Artisti nella bufera

Artisti nella bufera Artisti nella bufera Chi si aspettasse da questo recente libro di Skiovskij su Eisenstein una biografia del grande regista sovietico, come dice il sottotitolo dell'edizione italiana, rimarrebbe deluso. Skiovskij infatti non è e non vuole essere un biografo nell'accezione normale del termine e il suo scopo non è tanto quello di narrarci la vita di Eisenstein, di cui pure fornisce numerosi dati a volte inediti, quanto quello di prospettare tutta una serie di problemi che investono l'arte e la cultura in un determinato periodo storico e i modi e i termini del loro rapporto con la realtà sociale e politica. Attraverso la vita e l'opera di Eisenstein, cioè nel corso di quei trent'anni che vanno dalla Rivoluzione d'Ottobre allo stalinismo imperante e agli inizi della guerra fredda, Skiovskij cerca di ripercorrere la sua propria vita, le sue battaglie intellettuali e quelle della sua generazione, in una prospettiva storiografica che non tanto si propone di comprendere e giudicare fatti e persone, quanto piuttosto di evidenziare le questioni rimaste insolute, i dibattiti aperti, le intuizioni troppo presto rientrate nel conformismo culturale. Come dice a un certo punto della narrazione: « Io ho scritto un libro cercando di capire appunto questo: come diventare Eisenstein, come non smarrirsi sulle lunghe e complicate strade dell'arte, come diventare di nuovo cosmicamente liberi dopo aver rinunciato a molte cose ». Da questo punto di vista il libro è una miniera di informazioni: sulla società russa del principio del secolo, sui circoli letterari e artistici d'avanguardia, sui giorni della rivoluzione, sul mondo cinematografico moscovita, sulle questioni estetiche dibattute dai formalisti, e naturalmente su Eisenstein, su Meyerhold, sui film eisensteiniani, sulla loro realizzazione e sulla loro struttura formale. Ma è anche una raccolta di giudizi, di ricordi, di polemiche, alcune delle quali ad uso evidentemente « interno ». E, come in tutti i libri di Skiovskij, vi si parla delle cose più disparate, da Chaplin a Ivan il Terribile, dalla g« decadente ». Ma il discorso di fondo, che sottintende tutti i capitoli e giunge alla superficie in questo o quel brano esplicito, è quello dell'artista rivoluzionario che cerca di realizzare un'arte autenticamente rivoluzionaria in una società che è nata dalla rivoluzione e che su quei princìpi avrebbe dovuto essere costruita. L'opera complessa e multiforme di Eisenstein, dai suoi lavori teatrali ai suoi scritti teorici ai suoi film — tra i quali Skiovskij in certo senso privilegia II prato di Bezin, che fu proibito dalla censura staliniana e andò perduto durante la guerra —, serve a porre in luce tutta una serie di questioni teoriche che solo di recente sono ritornate alla ribalta del dibattito culturale in Unione Sovietica e, prima ancora, in altri Paesi socialisti e nei partiti comunisti occidentali. Di qui la polemica sul «realismo socialista», appena adombrata nel libro ma presente nell'ampio e frammentario discorso sulla « forma » e sull'estetica del montaggio cinematografico. Eisenstein è assunto, in altre parole, come l'emblema dell'artista e del teorico che non ha mai cessato di porre e di porsi i problemi dell'espressione in rapporto a una realtà umana e sociale continuamente mutevole, di cui si vuole cogliere la complessità e individuare le linee di sviluppo. Nella sua esperienza esemplare Skiovskij ha anche visto il dramma di una generazione — la sua — e ha voluto portare la testimonianza di un artista e d'un teorico che, come Eisenstein, ha cercato di rifuggire dalle convenzioni e dal conformismo dilagante. Gianni Rondolino Viktor Skiovskij: « Sua Maestà Eisenstein. Biografia di un protagonista», EdDe Donato, pag. 425, lire 5000. Skiovskij racconta di Eisenstein e della propria generazione Il regista Eisenstein durante il montaggio del film « Ottobre »

Persone citate: Chaplin, Gianni Rondolino Viktor, Meyerhold

Luoghi citati: Eisenstein, Skiovskij, Unione Sovietica