"Bastone, bastone,,

"Bastone, bastone,, IL DIARIO DI CIANO "Bastone, bastone,, Con questo argomento Mussolini voleva andare verso 11 popolo : voleva esportare all'estero le opere d'arte per fronteggiare il disastro finanziario - Un dibattito polemico alla Commissione di difesa - Il rifiutò di fornire materiale bellico all'Inghilterra XIII. Dal 3 febbraio al 14 marzo 1940 3 febbraio 1940. — L'ambasciatore inglese consegna un promemoria relativo ai negoziati commerciali; le condizioni non sono cattive, ma una è considerata sine qua non. Ed è la vendita alla Gran Bretagna di armi e munizioni. Sojio certo che il Duce la prenderà male, ma Riccardi dice che bisogna fare di necessità virtù emettersi d'accordo con gli inglesi altrimenti la situazione economica si appesantisce troppo. 6 febbraio. — Vedo il Princi pe d'Assia. Vuol conferire col Duce da parte di Hitler, ma non ha niente di speciale. Mi informa che Goering è il più avvelenato contro l'Italia e, pare anche, contro me personalmente. Bocchini pessimista 7 febbraio. — JJitor?io dei Duce, col quale ho un lungo colloquio. Intanto rifiuta di vendere armi all'Inghilterra: dice che non vuole diminuire 1 messi bellici a nostra disposizione e che intende tener fede agli impegni, recentemente confermati, con la Germania. « Gii Stati, come gli individui, devono seguire una linea di morale e di onore ». Non si preoccupa delle reazioni inglesi che io preannunzio inevitabili e dure. Anche la scarsità di carbone non lo preoccupa. Ripete che è un bene per il popolo italiano essere costretto a prove che ne scuotano la secolare pigrizia mentale. E' aspro verso il popolo. « Bisogna tenerlo inqua drato e in uniforme dalla mattina alla sera. E ci vuole bastone, bastone, bastone ». Non discrimina tra classe e classe: ohiama popolo tutti coloro che si abbandonano agli istinti della vita vegetativa. Informo Riccardi delle decisioni del Duce in materia di scambi con l'Inghilterra. Ne è molto desolato : contava sui 20 milioni di sterline pattuite e teme di non ricevere più le ma¬ tegnPdsfesrdcilnspuassncsteceSpsvnoetmppnnlpnddg n e i è 0 e ¬ terie prime, provenienti in: gran parte dal mercato britannico. 8 febbraio. — Comunico a Percy Loraine che il Duce ha deciso di rifiutare ogni richiesta di materiale bellico. L'effetto della comunicazione è stato molto forte: Loraine ha risposto che così tutte le basi dei negoziati vengono meno che tra breve sarà intercettato il., .traffico del carbone proveniente dalla Germania. Bocchini conferma che lo stato d'animo del paese è sempre più inquieto e teme che in un futuro non lontano possano anche verificarsi incidenti e disordini. 11 febbraio. — Bentni riferisce che Riccardi in Commissione Suprema ha fatto un molto coraggioso discorso sulla reale situazione valutaria, sulle scorte e sulle possibilità effettive di entrare in guerra. E' giunto a conclusioni del tutto pessimiste ed in un tono senza precedenti. 14 febbraio. — In Comissione Suprema di Difesa, Graziani'e poi il Duce rispondono al discorso Riccardi,. Graziani rivendica all'esercito l'onore di non aver chiesto al Paese sa orifici finanziari troppo gravi; e il Duce rivendica a se stesso tutta la responsabilità degli armamenti. Dice che dal 1935 in poi gli economisti hanno sempre minacciato il fallimento, < nonostante ciò abbiamo continuato a galleggiare. L'oro so ne va Balbo mi accompagna a Palazzo Chigi. Morde il freno. Approva in pieno la mia relazione : « Fai un fischio — conclude — e vengo subito con te ». 15 febbraio. — Rapporto di Bocchini molto pessimista sulla situazione i?iterna. Il disagio del Paese cresce con l'aumentare delle difficoltà. Il prestigio del Regime non è più quello di un tempo. Ma queste cose le dice a Mussolini? Lui oiura di si. 18 febbraio. — Sebastiani mi in/orma che Mussolini intende cambiare Revel dopo il clamo- rgdoiag n a i o e a i e I ne di pani o e o Aauti e è si ne he a hè ri la le 1 ni. roso insuccesso della tassa sugli scambi. E' stato un provvedimento bestiale: niente di più odioso di una tassa, che ad ogni istante ricorda la sua esistenza a milioni di co»itribuenti. 22 febbraio: — Vedo il Principe di Piemonte. Lo ragguaglio sulla situazione, che del resto conosceva bene pur mantenendo un giudizio molto prudente. Però era chiaro che tornava se?itir dire da me ciò che non osa dire lui. E' molto antitedesco, e convinto della necessità di rimanere neutrali. Scettico — impressionantemente scettico — sulle possibilità effettive dell'esercito nelle attuar, li condizioni — che giudica pietose — di armamento. 