Leon Battista Alberti

Leon Battista Alberti UN EMULO DI LEONARDO Leon Battista Alberti Tra le rovine che questa guerra atroce semina In ogni dóve, si deve annoverare purtroppo anche il Tempio Malatestiano di Rimira, U capolavoro incompiuto di lieon Battista Alberti, di linea maestosa e so-' lenne sull'ianponente zoccolo che lo sorregge. Nel pensiero dell'architetto la costruzione doveva essere completata con una grande cupola che poi non fu più costruita. Particolare curioso, questa chiesa è decorata con figure e linee tolte dalla musica e dalla geometria. In questo si deve certo riconoscerle la mano dell'architetto che non era un architetto come tutti gli altri ma uno degli uomini più universali dal suo tempo; e certo starebbe a prototipo dJeU'universailità delringegno se non fosse, per cosi dire, mesBo in ombra dalla più gigantesca e misteriosa figura èa Leonardo, dd poco a lui posteriore. Giovinezza battagliata Nel parlare di Leon Battista Alberti non si può quasi fare a meno di schizzare un parallelo con Leonardo. Essi hanno difatti molti tratti in comune la nascita, illegittima a en-; trambi; in entrambi un vivo interesse per le cose delia scienza; in entrambi eccellenza nelle arti e acuti pensieri e In segnarnenti sulle arti. L'Alberti fu inoltre anche un letterato e un dotto, che Leonardo non fu, confessandosi egli stesso uomo senza lettere. Nacque Leon Battista Al berti1 sui primi del Quattrocen to, ed ebbe una gioviniezza dura e battagliata.; nella quale però la straordinaria facilità dell'ingegno riuscì a porlo a livello delle persone più colte dell'epoca, mettendolo subito tra i maestri dei la lingua latina e volgare. Non è però della sua bravura, letteraria e dei molti documenti lasciati in questo campo che vogliamo parlare, ma bensì deli'Alberti uomo di scienza e tecnico, In quale attività egli condusse felicemente accanto all'altra tutta diversa di segretario di pontefici e di uomo di lettere. Difatti, mentre era a Roma a coprire la'carica di latinista, egli passava le ore Ubere a girare per le rovine della città antica e ad osservarne i monumenti ed i resti; ma con un occhio ben diverso da quello del semplice curioso od intenditore. Tutti quei particolari costruttivi rivelatigli dalle rovine egli li ritenne come elementi del suo genio creativo e li ritroviemo poi negli edilizi ch'egli costruì armonizzati in linee di suprema eleganza. Frutto di questi vagabondaggi romani fu una descrizione della città di Roma, corredata da una pianta topografica di essa, da lui stesso rilevata, con istrumenti topografici pure da lui inventati. Purtroppo la pianta è andata perduta; ma la descrizione offre diligentemente notate le misure delle mura, del fiume, dei viadotti, delle porte, degli archi, dei templi, degli edifici più importanti Ecco dunque dal letterato rampollare l'archeologo, e l'archeologo farsi topografo; miracoli questi propri del Rinascimenito. Parecchi anni appresso, con l'avvento al pontificato di Niccolò V, benefico protettore degli studi, l'Alberti fu direttamente incoraggiato a proseguire i suoi studi matematici, fisici, architettonici Egli fu allora incaricato dal cardinale Prospero Colonna di eseguire ricerche nel fondo del lago di Nemi per ricercarvi due navi che la tradizione popolare diceva esservi sepolte (e che furono messe a secco nei nostri tempi). Egli fece galle.'jg'.aiHi sul lago file di botti vuote concatenate tra di loro; a queste appese dei grossi canapi terminanti in fondo con uncini e lungo i canapi fece scendere dei palombari ge*■ novesi. Riconosciuta nel fondo una nave, egli volle tentarne il sollevamento a mezzo degli uncina e degli argani; ma nello aforzo la compagine deU la nave cedette e ne venne a galla la prora staccatasi dal resto. In questa si poterono riconoscere oggetti molto Interessanti tra cui grossi condotti di piombo, vensimilmente