Panorama letterario

Panorama letterario Panorama letterario a a o i o » a l a ) e. - », o a ro a in Ir boo iele cse li ao». ue i? io ne di la ana la zo o a e ni, 00 es aute è su nti cironi e in uthe tta me E' rra orno na neVodel lie piastrà seso; un 0 a sepei ino o è ato 1O0 a il a * Nul di premici elle ine l'alere i, Se dovessi scrivere per 1 nostri amici inglesi francesi russi o americani un disegno sommarlo dello stato delle lettere Italiane alla caduta del fascismo, mi mancherebbero quelle due o tre figure di primo plano che richiamano subito l'attenzione degli spettatori: come potevano essere Ieri D'Annunzio e Pirandello; e come potrebbe ancor oggi essere Croce, se — In questa vita puramente letteraria — al potesse prendere un filosofo a caposcuola. Nè lo stuolo del minori della stessa generazione offre più luogo a rilievi: II superstite OJettl s'intomba, per sua ventura, senza «he si ricordi l'ultima delle sue adulazioni: IPparagone 'd'ella' cupola di Santa Maria Novella con un casco germanico. Della schiera della Vce, Prezzollnl è rimasto In America e da anni non contava più, nella letteratura militante; Soffici è stato in campo di concentramento, e Paplnl meritava d'andarci con lui. Palazzeschi, dopo il successo delle Sorelle Materassi, strano flore toscano con la Velia di Clcognanl, ci promette altro? Emillo Cecchl, su cui tutti abbiamo puntato, ci ha deluso con l'Accademia fascista, accomunandosi con Baldini e Bacchelli, mentre lo ritenevamo diverso: vedremo se risaliranno la china. Anche lo squadrone della Ronda è dunque Anito male, mentre vent'annl or sono sembrava il punto di partenza della nuova letteratura. Fra gl'Isolati e gli attardati sta ancora Bontempelli. che distinguiamo da Linatl, come quest'ultimo da Brocchi, Salvator Gotta o Marino Moretti. L'avvenire è altrove. Non vorrei sbagliare, ma vedo in Alberto Moravia lo scrittore . Intorno a cui si può, senz'alcuna pretesa di scuola, ma come una semplice Indicazione di tendenza, raggruppare 11 nuovo romanzo. GI'indi//erenti fecero scandalo durante l'Ipocrisia fascista non pel tema (uomini che sono l'amante della madre e della figlia si trovano persino in Maupassant e Bourget) ma per lo spirito della rappresentazione: arido e cndele. Non impressiona molto chi seguiva 11 romanzo europeo, perchè sospettò la moda: invece, la sincerità di Mo'avia è ormai chiara, e l'analizzeremo parlando del suol ultimi libri. Se con lui, Arturo Loria. Cesare Pavese, Carlo Levi, Elio Vittorini, pos- , sono presentarsi come l narratori di sinistra, che risentono influenze francesi (fartre) c amerlcane (Saroyan), c'è una destra letteraria rappresentata da Bonaventura Tecchl e Alessandro Bonsantl, che ha una nuova recluta In Francesco Jovlne, la cui Signora Ava può ricordare a noi piemontesi Calandra, mentre a me ricorda, epurato, purificato, sublimato, anche Petruccelli della Gattina. Mentre I populisti ai ambientano Moravia a Roma, Loria a Firenze, Vittorini in Sicilia e Pavese In Piemonte, senza peraltro riuscire a far dimenticare Hemingway e Dos Passos, o più semplicemente Eugène Dabit o André Malraux, per non parlare di Faulkner e di Sherwood Anderson, la provincia è schietta In quelli che lo chiamerei gli scrittori dell'Italia centrale. Manca da no* Il romanziere brillante e geniale, tipo Aldous Huxley, per Intendersi, ma è forse pretender troppo per un paese dove scienza, letteratura e alta cui tuia non sonr. mai andate a braccetto insieme. I nostri cosmopoliti sono dei surrogati, e se proprio volete un nome, eccolo: Malaparte. La poesia, è un grosso guaio. Da Ungaretti a Montale, da Saba a Quasimodo, da Gatto a quell'altro di cui mi sfugge il nome, qui c- troviamo in presenza di ina scuola di gente convinta di aver preso 11 seguito di Leopardi, e per poco che une affacci dubbi, o modestamente Insinui che la lirica non comincia con Rilke, con Mallarmé, con Eliot, con Garda Lorca, con Apolllnaire, e che l'ermetismo e il verso libero possono essere delle trovate, ma che c'è ben altro al mondo', rischia di farsi crocifiggere. Contro 11 totalitarismo si ragiona male, e a tirare In campo l'Ariosto o 11 Bernl, ci attendono sassate. Proveremo tuttavia, con pazienza e diplomazia, a cercare di veder chiaro anche qui, man mano che se ne presenterà l'occasione. Un altro campo di spine si presentava qualche anno fa a chi dovesse fare della critica militante: quello del saggio, e della critica. CI si era fitti In capo che l'e'zevlro, ossia l'articolo di ter/a pagina dei quotidiani, torti il non plus ultra della letteratura. Polche tutti i temi seri, col fascismo, erano impossibili, ecco una caterva di memorie d'Infanzia, puerizia, adolescenza; oppure divagazioni a petto delle quali l'Inno al canapo dell'Inibì inni, o gli scherzi del Gallanl erano cose sostan zioslssime. Ci vollero Mario Praz, ;oi Fiori freschi, e con 1 nuovissimi Moftui e figure, e Pietro Paolo Trompeo con 11 Lettore vagabondo e 11 Carducci e D'Annunzio, a rimettere In onore il saggio che si fonda, oltre che sulla fantasia, sul concreto della storia e dell'arte. Sergio Solmi, che è 11 più sottile del nostri critici non universitari, ha veduto assai bene che, a parte le dé/aillances provocate da quella che io chiamo la libidine accademica, le persecuz*oni contro alcuni organi e libri di alta cultura (la Critica di Croce fu la sola eccezione), l'Istupidimento derivante dagli scarsi o addirittura

Luoghi citati: America, Firenze, Italia, Loria, Piemonte, Roma, Sicilia