Mitterrand - Giscard appassionante duello di Alberto Cavallari

Mitterrand - Giscard appassionante duello Le presidenziali in Francia Mitterrand - Giscard appassionante duello Estrema incertezza di previsioni per il secondo turno (si terrà il 19) - Unico fatto sicuro: il gollismo esce dall'Eliseo (Dal nostro corrispondente) Parigi, 6 maggio. Il primo turno delle presidenziali francesi ha estromesso definitivamente il gollismo dall'Eliscc. Ma il gollismo motto, resta un gollismo arbitro. I dati definitivi oggi confermano largamente in lesta il socialista Mitterrand (43,37 per cento), ottimamente piazzato il repubblicano indipendente Giscard d'Estaing (32,70), duramente sconfitti i gollisti Chaban-Delmas (15,15) e Jean Royer (3,18). Non c'è dubbio che la somma dei voti dei due vinti (18,33) è decisiva per creare un vincitore. La situazione si presenta esattamente rovesciata rispetto alla Francia delle presidenziali 1965. Allora fu De Gaulle a realizzare il 43,71 per cento, contro Mitterrand piazzato al 32,25 per cento, contro il centrista Lecanuet sconfitto col 15,85. Ma queste cifre non dicono soltanto, in una ripetizione quasi allucinante, quanto sia grande il rivolgimento francese in corso, dove Mitterrand sostituisce De Gaulle, e dove i gollisti sono ridotti al ruolo subordinato dei centristi. Esse mostrano come allora fu determinante il peso degli sconfitti che, al secondo turno, mantennero all'Eliseo il Generale col 54,49 per cento contro Mitterrand salito al 45,50. Se i gollisti accettano questo ruolo che fu dei centristi, Giscard d'Estaing ha già infatti (sulla carta) il 51 per cento e può spingersi oltre con nuovi alleati, battere l'avversario. Se non l'accettano, e si dividono, si sperdono o «tradiscono», Mitterrand può superare le difficoltà che non gli mancano. Il nocciolo del problema è uno solo. Che fanno, ora, i gollisti? Oggi l'esecutivo del movimento Udr, precipitosamente riunito sotto la sferzata della sconfitta, ha deciso di passare a Giscard d'Estaing l'appoggio fino a ieri dato a Chaban. La decisione (approvata stasera dal gruppo parlamentare) è stata motivata come «doverosa per sbarrare la porla al marxismo e assicurare l'avvenire della Nazione». Ma è stata presa in un'atmosfera di ghiaccio, ricca di risentimenti, dopo parecchi interventi che rivendicano ai «lealisti» che si sono battuti per Chaban «il diritto di dire agli elettori se sostenere Giscard», in contrasto coi pompidoliani e col primo ministro Mcssmer. Anche Edgar Faure (gollista non iscritto) è sceso in campo pronunciandosi per Giscard, dopo l'appello televisivo di Messmer, offrendo la sua nota figura di mediatore alla pacificazione tra giscardiani, pompidoliani e «chabanisti». Ma il problema politico della «riconversione» dei voti gollisti resta. Ed è un problema sia di base che di vertice. La posizione presa dallo stato maggiore non può essere considerata infatti determinante. Soprattutto per un elettorato che ha già dimostrato di non seguire le indicazioni dell'esecutivo al primo turno. Il comunicato poi non parla di unanimità. Esiste infine l'enigmatica posizione personale di Chaban - Delmas, la cui dichiarazione dopo la sconfitta contrasta con la decisione d'oggi. Chaban s'è pronunciato contro la candidatura Mitterrand, ma non ha nemmeno pronunciato il nome di Giscard. Volutamente ha taciuto la promessa di un appoggio, facendo seguire al silenzio una sibillina sentenza politica: «Coloro che hanno votalo per me rivelano una volontà: essa deve restare il cuore della nostra vita politica, perché domani può costituire una via d'uscita». E' una sentenza di astensione? E' un disegno politico di neutralità gollista, per conservare a questa forza politica, in caso di grave crisi, un ruolo futuro? In ogni modo non si tratta di propositi favorevoli alla «mobilitazione». Un comitato nazionale gollista sostenitore di Mitterrand è stato già formato stamattina da un gruppo animato dall'ex ministro di De Gaulle, Jean Jeannency. La sinistra gollista è apertamente in crisi, col presidente dei gruppi «Plateforme» in lotta con Grandval già schierato per Mitterrand. Al disegno di un grande blocco, si contrappongono sommovimenti disgregatori, contrari a Giscard, prossimi alla ambiguità dei «lealisti» di Chaban. Né meraviglia, dopo la cri¬ si, una minaccia di diaspora nel movimento. Ma la crisi ha l'avorito Giscard. La diaspora può fci mario vicino al traguardo. Queste elezioni hanno infatti dimostrato d'essere — sullo sfondo del nuovo centro-destra in movimento — il successo di un non gollista, spinto verso l'Eliseo da una duplice forza: metà innovatrice, stanca del gollismo puro, metà conservatrice, desiderosa di continuarlo, assimilandolo e trasformandolo. Giscard d'Estaing ha perfettamente portato a termine, a suo profitto, l'operazione che meditava da lungo tempo Pompidou. Ma il successo, basato sopra un chiaro rifiuto al regime, pericolosamente però situalo sulla frontiera tra cambiamento e continuità, è pur sempre quello di un uomo che contribuì alla disfatta del Generale nel 1969, ritenuto responsabile della prima agonia golliana. Come Giano, ha due facce la vittoria giscardiana su Chaban. Da un Iato, salva i gollisti dal naufragio promettendogli spazio nella «nuova maggioranza». Da un altro lato, è vista come causa prima ed ultima del naufragio. Nessuno può dire quali ondate di fondo negative sollevi il suo procedere verso l'Eliseo. Il suo successo è di Alberto Cavallari (Continua a pagina 2 in terza colonna)

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