Un piano di Governo

Un piano di Governo Un piano di Governo Roma, 21 dicembre. A tarda ora giungono le di chiarazioni di De Gasperi alla riunione del Consiglio dei Mi Ina): la obliterazione del ter \ mini Nord e Sud come espres SjVi di due mentalità politi | cne antagoniste, se non addi rlttura apertamente nemiche ] T „ crHt0 rinie-lla lpnrnmpnL„^„f^„!JP,18^l!*fiS!£, ]te 1 *uoj fritti, esce faticosa mente dal suo torpore v tace nistii sulla firma del docu mento di restituzione delle Provincie settentrionali alla amministrazione italiana. Le dichiarazioni riflettono, pur concise e ferme come sono, quasi tutti i termini del pròblema che il ripristino della sovranità italiana sul corpo territoriale dell'Italia propo ne al Governo e al Paese. Il trapasso De Gasperi ha fissato, prima di tutto e soprattutto, un concetto già palesato dall'opinione pubblica (quella non espressa dai giornali di partito più rigidamente demagogici e astretti a disciplina inter a poco a poco le sue anchilosi Ci vorrà del tempo prima che la sua autorità democratica raggiunga e controlli le regioni settentrionali, sostituendovisi al discusso regime dei C.L.N. Ma un grande passo è compiuto con 11 riconosci mento dell'influenza e della sovranità del Governo centrale. L'occupazione alleata delle Provincie settentrionali aveva generato <e non si poteva di | versamente sopperire) il regii Ime dei C.L.N., che, pur essen j do apertamente e qualche voi - ò è a a a ta, come a Torino, come a Cremona, come a Genova, clamorosamente richiamati al. la sola funzione consultiva dalle autorità dell'A.M.G., non esercitavano meno i diritti sovrani derivati dalla loro funzione nel periodo clandestino Come in generale i C.L.N., ai quali la restituzione attuale viene fatalmente a porre fine, abbiano esercitato il potere è questione difficile a dirsi. Varia da luogo a luogo, si gradua in tutte le tinte politiche e generalmente appare utile e necessaria anche là do ve ha cercato di forzare il significato rivoluzionario che, indubbiamente, in origine conteneva. Adesso i C. L. N., e particolarmente quel C. L. N. A. I. che fu l'immediato sostituto insurrezionale allo Stato fascista repubblicano giustiziato sul lago di Como, dovranno cedere il posto allo Stato, con l'esse maiuscola e seguito dall'aggettivo * democratico » che ne modera e ne compendia le funzioni. Sarà un trapasso non scevro di difficoltà, ed anche di opposizioni. In questo trapasso il polso di De Gasperi dovrà tenere salda la barra. Tutto, anche i poteri e la organizzazione del Governo, è inficiato da una certa fluidità, in questo momento. I confinì Le crisi di trasformazione, di consolidamento, e tante in una volta sola, non avverranno — perciò — senza notevoli disturbi. Tuttavia De Gasperi ha delle Idee chiarissime, espresse ta termini lapidari: ci occorre un modus vivendi che abolisca l'armistizio, ha detto, ci occorre libertà di azione nel campo del lavoro, dell'industria, della finanza, se non si vuole spingerci ad una catastrofe. Dagli enunciati del Presidente non è possibile non desumere che dietro le idee chiare egli abbia piani e progetti altrettanto limpidi. E questi riflettono il ripristino della sicurezza privata e collettiva, base della ricostruzione, il ritorno alla collaborazione di « tutte le libere energie delle classi del lavoro e dell'intrapresa ed il concorso degli Alleati ». Le poche frasi spese da De Gasperi, che parlava evidente- mente anche come Ministro degli Esteri, per definire la posizione italiana nei confronti delle richieste annessionistiche dell'Alto Adige da parte dell'Austria sono quelle che solo poteva e doveva dire un ex-irredento trentino. L'Italia è una grande nazione vinta in guerra, ma non uccisa nella sua anima più profonda. Gli opzlonlsti per la cittadinanza hitleriana, che nell'Alto Adige votarono in massa il ritorno In seno al Grande Reich, non debbono in una piccola provincia confinaria decidere delle nostre frontiere. Non si potrà addebitare alcun eccesso nazionalistico alle democratiche dichiarazioni di De Gasperi, che, appunto, tendono alla composizione, sulle basi dell'equità, delle spinose controversie e contestazioni piovute addosso all'Italia da ogni parte. A ragion veduta, forse, il Presidente ha taciuto sul confine orientale, ancora sotto controllo alleato « per le note ragioni militari », mentre oggi alcuni giornali registrano repressioni ed angherie contro gli studenti italiani di Sus sak e la sospensione della grande manifestazione di Trieste per l'anniversario del martirio di Oberdan. Si parla pure del confine di Briga e di Tenda, che un gior naie della sera non vorrebbe veder discusso dall'i amica Francia », mentre giudica, a ragione, che « il Piemonte sarebbe alla mercè di chi possiede quelle posizioni, che sono veramente la chiave delle sue alte pianure ». E' sintomatico insomma il tono e la esatta energia delle dichiarazioni di De Gasperi in materia di integrità territoriale. Riteniamo che il modo di considerare la questione dell'Alto Adige il De Gasperi manterrà anche per gli altri controversi punti cardinali della nostra frontiera. Questa tonificante volontà fatta di pacatezza e di fermezza verrà

Persone citate: De Gasperi, Oberdan