usati per portare nella nave l'acqua del castello di Nemi, con su impressovi il nome Tiberio Cesare Augusto. raronzdqtesagcccamtue ppLmdcncliAppatttanrcsSpfdtbpasdsgptuiltsussCtdL'opera maggiore L'impresa non fu potuta condurre a totmine. Ma l'Alberti ne trasse K> spunto per uno studio sulla struttura del le navi romane (Navis); e per progetti di ordigni bellici applicabili alle navi: punte, che emergevano dal tavolato del, ponte nel momento che il nemico passasse all'arrembaggio; tranelli per cui il nemico, posto piede sui ponte, veniva Inghiottito da botole e gettato n-cìlla stiva. H libro è ricondato in una nota di Leonardo. Ora è perduto. Cosi come sono perdute altre opere di argomento tecnico e matematico; sul moto dei corpi pesanti, commentari di cose matematiche, storia del numero e delle linee, manuale dell'architetto. Ci resta invece un trattato di giochi matematici, che sono poi applicazioni della matematica e della geometria alle cose pratiche,; all'agrimensura, alla misura mediante triangoli di altezze, distanze, profondità; alla cosrtru zione di orologi ad aria e ad acnua; alla costruzione di meridiane portatili, aul'uso del l'archipendolo per la misuradalla pendenza dei corei d ae-qua e per il puntamento delle bombarde; alla misura della profondità deC mare, là dove non arrivi lo scandaglio: alla costruzione di stadere; alla costruzione di un odometro, e cioè un misuratore di percorso, una ruota, un contagiri dprincipio non divemso da quelli applicati nei veicoli moderni. In questi Ludi non tutto è suo. Molto è preso dal suo tempo e riportato come in un manuale pratico, e non sempre riportato senza g'A errorche andavano connessi a simili nòz'ow ; ma essi rivelano l'uomo curioso di ogni novità e di ogni aite, delle cose minute còme delle grandi, simile Bnche in questo a Leonardo. Seni tira che sia anche da attribuirsi a lui un'altra ope ra Dei pondi e lieve di alcuna rota, rimasta inedita dove sono studiati con grande acutezza problemi riguardanti la caduta e il peso dei corpi, l'equilibrio della leva, della vite, de] plano inclinato; e dove sono descritti molti congegni atti a muovere ed a Orare grandi pesi. L'opera sua maggiore ne] campo della letteratura tecnica è forse il suo De re aedificatoria in cinque libri; il primo vero trattato di architettura dopo quello ormai antico e in parte sorpassato dai tempi dovuto a Vitruvio. Non si può ripetere a proposito di Leon Battista Alberti il detto maligno ma non senza verità di Bernardo Shaw: Chi sa fa, chi non sa insegna. L'Alberti non si limitò ad insegnare. 1 canoni' dell'architettura, ma li praticò con somma maestria. Abbiamo già detto dell Tempio Malatestiano. Altre sue opere sono lavori dd restauro all'edilizio dd San Pietro, e al tempio di Santo Stefano Rotondo sul"Celio; lavori di riattamento di acquedotti romani, il Palazzo Rucellai in Firenze, rimasto tipico dell'architettura fiorentina, le chiese di Sant'Andrea e di San Sebastiano a Mantova. La quale operosità nel campo tecnico non gli impedì di farsi scrittore ammirato di dialoghi, di commedie, di trattati, acuto indagatore di problemi morali; di esercitare la pittura con somma maestria, a detta dei contemporanei, di scrivere trattati di scultura e di pittura, dd occuparsi di musica, come di storia, come di grammatica; e persino di criptograna. Di fatti, fra i tanti trattati da ivi lasciati ce n'è uno assai curioso De compo iiciid.-i.v- cifris in cui sono date le norme per decifrare le scrit ture segrete e propose un sistema di segni da non potersi usare da chi non ne conoscesse la chiave. Mori nel 1472 in età di sessantotto anni. G. Castel franchi *

Persone citate: Battista Alberti, Bernardo Shaw, Leon Battista, Leonardo Leon Battista Alberti, Orare, Prospero Colonna, Rucellai, Tiberio Cesare Augusto

Luoghi citati: Alberti, Firenze, Mantova, Nemi, Roma