E sul Professore torna l'ombra dì Veltroni

E sul Professore torna l'ombra dì Veltroni — :, , : . .—: : , .. .. ... , . . — —— : ——: AL DI LA' DELLE DICHIARAZIONI PUBBLICHE,TRADI LORO IL RAPPORTO NON E' PIÙ'QUELLO DI UN - E sul Professore torna l'ombra dì Veltroni 11 sindaco di Roma non vuole andare all'attacco di Romano ma se la sua leadership vacillasse, non aspetterà la caduta retroscena Fabio Martini ROMA LA stola bianca sul camice, il vescovo Luigi Moretti immerge l'aspersorio nel secchiello, assorbe l'acqua santa e con gesto vigoroso impartisce la benedizione alla "Galleria Giovanni XIII", da quel momento il più lungo tunnel urbano d'Europa. Assistono compiaciuti alla scena Pier Ferdinando Casini, Gianni Letta e soprattutto lui, l'artefice, il sindaco di Roma Walter Veltroni. Che poco più tardi non lesinerà aggettivi e sostantivi impegnativi: «E' una giornata che resterà nella storia di Roma», «questa galleria di tre chilometri e mezzo, realizzata in tre anni» «dimostra che Roma non è più la città dei ritardi» e l'opera è «un ponte che unisce due pezzi di città» ed è intitolata al Papa che «aveva i ponti nella sua cultura». Monsignor Moretti, che del cardinale Camillo Ruini è il reggente in Vicariato, annuisce e concede il suo «plauso» a Veltroni per aver intitolato il passante a Papa Giovanni, ben sapendo che nei giorni scorsi il sindaco aveva fatto spedire migliaia di lettere agli abitanti della zona, ricordando le virtù del "Papa buono". L"'operazione Galleria Giovanni XXIII" è l'ultimo tassello di un puzzle multicolore ad incastri sapienti col quale Walter Veltroni sta potenziando la propria immagine e i rapporti con ambienti lontani. A cominciare dalla Chiesa. I sondaggi parlano chiaro. Continuano a collocare il sindaco di Roma in cima a tutte le classifiche di popolarità tra i leader del centrosinistra. Ma lui resta dietro il sipario, non fa una sola mossa "politicamente scorretta". Anzi, dietro e davanti le quinte, Veltroni continua a dire che il capo è Prodi, che Prodi non si tocca, che Romano «è l'uomo giusto». Eppure, il faticoso ritomo in Italia del Professore e la nuvo¬ la di polemiche che lo circonda, da qualche giorno hanno fatto rispuntare una volta ancora il nome di Veltroni come prima alternativa al leader dell'Ulivo. Ieri mattina a Montecitorio è accaduto un fatto decisamente anomalo. Non erano ancora le nove e sul divanetto in pelle rossa nel quale si ritrovano da decenni i deputati del Pei prima, dei Ds oggi, si sono ritrovati una decina di parlamentari della Quercia. Affranti dalla lettura dei giornali, dalle nuove polemiche innestate da Prodi, da quella minaccia ciclica che oramai sta rischia di diventare un tic («Trovate un altro candidato e io mi tiro indietro») deputati come Salvatore Bugilo, Gonario Nieddu, Alberto Nigra, Andrea Lulli, Peppino Caldarola hanno inziato a discutere dell'idea di scrivere a Romano Prodi e agli altri leader una lettera secca, «di dieci righe» di questo tenore: «Se non la finite con queste polemiche distruttive, noi non ci riconosciamo più in una classe dirigente che vanifica le possibilità di vittoria nel 2006». Per il momento la lettera non è stata scritta, ma nella discussione qualcuno ha evocato Veltroni: «E Walter che fa?». Dal Campidoglio il sindaco segue in silenzio l'ennesimo tric-trac sotto l'Ulivo. Ma con i pochissimi amici con i quali parla, Veltroni ha spiegato che «una eventuale caduta di Romano, che io non mi auguro, avrebbe effetti a catena su tutti». Morale della storia: Veltroni non farà nulla contro Prodi, ma se la leadership del Professore dovesse vacillare, il sindaco non ne aspetterà la caduta. Si muoverà prima. E' in questa logica che va letta l'uscita più controversa dell'ultimo Veltroni. Pochi giorni prima della Convention di Milano dell'li dicembre, il sindaco ha scritto per T'Espresso" una lettera aperta a Prodi, un «caro Romano» che è apparso a molti un manifesto del Veltroni candidato premier. Una lettera in nove capitoli, densa di indicazioni concrete. E con un mes- saggio di fondo: «Perché, insieme con i ragionamenti, le statistiche, le idee giuste uscite da uni centro studi non possono convivere le emozioni, i sentimenti, i principi! e i gesti che colpiscono l'immaginazione e l'anima delle persone?». Certo, la lettera si concludeva con parole affettuose («Per tutte queste ragioni, sei tu, Romano, l'uomo giusto»), sta di fatto che per qualche giorno gli uomini dello staff di Prodi lasciavano capire che il Professore non aveva ancora letto il manifesto veltroniano. Poi l'iniziativa l'ha presa direttamente Prodi. E ha scritto all'espresso". Ma non a Veltroni. A Giampaolo Pausa: «Caro Giampaolo...». Veltroni? Ignorato. E l'I! dicembre sotto le volte del Palalido, il sindaco di Roma è sì arrivato in tempo per ascoltare il primo discorso di Prodi, ma qualcuno ha notato che Veltroni, a metà intervento, si è alzato dalla sua poltroncina. Ha semplicemente cambiato posto? Nella bolgia nessuno è stato in grado di capirlo. Certo, il rapporto tra Prodi e Veltroni non è più quello di un tempo, ma c'è un paradosso che finisce per unire l'ex premier dell'Ulivo e il suo vice: tutti e due non hanno un partito dietro alle spalle. Piero Fassino, che da quando ha preso la guida dei Ds è diventato un leader, ripete spesso che dopo le elezioni del 2001 i Ds si sono interrogati per la prima volta circa la propria sopravvivenza. Fassino non lo dice ma il segretario del 16,696 era proprio Veltroni. E quanto a D'Alema, che con Veltroni non polemizza mai apertamente, in una recente intervista ha replicato in modo sulfureo al sindaco: «Le emozioni? Non si suscitano a comando». I sondaggi vedono il primo cittadino di Roma in vetta alle classifiche di popolarità nel centrosinistra Dopo le polemiche dei giorni scorsi sono emersi segnali nella Quercia di malumore verso i leader Romano Prodi con Walter Veltroni