinciale delle Aoli, Reburdo, i sindacalisti Delpiano, Avonto e Gheddo, il magistrato dott. Bernardi, sacerdoti, rappresentanti di movimenti cattolici. Il comitato torinese per il « no » alla abrogazione della legge sul divorzio ha ottenuto migliaia di adesioni in città e provincia dopo una serie di incontri caratterizzati da un confronto sereno e meditato. « Avevamo paventato — hanno detto — l'utilizzazione del "referendum » in senso conservatore ed autoritario e il tentativo dei fascisti di reinserirsi nella vita del Paese. La realtà è ora sotto gli occhi di tutti e si possono constatare i guasti che la democrazia italiana sta subendo in questa lunga parentesi elettorale. Abbiamo tutti constatato come da parte dei fautori del "sì", la legge Fortuna-Baslini sia quasi sempre stata liquidata come permissiva, tale da favorire il coniuge colpevole e da non tutelare adeguatamente i figli. Giudizi sommari così pesanti, errati ed espressi spesso senza argomentazioni adeguate, non hanno di certo favorito la maturazione di una coscienza civile e soprattutto non hanno contribuito a promuovere nell'opinione pubblica una spinta a migliorare l'attuale politica della famiglia ». L'abolizione della legge Fortuna « è stata presentata come la premessa per il rimedio di tanti mali familiari ». Tale impostazione, per i cattolici democratici, è « aberrante ». Dopo aver polemizzato con l'atteggiamento di una parte della Chiesa che è ricorsa a « vergognosi ricatti sulle coscienze dei più semplici », i cattolici democratici hanno detto: « Siamo convinti che, come cristiani, ci incombe l'impegno evangelico di proporre il nostro modello di matrimonio come valore, ma ribadiamo che il "referendum" abrogativo è uno strumento che serve a imporre non a proporre. E questo è contro il valore fondamentale della libertà di coscienza ». Qualunque sarà l'esito del voto di domani « la vicenda storica vissuta si risolverà in un grave danno per l'immagine della Chiesa e della religiosità: un'immagine autoritaria, coercitiva ed astratta, falsata ed inquinata da strumentalizzazioni dì parte. Con il "no" all'abrogazione — hanno concluso — noi, cattolici democratici, non ci poniamo ai margini della comunione ecclesiale né contro i valori evangelici ».
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