I testimoni affermano: Sossi l'hanno portato via in barca di Vincenzo Tessandori

I testimoni affermano: Sossi l'hanno portato via in barca Finalmente scoperta una pista concreta? I testimoni affermano: Sossi l'hanno portato via in barca Un quarto d'ora dopo il sequestro, alcune persone avrebbero visto tre uomini, che ne sorreggevano un altro, imbarcarsi su un battello - Un rifugio sospetto (Dal nostro inviato speciale) Genova, 4 maggio. Forse i rapitori del sostituto procuratore Sossi, per portare il prigioniero nel « carcere del popolo », sono passati dal mare. I carabinieri seguono una pista precisa: avrebbero le testimonianze di un pescatore e di una coppia cbe, un quarto d'ora dopo il sequestro, hanno visto tre uomini, i quali ne sorreggevano un quarto, imbarcarsi su un battello a remi. Gli sconosciuti sarebbero entrati sulla spiaggia di San Giuliano, nella zona a ridosso della vecchia abbazia, a non più di mezzo chilometro dalla via al Forte di S. Giuliano, dov'era avvenuta l'aggressione. Sulla identità della coppia (sembra, una giovane e un uomo sposato) i carabinieri mantengono il segreto, ma pare che il racconto sia stato preso molto sul serio. Torna così concreto il sospetto che ad aiutare i brigatisti possano essere stati anche dei contrabbandieri. Tra le altre inchieste, Sossi ne aveva avviata una proprio sul contrabbando di droga e sul commercio d'armi. Dalla spiaggia, sostengono gli inquirenti, sarebbe stato facile portare un uomo in una qualsiasi località della Riviera, o altrove, senza dare nell'occhio. Una speranza di aver finalmente trovato qualcosa di « concreto e utile alle indagini » sul rapimento del magistrato si era avuta nel pomeriggio, ma era durata meno di due ore. Un'illusione presto sfumata, che lascia la situazione all'identico punto. Gli inquirenti continuano a ripetere di non aver niente di concreto e di lavorare sulla base di indizi sfuggenti e incerti. E non sembrano esistere ragionevoli dubbi per non creder loro. Una segnalazione insolita era giunta in questura. Un uomo, forse non indifferente al fascino dei venti milioni di premio promessi dalla polizia a chi fornirà « indizi utili al ritrovamento del magistrato », ha avvertito che nella zona di Quinto, in via Palloa Minore, una stretta strada che fiancheggia il rio Bagnara, da un vecchio rifugio antiaereo la sera prima era uscito un giovane. « In mano stringeva una candela accesa. Non l'ho visto in volto, sembrava un fantasma », ha spiegato. Fatto sospetto, perché gli abitanti delle case vicine ritenevano il luogo deserto. E' stata organizzata una battuta alla quale hanno partecipato uomini della mobile, della criminalpol e della squadra politica. Trovare l'ingresso dell'antro non è stato semplice: un albero di sambuco mimetizzava la porta rendendola invisibile fino a pochi metri. Uno dei rami sembrava spezzato di recente. Il rifugio si allunga per oltre 150 metri in un corridoio che si piega due volte a gomito sulla destra e termina in una specie di cella di pochi metri quadrati. All'interno c'erano una branda, non più lunga di un merto e mezzo, accanto un rozzo tavolo, due candele nuove, una scatola iniziata di fiammiferi. Per terra anche un fazzoletto bianco da uomo con una piccola macchia, forse di sangue, numerosi mozziconi. Nell'ingresso c'è anche una specie di gioco di specchi che consente a chi sta all'interno di controllare la stretta strada. Al contrario del corridoio, il locale finale è asciutto, ma non sembra probabile che possa essere servito come base per un commando, o addirittura che possa trattarsi del « carcere ». Il materiale è ora all'esame della polizia scientifica, ma già poco dopo il sopralluogo il dott. Catalano, responsabile dell'ufficio politico della questura, ha escluso che possa trattarsi di un punto d'appoggio delle «Brigate rosse». Sempre nel pomeriggio, in via Armeria, dove i brigatisti lasciarono il loro terzo messaggio, sono stati rintracciati due furgoni di tipo vecchio, ma con targhe molto recenti. Erano parcheggiati a poca distanza l'uno dall'altro. Anche in questo caso, per qualche ora, si è pensato di aver trovato una traccia, ma poi anche questa speranza è caduta. In mattinata erano state ordinate battute in varie zone della città e sui monti. Oltre duecento uomini hanno frugato per ore la zona dei forti; un elicottero, in volo di perlustrazione sul monte Righi, esplorato per la quinta volta, ha individuato quattro persone mentre uscivano da una grotta: è stato dato l'allarme e carabinieri e polizia hanno bloccato i quattro. Si trattava di pastori, uno dei quali aveva sulle spalle un grosso fardello di fieno che ha lasciato cadere. « Pensavamo che fosse un uomo », hanno spiegato gli inquirenti. Intanto, prosegue il silenzio da parte dei brigatisti e ciò preoccupa. Il terzo messaggio conteneva la promessa, neppure tanto implicita, di future informazioni sull'o- perato della polizia e della magistratura genovesi. Era atteso il verbale d'interrogatorio del dott. Sossi. La preoccupazione, quindi, è grande, dopo giorni di assoluto silenzio: dicono i familiari che a stento la moglie del magistrato rapito riesce a dominare i propri nervi; la figlia maggiore appare calma, ma la più piccola passa le ore a piangere ed a chiedere del padre. Diceva stamane il questore dott. Sciaraffia: « Siamo ancora ottimisti, malgrado la mancanza di notizie ». Poi ha spiegato: « Basiamo il nostro ottimismo sull'esperienza degli altri casi: le Brigate rosse non hanno mai ucciso ». Il che è vero, ma le analogie fra i vari rapimenti, alla luce delle ultime esperienze, appaiono sempre più pallide. Non sono ancora arrivati i magistrati torinesi ai quali la Cassazione ha affidato l'inchiesta. « Li attendiamo per lunedì », ha detto il dott. Grisolia, che poi ha aggiunto: « Se lo vorranno, potranno contare su tutto il nostro aiuto ». Vincenzo Tessandori Genova. Agenti durante i rastrellamenti nei dintorni della città (Telefoto Nazzaro)

Persone citate: Bagnara, Catalano, Fatto, Grisolia, Nazzaro, Sossi

Luoghi citati: Genova