LA LEADERSHIP MANCATA DELLA SINISTRA di Gian Enrico RusconiFabio Martini
LA LEADERSHIP MANCATA DELLA SINISTRA LE ALTERNATIVE DI PRODI LA LEADERSHIP MANCATA DELLA SINISTRA Gian Enrico Rusconi IL leader non è un semplice federatore. Lo è soltanto nella retorica politica della sinistra italiana. Il leader deve guidare, imporre linee politiche, eventualmente assumere rischi a nome di tutti; non può sempre mediare, comporre, far rientrare dissidenze. Il dramma di Romano Prodi è tutto qui. Non è un problema di carattere personale o di tattica politica. E' in gioco il senso della leadership - questione essenziale per la vita politica. Non so se Prodi sia lucido su questo punto. Soprattutto se voglia trarre le conseguenze dalla paralisi del centrosinistra di questi giorni. Dovrebbe infatti compiere un gesto radicale: sparigliare tutto il gioco dell'ex Ulivo, riproponendo una sua lista, con il suo nome e con il suo programma. Chi ci sta, ci sta. Immagino i commenti di orrore dei sostenitori dell'attuale situazione. Ma è soltanto con un atto risoluto, che mira a creare una nuova base di appoggio solida, univoca, autonoma, che Prodi potrà rilanciare la sua leadership. Se è vero che gode del consenso della grande maggioranza del potenziale elettorato di centro-sini- stra, l'operazione riuscirà quanto basta per ricostruire le premesse di una coalizione seria. Occorre partire da un dato • di fatto. L'ipotesi strategica con-ctif :E»rottf« rfonertito nol/a politica italiana, dopo Bruxelles, è clamorosamente fallita. In poche settimane ha bruciato tutte le sue chances. Ha perso la partita nel peggiore dei modi: con la presunzione di avere già acquisito il consenso dei suoi partner di coalizione, quasi si trattasse soltanto di perfezionarlo tecnicamente. E' bastata la farsa dei nomi (Gad, Fed) per capire che il consenso dei vertici dei partiti federabili era solo strumentale al condizionamento della sua leadership. Ma una leadership condivisa è un controsenso. Qui viene a galla l'altro errore di Prodi. Sembra convinto che la situazione odierna sia analoga, se non addirittura più favorevole di quella del 1996. Che basti orientare verso il suo nome tutte le forze di opposizióne - e il resto verrà da sé. No. La congiuntura è cambiata. In particolare il centrosinistra si inganna grossolanamente sulla natura e gli effetti dirompenti delle divisioni inteme al centrodestra, che puntualmente trovano la loro soluzione nel ruolo di leader di Berlusconi. Prodi sbaglia se pensa di contrastare la consolidata leadership berlusconiana come negli Anni Novanta, contrapponendo immagine e programmi in un mercato politico ancora aperto. La dinamica politica si è indurita e incattivita. Una semplice federazione dei partiti non basta per affrontarla. Occorre una formazione compatta con una leadership risoluta che disponga anche di risorse politiche proprie, non semplicemente della graziosa delega dei partiti federati. Temo che non accadrà cosi. Prodi non oserà intraprendere un'iniziativa radicale, eppure necessaria per la sua leadership. Probabilmente ne teme i contraccolpi negativi sul resto della coalizione. Si lascerà convincere dai buoni propositi, dalle promesse e dalle adulazioni dei suoi partner. Ma una leadership soltanto delegata non sarà all'altezza della sfida. SUL PROFESSORE L'OMBRA Di VELTRONI Se il leader dovesse vacillare l sindaco non aspetterà la caduta Fabio Martini A PAGINA 6
Persone citate: Berlusconi, Prodi, Romano Prodi
Luoghi citati: Bruxelles
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