«Voleva dire tutto a mia moglie : l'ho uccisa» di Anna Langone

«Voleva dire tutto a mia moglie : l'ho uccisa» IL DELITTO DI MANFREDONIA «Voleva dire tutto a mia moglie : l'ho uccisa» L'assassino di Giusy: avevamo una relazione, non riuscivo a troncare Anna Langone corrispondente da FOGGIA Un amore spezzato dietro la morte di Giusy Potenza, la quindicenne di Manfredonia uccisa il 12 novembre scorso. A toglierle la vita un giovane parente: Giovanni Potenza, un pescatore di 27 anni, sposato, cugino del padre della ragazza. L'uomo, fermato dalla polizia la notte scorsa, ha confessato il delitto. Il motivo? Giusy, si è detto in un primo momento, aveva deciso di chiudere definitivamente il rapporto allacciato da un paio di mesi con Giovanni, ma l'uomo non voleva. L'altra versione, quella fornita dal presunto omicida: Giusy minacciava di raccontare tutto alla moglie dell'amante e per questo era lui a voler spez¬ zare il legame. Quel pomeriggio del 12 novembre, dopo che la ragazza era uscita per comprare dei Cd, i due si erano appartati in macchina e dopo l'ennesimo litigio lei era corsa fuori e, per il buio, era inciampata e caduta in ima scarpata. Lui l'aveva soccorsa e alla minaccia di lei di raccontare tutto alla moglie se l'avesse lasciata, l'aveva colpita. Di certo il ventisettenne e la ragazzina quel venerdì pomeriggio di novembre hanno avuto un violento litigio, finito col massacro di Giusy, il cui corpo venne ritrovato in campagna, nei pressi dell'ex Enichem, la mattina di sabato 13 novembre. In base alla confessione resa dall'uomo agli investigatori, il pescatore avrebbe agito da solo e senza violentare Giusy: le avrebbe schiacciato un sasso sulla testa dopo aver avuto con lei un ultimo rapporto sessuale consensuale. Nessun branco dunque, come ha commentato soddisfatto il questore Stefano Cecere ed anche il dirigente del commissariato di Manfredonia, Antonio Lauriola ha escluso che si sia trattato di un omicidio commesso da un gruppo di persone, proprio in base alla confessione di Giovanni Potenza. Tuttavia, come ha detto il pm Vincenzo Bafundi durante la conferenza stampa di ieri sera, ci sarebbero altre persone indagate per favoreggiamento. La famiglia della vittima nega tutto: attraverso il proprio legale i Potenza hanno fatto sapere che la loro Giusy non aveva alcun legame con Giovan- ni Potenza. Il padre Carlo Potenza, pescatore come il presunto assassino, ha detto di non aver mai pensato che il «mostro» si nascondesse nella propria famiglia. «Giovanni - ha detto il pescatore - non lo vedevamo da un sacco di tempo. Il giorno dopo la morte di Giusy è venuto a farci le condoglianze, ha detto di essere agitato e dispiaciuto, ma mia figlia non aveva alcuna relazione con lui, perchè da tre mesi era fidanzata con un coetaneo». Al fermo del pescatore si è arrivati grazie all'esame del Dna compiuto su tracce di liquido seminale trovato sul corpo della vittima e comparate con campioni organici del sospettato. L'uomo è stato bloccato l'altra notte dopo che il peschereccio sul quale si trovava era attraccato nel porto di Termoli (Campobasso). Da Termoli, Potenza è stato poi condotto in automobile a Manfredonia, dove sono avvenuti il lungo interrogatorio e la confessione. Poi, nel primo pomeriggio di ieri, Potenza è stato condotto in carcere. La svolta nelle indagini è arrivata a 41 giorni dal delitto. Gli investigatori, pur lavorando in un clima di paura e omertà, hanno cominciato a mettere insieme le tessere di un mosaico all'indomani dell'autopsia: l'esame ha accertato che Giusy è stata uccisa a colpi di pietra dopo essersi difesa dalla furia del suo assassino (o dei suoi assassini). Ma c'era anche l'ombra della violenza sessuale: Giusy venne ritrovata con i jeans leggermen¬ te abbassati, ma questo particolare poteva essere spiegato anche con il fatto che il suo corpo era stato trascinato dopo la morte. Con il passare dei giorni, si è poi fatta strada l'ipotesi che Giusy fosse salita volontariamente a bordo dell'automobile di una persona che conosceva e si è parlato della possibile frequentazione con un uomo adulto, che aveva amicizie non proprio limpide, come confermato dalla stessa madre della ragazza in un'intervista, mentre la zia Lucia aveva ipotizzato che la nipote fosse stata uccisa per aver visto qualcosa che non doveva vedere. Le indagini sul dna eseguite sui resti biologici rinvenuti sul corpo della ragazzina hanno indirizzato poi gli investigatori verso l'uomo arrestatoi ieri. E' un cugino della ragazza, ha ventisette anni efa il pescatore «Ho fatto tutto da solo Non c'erano né il branco né le violenze Da un paio di mesi avevamo rapporti consensuali»

Persone citate: Antonio Lauriola, Carlo Potenza, Giovanni Potenza, Giusy Potenza, Stefano Cecere, Vincenzo Bafundi