28 febbraio. — Il Duce ha detto ieri ad Anfuso, durante il rapporto: «in Italia vi sono ancora degli imbecilli e dei criminali che pensano che la Germania sarà sconfitta: io vi dico che la Germania vincerà». A.ocetto l'imbecille — se è per me — ma criminale, è ingiusto I Comunque ò questo suo profondo, onesto convincimento che ispira tutta la sua azione. 29 febbraio. — Il Duce stamani se la prendeva con i genovesi che, come i milanesi, « si manifestano inguaribilmente anglofili e anche discretamente vivi». Ciò perchè a Genova si mugugna più che altrove, nonostante che Albini lo smentisca. Bocchini si preoccupa sempre più. della situazione interna. Difficoltà economiche, in certezza politica, rarefazione dei mangerecci: ecco gli elementi fondamentali del malcontento. 1 marzo. — Con il prossimo Rex partiranno lingotti per 2 milioni di dollari. Tolto questo miliardo, la riserva aurea s'aggirerà sui 1.300 milioni, contro un deficit nella bilancia dei pagamenti previsto per l'anno in corso per 4.000 milioni. Ma anche di fronte a queste difficoltà, il Duce ripete che mai un Regime è caduto per difficoltà finanziarie o economiche. Stamani elogiava le gran visioni della politica di Hitler, che avrebbe in merito «u?i vero piano regolatore della vita europea* basato sullo scambio delle popolazioni al fine di far coincidere le frontiere politiche con quelle etniche. o e e, eto ra di di 3 on to la uò e nti ns00 he rti iti o e. eri an na ra araun vaulto! va e tri ati e. ato coda on di cabiurrop ). », sso le de abitra roua da La uta Per plaoere al padrone. Revel non è affatto pessimista in materia finanziaria e me ne sorprendo. Stamani al golf mi ha spiegato una sua teoria bislacca per la quale l'oro non varrà più niente e noi saremo ricchi vendendo le opere d'arte. La verità è che Revel è un coglione, e che adesso si è messo a fare l'interventista a oltranza per piacere al padrone. Comunque è pericoloso perchè invece il Ministro delle Finanse fosse onesto e capace, dovrebbe fungere da freno. 3 marzo. — Col Duce si parla dell'eventuale esportazione delle opere d'arte. Lui è favorevole alla cosa: io, no. Non ama gli oggetti d'arte e detesta soprattutto il periodo di storia in cui i maggiori capolavori furono prodotti. Ricorda — e lo ricordo anch'io — di aver provato un senso di noia e di stanchezza fisica per lui sconosciuti il giorno in cui fu costretto a seguire Hitler in una minuziosa visita a Palazzo Pitti e agli Uffizi. 5 marzo. — Lungo colloquio col Re. L'ho trovato indispettito per l'atteggiamento inglese, ma senza che ciò abbia per niente mutato il suo fondo di pervicace antitedesco. « Io sono nel libro nero della Germania» ha detto. «Si Maestà: al primo posto. E se permettete l'audacia, io vi figuro subito dopo ». « Lo credo anch'io. Ma ciò onora entrambi nei confronti dell'Italia». Tale il tono dei nostri discorsi. Non ho esitato a dirpii che considererei la vittoria tedesca come il più grande disastro per il nostro Paese. Mi ha domandato cosa potremmo ottenere dagli alleati. « Salvare la libertà dell'Italia, che l'egemonia germanica comprometterebbe per secoli ». Era d'accordo. 6 marzo. — Per la prima volta ho trovato uno che vuole fare subito la guerra con i tedeschi contro Francia e Inghilterra. Questi è niente di meno che l'intrepido Cesare Maria De Vecchi di Val Cismon! Gli americani dicono che ogni minuto nasce un imbecille: basta trovarlo. Questa volta l'ho trovato. E' soprattutto un vanesio che sogna maresciallati e collari e spera conquistarli col sangue degli altri. 7 marzo. — iTussolijii cova la sua esasperazio7ie. Stamani pronunziava a denti stretti nuove e non precise minaccie contro gli inglesi. Poi ha detto: ti/Inghilterra sarà battuta, inesorabilmente battuta. Questa è una verità precisa che tu — anche tu — farai bene a mefferii in testa ». In sette anni di quotidiani contatti è la prima volta che ?ni prende a partito personalmente. Se tenessi al posto più che alla mia coscienza, stasera dovrei essere molto preoccupato. Invece sono del tutto tranquillo. 14 marzo. — Al golf mi avvicina il Conte Acquarone, ministro della Real Casa. Parla apertamenfe della situazione, e assicura che anche il Re è al corrente del disagio che perturba il Paese. Acquarone dice che il Re ha verso di me « piti che benevolenza, un vero e proprio affetto e molta fiducia ». Acquarone — non so se d'iniziativa personale o d'ordine — voleva portare più oltre il discorso, ma io mi sono tenuto sulle generali. World Jopj-rlght » The Chicago Daily Nevri», « United Pre.=« ». Nuova Stampa », « Tempo».