Una diva del muto di Giovanni Bogliolo

Una diva del muto Una diva del muto "Ecate": un insolito e cattivante romanzo del poeta francese Jouve Pierre-Jean Jouve, « Ecate », Ed. Franco Maria Ricci, pag. XV-203, lire 3500. Più si rileggono i romanzi di Jouve e meno si comprende come sia potuto accadere che le periodiche celebrazioni della vita, morte e trasfigurazione del Romanzo che il nostro secolo ha orchestra- to abbiano sistematicameìite ignorato due libri cos'i densi di organiche proposte innovatrici come Paulina 1880 ed Ecate. Ora che sono tradotti entrambi (il primo, qualche anno fa, da Einaudi; l'altro, nella sempre più ricca e accorta « Biblioteca blu »), anche il lettore italiano potrà fare le sue verifiche, ma la ragione di questa incomprensione è la stessa che vale per tutta l'opera poetica di Jouve, un uomo che ha preferito l'isolamento al consenso immediato del pubblico soprattutto come garanzia di rigore e di libertà per la sua ricerca. Solo da qualche anno ci si incomincia ad accorgere di quanto il poeta si sia saputo giovare di questa solitudine per precorrere i suoi contemporanei sui sentieri più inesplorati della parola, sempre troppo in anticipo sul suo tempo per non suscitare disagio o disinteresse. Ecate è del 1928, l'anno di Nadja di Breton e dell'esordio narrativo di Malraux. ma anche della Naissance du jour di Colette e di Climats dì André \ Maurois, romanzi in perfetto I accordo o in polemico disac- cordo con le abitudini dei lettori, tutti comunque immediatamente fruibili e subito entrati nel dibattito culturale. La novità di Ecate è invece più sotterranea e duratura, abilmente dissimulata dietro una torbida vicenda passionale e un affascinante corredo art nouveau che ai nostri occhi risultano pateticamente « datati ». Ma questo effetto di straniamento è forse indispensabile per avvertire come nulla ci sia di gratuito nella composizione del tutto insolita del romanzo: l'andamento fortemente ellittico della narrazione, tutta scandita su sequenze e ritmo di montaggio, è forse il primo cosciente tentativo di tra¬ j giunge durre sulla pagina ie risorse della nuova arte cinematografica e si giustifica nella I natura stessa della onnipresente protagonista, Catherine Crachat, anima e corpo diva del cinema muto. A tratti l'espediente rageffetti notevolissimi, come nella scena della prima apparizione di Pierre Indemini sul balcone di fronte, quando l'obiettivo si sposta e indugia sulle cose seguendo il pensiero estatico di I Catherine, oppure quando il I brusco alternarsi della prima ' e della terza persona mima il susseguirsi di inquadrature ora soggettive ora oggettive; altre volte il gioco si fa troppo scoperto, come quando Catherine recita la scena che la diabolica Fanny Feli- I citas le sta raccontando. Ma, ari un livello ancora J più profondo, alla composi- \ zione dì Ecate presiede una j precoce e oculatissima acqui-1 sìzione delle scoperte freudiane. Qui non si tratta di un frettoloso e banale aggiornamento delle convenzioni psicologiche né di un pretesto tematico. Siamo per la prima volta di fronte alla sagace orchestrazione narrativa di un « caso » che. in sede di commento, lo stesso Jouve ha assegnato alla Schicksalsneurose, ma l'insegnamento di Freud sta per così dire tutto a monte del rac! conto. Il « caso » non si ri j ?°lvf- ma si s,B"u^f ** tut' I ^X-T^^tJFZ j ™« sotto ^ occhi del lettore, ed è soltanto l'arte del romanziere a fargli intendere dietro alle struggenti disavventure della contraddittoria eroina, dietro alla sua disperata sete d'amore, la forza incoercìbile della pulsione di morte. Terrestre, lunare e ctonia, la triplice misteriosa Ecate assurge così, con la forza allusiva del suo mito, a corri-1 spettivo simbolico di questa indimenticàbile creatura di dolore, ma può anche patro- \ cinare nella inesauribile dialetticità del suo emblema l'intero mon.'n poetico dì Jouve, insanabilmente lacerato, tra Eros e Thanatos, nell'oscura trinità di « inconscio, spiritualità e catastrofe ». Giovanni Bogliolo Un'illustrazione da « Il mondo dell'Art Déco », di Bevis Hillier