Ramperti alla sbarra

Ramperti alla sbarra Ramperti alla sbarra Come egli si difende dal cumulo dei suoi articoli che esaltavano la guerra dei nazifascisti contro l'Italia Il Pubblico Ministero chiede la condanna a sedici anni Da ieri nell'aula delle Assise Straordinarie un pubblico d'eccezione, il pubblico delle glandi premiere». E' alla ribalta un critico, autore, scrittore giornalista e quindi ha richiamato una folla distinta, d'avvocati, di giornalisti, d'artisti, di studenti, d'intellettuali. Anche la tribuna pubblica, di solito frequentata da un uditorio minuto e di seconda mano, presenta un altro aspetto. Tutto esaurito, gridava con linguaggio di teatro! Non poteva vedere Mussolini Marco Ramperti entra nella gabbia dopo le nove con la scorta di due carabinieri e di un maresciallo. A chi l'ha co nosciuto prima di questa sua vicenda giudiziaria appare più vecchio dei suoi 60 anni, coi capelli incanutiti e quasi calvo. E' imputato di collaborazionismo c per avere in Milano e Torino posteriormente all'8 settembre e fino al 25 aprile 1945 collaborato col tedesco invasore e favorito 1 suol disegni politici pubblicando sui giornali e periodici articoli di propaganda dell'ideologia nazifascista in esaltazione del tedesco invasore, di persecuzione contro gli ebrei e di invito agli italiani a combattere contro le Forze Armate dello Stato italiano e dei suoi alleati ». Il Presidente — articoli alla mano — riassume l'attività giornalistica dell'imputato ini ziando la lettura con uno scritto pubblicato sulla Stani pa del • 30 gennaio 1944 dal titolo « Contro i ceppi di Verstiglia ». Quindi da la parola a Rampoj-ti il quale narra che. dichiarata la guerra, ha voluto parteciparvi colle sue opi nioni seguendo la sua linea spirituale di 25 anni fa, all'inizio della prima guerra mondiale quando era redattore dell'Aranti. Premette — é lo andrà ripetendo come un ritornello durante la sua esposizione — che dal governo fa¬ slfpvap• csqapgudcctp e o a à o l a . a e o ioa¬ scista ebbe seccature e ostilità talvolta gravi. Aggiunge che ha creduto ftnnamente a una guerra riparatrice delle ingiustizie di versaglia pur non avendo mai amato la guerra. Suo principio fu ed è questo: — Quando • governi sono In errore o in colpe, si ha il diritto di insorgere o prima o dopo, mai quando il Paeso è in guerra. Poiché gli si imputa la sua attività giornalistica del dopo 1*8 settembre '43 dichiara: — Qualcuno ha voltato gabbano ed aveva avuto in una volta sola 300 mila lire di premio-e la nomina ad Accademico; altri hanno ac cliiappato cospicui premi letterari, onori, sovvenzioni, propine. Io ho mantenuto le mie idee e non ho aspirato nè a prebende nè a gloriole. Ho dimostrato sempre il più frande disinteresse, provveendo alla mia esistenza esclusivamente coi proventi del mio lavoro, nè per guadagno o per vanità esecrabili. Non ho preso la tessera fascista, anzi ho affrontato le persecuzioni di socialisti e di fascisti insieme. Posso aggiungere che non solo non ebdi mai simpatia per Mussolini ma sentii sempre contro di lui una reazione fisica. Sapevo che rischiavo 11 tutto per il tutto e che comunque la guerra fosse finita nessuno mi si sarebbe mostrato grato. Ma te. mia via era segnata. Dante e I partigiani — Nel 1944 vidi l'Italia — prosegue — impegnata a fendo. Essa giuocava il tutto per il tutto. Cosa avrei dovuto fare? Augurarmi la sconfitta? Ho scritto per la guerra, ho auspicato alla nostra vittoria. Quando si è in guerra si spera sempre nella vittoria. Napoleone 1° sperò di vinc re a Marenco quando aveva già perso la battaglia e invece vinse. aabtDcDtp a a o a i e Il Presidente rivedendo gli articoli dedl'imputato che si ammucchiavano in pila sul banco osserva che Ramperti tra l'altro scrisse che anche Dante Alighieri sarebbe stato contro i partigiani. — Volevo dire che anche Dante sarebbe stato avversato dai partigiani e dai non partigiani. — Allora rimaniamo a Firenze. Voi nel marzo del '45, doè alla vigilia della disfatta, esaltaste il cecchinaggio di Firenze contro gli alleati. Ave<te fatto l'esaltazione di quelle sciagurate ausiliarie di Manganiello che avevano imbracciato le armi contro gli alleati, contro gli stessi ita Dani. Non eravate fascista " vi comportavate peggio dei più esaltati fascisti. Cento articoli di giornali L'imputato s'affanna a spiegare il suo concetto e il presidente obbietta: — Avevate capito che agivate male e nei vostri articoli non nascondeste che vi