«C'erano due ore dì tempo per salvare lo Sri Lanka»

«C'erano due ore dì tempo per salvare lo Sri Lanka» LA CRONOLOGIA DEGLI EVENTI DIMOSTRA LA PREVEDIBILITÀ' DELL'ACCADUTO «C'erano due ore dì tempo per salvare lo Sri Lanka» Con un sistema efficiente di allerta sarebbe stato possibile circoscrivere i danni Piero Lionello (*) Ci sarebbe stato il tempo per limitare le vittime del maremoto nel Sud-est asiatico? Ecco la cronistoria di un disastro in parte evitabile. Alle ore 6,58m 50s locali (ore l,58m 50s dell' Europa centrale) una scossa sismica di magnitudo 8,9 della scala Richter ha luogo alla profondità di circa 9,2 chilometri, 250 chilometri a Sud-sudest di Dancia Aceh, nell'Oceano Indiano. Le onde di tsunami iniziano a propagarsi a partire dalla verticale sopra l'epicentro. Si stima un perìodo superiore alla decina di minuti, compatibile con un'estensione di circa 250 chilometri per la dimensione della superficie oceanica inizialmente interessata dal movimento. Una grossolana stima suggerisce che le onde di maremoto contengano un'energia confrontabile a 10 bombe atomiche come quella di Hiroshima (meno di un millesimo di quella scatenata dal terremoto). In prossimità dell'epicentro la profondità del mare è fra i 200 e i 1000 metri. Le onde viaggiano a una velocità compresa fra 150 e 400 km/h e arrivano in pochi minuti alle coste di Sumatra distanti un centinaio di chilometri. Le isole Andamane' sono a 1000 chilometri di distanza; la profondità del mare lungo il percorso seguito dalle onde varia fra i 3000 e i 4000 metri. Alla velocità di 700 km/h le onde impiegano circa un'ora e mezza a raggiungerle. Quasi simultaneamente vengono raggiunte le coste della penisola malese. Migliaia di morti fra Malesia e Thailandia. Viene raggiunta la costa della Birmania. Non si hanno notizie precise sul numero delle vittime, che però potrebbe essere molto alto. Le onde attraversano il tratto di Oceano Indiano che da Sumatra si estende verso Ovest. Impiegano circa due ore e mezza a raggiungere lo Sri Lanka, dove viene raggiunto il più alto numero di vittime, e la penisola indiana, dove (nel Tamil Nadu e nell'Andhra Pradesh) si contano altre migliaia di vittime. L'altezza delle onde alla costa è di circa 6 metri. Circa un'ora dopo le onde raggiungono le Maldive e il Bangla Desh. La loro energia si è distribuita su un fronte molto ampio e la loro ampiezza alla costa è ormai verosimilmente di circa un metro. La costa dell'Australia, distante circa 3000 chilometri, viene raggiunta circa 4 ore dopo la scossa. Quella africana circa 7-8 ore. Ormai le onde hanno perso in parte la loro forza distruttiva anche se continuano a produrre un'osservabile variazione del livello del mare. Secondo questa ricostruzione, se un sistema di allerta analogo a quello esistente nell' Oceano Pacifico e ima efficiente procedura di sgombero che consentisse di evacuare le coste fossero stati disponibili, il numero di vittime sarebbe stato molto più contenuto. A parte l'isola di Sumatra, per la quale i tempi di intervento erano drammaticamente ristretti, è evidente che in gran parte le vittime sono state la conseguenza dell' arretratezza tecnologica dei Paesi coinvolti. (*) Università di Lecce L'arretratezza tecnologica dei Paesi coinvolti ha provocato la maggior parte delle vittime

Persone citate: Dancia, Piero Lionello, Richter

Luoghi citati: Australia, Birmania, Europa, Hiroshima, Lecce, Maldive, Malesia, Thailandia