Sirchia non cede «Dal 10 gennaio niente sigarette»

Sirchia non cede «Dal 10 gennaio niente sigarette» MONTA LA POLEMICA SUL «NO SMOKING» NEI LOCALI Sirchia non cede «Dal 10 gennaio niente sigarette» Casini: anche a casa vado fuori. Undici deputati di Fi: «No al rigorismo» Le associazioni dei consumatori: «Chi trasgredisce dovrà pagare caro» Raffaello Masci ROMA Quali ambasce comporti la legge Sirchia, che dal 10 gennaio prossimo proibirà il fumo in ogni luogo aperto al pubblico, lo sa bene il presidente della Camera, Pierferdinando Casini, che ha voluto metterne a parte i membri del Comitato per l'anno intemazionale del Riso, ricevuti a Montecitorio: «Sono già un fumatore che subisce delle restrizioni - ha raccontato - e ho già fatto la prova: a casa sono stato cacciato in terrazza da Azzurra, che da quando è nata Caterina (sua figlia, ndr) dice che il fumo le rovina i bronchi, cosa vera peraltro». Per ciò che riguarda la Camera, ha aggiunto che i divieti saranno stabiliti dai questori, i tre deputati incaricati di garantire l'ordine a Montecitorio, valutando tutti i vincoli delle nuove norme: «A casa metto il cappotto ed esco in terrazzo a fumare - ha ammesso - e farò lo stesso qui». U serafico approccio al problema da parte del Presidente della Camera non è però universalmente diffuso nel Paese. Anzi: gh umori sono divergenti fino all'antagonismo più radicale. E così, dopo che il presidente di Confcommercio Sergio Bilie aveva denunciato l'impossibilità da parte di molti esercizi di adeguarsi alle norme in breve tempo, ieri il ministro Girolamo Sirchia ha ribadito la linea dura: si parte dal 10 gennaio, punto e basta. I due personaggi si sono così ritrovati - loro malgrado, forse - ad essere i vessilliferi di due partiti, l'un contro l'altro armati. Da una parte ci sono quelli dell'«andiamoci piano con i divieti», dall'altra gh apostoli del «guai a chi mi fuma vicino». Si è fatta avanti - per la verità anche l'Associazione dei «fumatori cortesi e non-fumatori tolleranti», forte di 200 mila iscritti, ma è stata respinta come un manipolo di rammolhti nel giorno della «Grande Battaglia». E allora giù attacchi e insulti. Il partito dei pasdaran antifumo ha la sua guardia scelta nelle associazioni dei consumatori: Adiconsum, Codici, Cittadinan- zattiva, Aduc, e altre, hanno inviato ai giornali dichiarazioni di fuoco. Indietro non si deve tornare e dal 10 gennaio chi trasgredisce paga, senza mediazioni. Le motivazioni sono ovviamente - nobili e condivisibili: la salute, il rispetto dei non-fumatori e quello della legge. Ma i toni sono pugnaci. L'associazione Telefonoblu è andata oltre, esortando i propri simpatizzanti a vestire i panni dei guardiani dell'antitabagismo: «Denunceremo i trasgressori», fornendo telefono e sito su cui far confluire le segnalazioni (www.telefonoblu.it). Sull'altro fronte c'è - in prima fila - la Pipe, la Federazione dei pubblici esercizi aderente a Confcommercio, che continua a ritenere «impossiJbile» l'attuazione della norma dal 10 gennaio. E poi ci sono gh amici delle «bionde», aderenti ad Assofumatori, che lamentano come r800Zo degli esercizi si ritroverà fuorilegge. L'associazione dei fumatori cortesi ha provato a buttarla sull'ironico, indicendo per il 10 gennaio la giornata di «Bacco, tabacco e Venere» con una serie di feste (private) sacre ai tre vizi citati. Ma in tempi di guerra non si scherza. E i politici? Se Casini ha raccontato le sue pene, altri non hanno mancato di intrupparsi con l'uno o l'altro degli schieramenti. Il governo non ha potuto fare a meno di mettersi con il partito antifumo, per rispetto di Sirchia ma anche della legge dalla maggioranza votata. E così, a ribadire che non ci saranno deroghe né slittamenti, si sono succeduti i ministri Sirchia, Maroni e Giovanardi. Quest'ultimo ha ricordato che è stato lo stesso Parlamento a votare il 13 dicembre contro una proroga del provvedimento. E dunque la parola «amen» è stata detta. L'altro fronte ha arruolato un gruppone di 11 deputati di Forza Italia (tra cui il relatore della finanziaria Guido Crosetto), il responsabile di An per i consumatori Alberto Arrighi e il leghista Ettore Pirovano: «Che cos'è questa botta di rigorismo - ha detto quest'ultimo -. Stiamo in Svizzera?». LO STOP ALLE «BIONDE» •AZIENDE COINVOLTE

Luoghi citati: Assofumatori, Roma, Svizzera