Oggi la pausa di riflessione domani si sceglie fra no e sì

Oggi la pausa di riflessione domani si sceglie fra no e sì Oggi la pausa di riflessione domani si sceglie fra no e sì Basi ini, per il pli, al Carignano: "Si vorrebbe abolire una legge di libertà che non s'impone a nessuno e ha dato ottima prova" - Avvocati e operai contro l'abrogazione - Il presidente Oberto: "La legge, se confermata, manterrà tutti i suoi difetti" E' la vigilia del referendum. Oggi non ci saranno comizi, né discorsi. La campagna di propaganda, come prevede la legge, si è conclusa ufficialmente ieri, a mezzanotte. Alla stessa ora è scaduto il tempo utile per l'affissione dei manifesti sui mille tabelloni collocati oltre un mese fa lungo le strade e nelle piazze di Torino. Sedicimila metri quadrati di cartone, centinaia di appelli per il no e per il sì, in una sagra di colori e di slogan. Le formule attraverso cui i partiti e i fiancheggiatori hanno cercato di riassumere il senso del confronto di domani sono state riprese e ampliate nei comizi. Sono stati decine e decine, a ritmo tambureggiante soprattutto negli ultimi giorni. Volantini multicolori hanno invaso le strade e le cassette delle lettere; annunci attraverso altoparlanti collocati su auto impegnate in raids snervanti attraverso l'intera Torino hanno riempito l'aria. Dopo tante parole, una pausa di riflessione. Ci aspetta una scelta importante. E anche un'esperienza nuova per molta parte degli elettori. Nel referendum del '46, il primo della storia italiana, gli aventi diritto al voto a Torino furono circa 488 mila; oggi sono 859.303 dopo l'ultimo aggiornamento delle liste elettorali effettuato dagli uffici del Comune. La propaganda del pli è stata chiusa a Torino dall'on. Baslini, presentatore con il socialista Fortuna della legge sul divorzio. Parlando al Carignano, fra l'altro ha affermato: «La campagna per il referendum ha messo in evidenza la natura confessionale della de che, per bocca del suo segretario, non ha esitato ad affermare le più gravi menzogne pur di ottenere l'abolizione di un diritto civile e di una legge di libertà che non si impone a nessuno, che ha dato ottima prova di sé in questi tre anni». Secondo Basimi, chi vota «sì» all'abolizione del divorzio «vota contro la sovranità dello Stato italiano, contro la civiltà europea e occidentale, contro la libertà religiosa e i principi di ogni civile convivenza». Ha concluso augurandosi che la maturità degli italiani prevalga, «in modo che non vengano alterati gli equilibri democratici su cui si fonda la speranza di poter risolvere la crisi politica, economica e sociale che travaglia il nostro Paese». Baslini è stato presentato dal dottor Zanone della direzione centrale del pli, secondo il quale la legge in discussione «non divide le famiglie unite; constata soltanto la realtà delle famiglie divise». Quindi, «non rappresenta un attentato contro la stabilità dei matromini». Una vittoria del «no», ha detto ancora, equivale a una vittoria dello «stato laico di diritto contro le forze regressive e reazionarie. Perciò la battaglia per il "no" è al di sopra degli schieramenti dei partiti, una battaglia liberale». Il dott. Quaglieni, parlando al centro Pannunzio, ha detto che la vittoria degli antidivorzisti significherebbe « l'emarginazione morale e culturale del nostro Paese dall'Europa civile ». Le segreterie provinciali del pri, del psdi e del psl hanno in vitato gli elettori a meditare sul valore e sul significato del voto di domani. « Tocca all'elettore — si legge in un comunicato — difendere con il suo "no" una legge civile e il carattere laico dello Stato ». L'on. Giorgio La Malfa, pri ha denunciato i danni della po liticizzazione della campagna per il referendum. « Hanno cominciato ad emergere con il caso Sossi e la tragedia del carcere di Alessandria e temiamo che potranno accentuarsi nel caso di un voto che premi lo spirito di crociata. Dopo il "no" sarà possibile e necessario riprendere la collaborazione fra le forze democratiche per affrontare t dif- flcili problemi del Paese. E' certo che una vittoria degli antidivorzisti renderebbe questo più difficile ». Enzio Enrietti, psi, parlando agli operai della Singer di Leinì ha detto: « / socialisti vogliono salvaguardare il quadro democratico e l'alleanza con la de. Soltanto un voto per il "no" è in grado di salvaguardare questa impostazione politica ». Documenti a sostegno del "no" sono stati sottoscritti da 227 avvocati torinesi (« L'abrogazione del divorzio non servirebbe a difendere la normalità della famiglia »); dal consiglio di fabbrica della Rabotti (« I lavoratori e le lavoratrici si sono espressi per il no consapevoli che bisogna battere coloro che mirano alla divisione del movimento operaio»); dai dirigenti del sindacato ferrovieri aderente alla Cgil e dai responsabili della Federazione italiana sindacati dei trasporti. Tra le voci a sostegno del "si" ricordiamo quelle del presidente della giunta regionale Oberto, del presidente della Provincia Borgogno e del sindaco architetto Picco. I divorzisti — ha detto in sostanza Oberto — ammettono che la legge FortunaBaslini deve essere modificata. Ma se il referendum non la respingerà il Parlamento non po¬ trà modificarla perché dovrà rispettare la volontà del popolo espressa attraverso un istituto democraticissimo. In pratica, la legge manterrà i difetti ammessi dai sostenitori del "no all'abrogazione". Borgogno e Picco hanno criticato i tentativi di politicizzare il confronto, sostenendo che la collaborazione fra i partiti di centro-sinistra rimane valida. L'on. Picchioni, de, ha ribadito l'impegno del partito « per la riforma del diritto di famiglia, affinché essa si ordini al suo interno, non solo sotto il profilo civile e giuridico, ma umano e comunitario ». Un settore del Teatro Carignano durante il discorso del liberale on. Baslini

Luoghi citati: Alessandria, Europa, Torino