esponevate a dei rischi. Tuttavìa avete persistito. Chiamaste'In altro scritto l tedeschi popolo generoso, cavalleresco, leale! — Alludevo ai germani in pace, nelle opere del lavoro e dello studio. Ogni popolo in guerra è diverso che in pace. — Scriveste pure-un articolo su Stresa. Saprete di quei 22 ebrei che vennero affondati nel lago?... — Quando scrissi quell'articolo non sapevo di quest'episodio. Comunque fu un articolo così ortodosso che fui richiamato all'ordine dal Ministro della Cultura Popolare. L'imputato avviandosi alla fine delle sue dichiarazioni, rese con calma e misura inusitata nei suol scritti, ha ammesso che il popolo fu tradito e ingannato ed egli fu tra gli ingannati. S'inizia l'esame dei testimoni. Sono cinque o sei a difesa, nessuno d'accusa. Lo accusa¬ ncvndcGCztsrgsGf i i a , a , ¬ no quel centinaio di articoli ch'egli scrisse nel periodo che va dal '43 al '45 e che formano una pila sul banco presidenziale. Sfilano i testi Nino Sacchi commerciante, i giornalisti Giovanni Mosca e Boccaletti Cesare e l'editore Renzo Pezzani. Tutti attestano 11 disinteresse del giornalista e dello scrittore nonché il suo pensiero sulla guerra che definiva giusta e credeva dovesse essere vinta dall'Italia e dalla Germania. Soprattutto questi testi hanno confermato 1 antifascismo fondamentale dell'imputato che nei primi anni del regime subì arresti, violenze e pericolo di morte dagli squadristi; e anche più tardi In piena propaganda di guerra fu ripagato con ingratitudine dallo stesso regime. Ha vissuto esclusivamente coi proventi non lauti del suo lavoro rinunciando a situazioni redditizie per quel disinteresse di cui era permeato. L'oratore della legge ha la parola e inizia la sua requisitoria riconoscendo che è stato largamente provato come il giudicabile odierno non sia un fascista, ma un convinto antifascista. A lui potremo muovere qualsiasi accusa, non quella di fascismo! Ramperti deve risponder semplicemente dell'art. 58 d'una legge di guerra promulgata fino dal 1941. La richiesta del P. M. Egli ha favorito con la sua attivissima opera giornalistica i disegni del nemico; è mancato alla fedeltà che deve avere il cittadino in questa. Ha proclamato il nazismo spirito liberatore e ha esaltato * il genio provvidenziale dei due Uomini » cioè dei due dittatori. Ha proclamato nei suoi scritti «Il popolo tedesco buono, retto, che aveva diritto di vi¬ staItalIcontatci he schela ziovasè pni diosuonosquitridenconanziouffallta devopu11 gola costrvitrimè cegnsomtotrprpiLàtachtopevoalpalaperetovere perchè povero ». In un articolo ha finito col chiama-, , re burattinaio il maresciallo! riBadoglio e burattini quelli chel o i e a a è n ! a a a a e iori. to, i¬ stavano dall'altra parte della Italia. In sostanza l'imputato -— conclude il P M. — ha esaltato lo straniero nemico che ci ha derubati, che ha ucciso e straziato i nostri fratelli, che ci ha traditi. Difendendo la criminalità di questa nazione che ha incendiato e devastato l'Europa lo scrittore è passato sul corpo di milioni di vittime. L'uomo di studio e di pensiero ha messo il suo intelletto al servizio del nostro nemico più spietato, quindi ha tradito la nostra patria. L'oratore conclude chiedendo ai Giurati Popolari la condanna dell'imputato a 16 anni di reclusione, all'interdizione perpetua dei pubblici uffici, la confisca dei Deni ed alle spese del processo. Dopo breve riposo, s'è avuta l'arringa delravv. Luzzani del foro di Como che con l'avvocato Dagasso difende l'Imputato. Ha parlato fondando 11 suo dire strettamente su argomenti giuridici e delincando la figura del suo patrocinato come quella di un filosofo astratto dalle materialità della vita. Quindi l'udienza è stata rimandata a stamane. Per poco l'avv. Luzzani non è finito ieri mattina alle Carceri Nuove a tenere compagnia al suo difeso. Aveva preso alloggio all'Albergo Tonno, ma al mattino è stato svegliato da due agenti di P. S. e tradotto, non senza sua sorpresa, in Questura perchè col pito da inandato di cattura. Là, si è ussodato che si trattava d'un vecchio mandato ch'era stato spiccato dalla autorità repubblicana l'anno se per attività antifascista. L'avvocato Luzzani infatti potè allora sfuggire all'arresto riparundo in Svizzera e dopo la liberazione non aveva più pensato a un simile conto arretrato. Risolto l'equivoco, l'avvocato è stato rilasciato. n a-, , o! rio, alla nostra Questura cclnllGtcel Nulla ^^^f^i aita TirtQTwj Oiinstlirn' e. m.