Intransigenza e politica

Intransigenza e politica Intransigenza e politica Ore cariche di eventi eccezionali si approssimano all'orizzonte europeo come turbini furiosi apportatori della tempesta devastatrice o della pioggia che risana. Il mondo intero, trepidante e sconvolto ritiene a torto o a ragione, impressionato o non impressionato dai sibilanti oracoli della Delfo anglosassone, che 11 fato stia per comunicare la ultima decisione. Eserciti poderosi, come nel fragore di cataclismi geologici, si cozzano in una spaventosa eruzione di ferro e di fuoco da cui fuoriesca 11 vincitore o il sopravissuto, come Giove dalla mitica guerra dei Titani. In questi momenti cosi gravidi di destino parrebbe ridicolo o inadeguato trattare di problemi che non abbiano diretta relazione all'urto immane delie armi. Tuttavia, anche in tempo di sommersione delle idee sotto il peso della guerra totale, non è trascurabile il moto delle aspi, razioni degli uomini, lo svilup po delle concezioni sull'assetto dell'umana convivenza, il' quale deve procedere e procederà oltre l'urto delle forze materiali sulla strada storica indicata dal tormento di molte generazioni, di pensatori e di statisti, di apostoli e di politici, di masse e di minoranze. La lotta delle idee, delie concezio-J ni di vita e di società, è non meno grandiosa della guerra e il suo esito non è forse del tutto legato al risultato del conflitto medesimo. Comunque sia, il mondo non ritornerà più sul binari del passato. I propositi per cui siamo nella gigantesca mischia delle armi e delle idee, sono veramente l'espressione di un secolare travaglio per una meno imperfetta sistemazione delle collettività e della società: la giustizia tra 1 popoli e la giù stizla tra gli individui. Sul primo punto della giù stizia tra i popoli, noi fascisti italiani e nazionalsocialisti germanici, siamo sempre sta ti unanimi e risoluti. Non abbiamo mal ammesso e non ammettiamo che una Ter. ra, la quale, secondo 1 calcoli scientifici del Ficher e del Penk, esclusa la deduzione arbitraria di Malthus, può ali mentare da sei ad otto miliar di di individui, non possa far vivere mercè una opportuna riorganizzazione' della società ed un sistema di equa distri buzlone delle ricchezze, i due miliardi di persone che costi tuiscono l'attuale popolazione del mondo. Non abbiamo mai ammesso e non ammettiamo che accanto a paesi, come l'In ghilterra e gli Stati Uniti, de tentori della preponderante parte delle materie prime in dispensabili alla vita fisiologi ca e civile, esistano paesi diseredati e derelitti, esista un maltrattato « proletariato di popoli». Non ammettiamo, per dirla proprio con un foglio clandestino dei comunisti italiani, c che la politica imperialista e di rapina delle cricche internazionali del privilegio economico soffochi il proletariato », il nostro proletariato, il nostro popolo, la nostra Patria. E siamo appunto scesi in guerra perchè costrettivi dalle imperiose necessità di difesa degli interessi del nostro popolo, dell'indipendenza e della libertà e perchè trascinati dagli esosi e insopportabili soprusi dell'imperialismo economico dei privilegiati. Dove invece può rendersi ancora utile una ulteriore precisazione, è nel secondo punto riflettente la giustizia tra gli individui, cioè l'organizzazione di una società giusta, insomma il campo che si definisce genericamente con la locuzione « Politica sociale interna », ma che invece ha riflessi e incidenza immanenti sull'intera umanità oltreché sulla Nazione. Dal concetto della proprie, tà inteso quale frutto del lavaro e del risparmio — dalla casa all'impresa, dalla terra al commercio — e non come fattore di privilegio giuridico ed economico per una minoranza di sfruttatori o una burocrazia statale; dal concetto del capitale che diventa strumento nelle mani del « lavoro » per la migliore organizzazione dei fattori produttivi nell'ampio quadro degl interessi nazionali, al concetta della sociali zzatone quale radicale soluzione sia della secolare e sanguinosa crisi dell'umanità cagionata dal sistema dell'economia capita Ustica, sia delta mortificazione del lavoro operata dal bolscevismo rendendolo un fiassivo strumento dello Stao; al nuovo ordinamento sindacale che indirizza. le forze del c lavoro » — costituenti per noi I soli soggetti di ogni diritto — sulla giusta via della partecipazione attiva (fuori, da una politicamente e fiurldicamente inefficace parecipazione parlamenta ristica) alla vita del nuovo stato sociale, sta l'essenza della politica sociale di Mussolini il fondamento della RepubblicaFuori dell'accettazione del diciotto punti di Verona del nuovo ordinamento della Confederazione Unica del Lavoro, della Tecnica e delle Arti della Socializzazione, non si può essere fascisti o italiani degni di questo nome, cioè di tensori degli autentici interes si della Patria e del Popolo combattenti per la giustizia, degni di far parte del consesso di cittadini che contribuiranno alla rinascita del Paese dalle rovine materiali e dallo amar rimento delle coscienze Dall'assunto discendono pre else conseguenze: l'intransigenza del Partito deve ri guardare principalmente complesso dottrinale e prò gravolfetzioPchicamparcial'alnaziomogiogrsossartraprotaltonoffnomeallrepula caniPederiemtrisaditrpoCipaidglOslKpocosonumdeMcegocupomloatragrpalptasaepes{«Cpridintecglsnrtntdpngulplppslifptnzdssuidvcascm- J l n l o e o e a i n n . l r a à e i e ai o n e e n i in di er o aeceoaoin le sa ola aoosi eto gli ne mce o », nra ae, alla ra me co ona nta agautgl etale lla isi dal ta iodal un ainrze nti gni via va e e arstiato lla ni ubdel del onro, si ani di es olo zia, sso nno alle ar re nsi ri rò grammatico sociale della Rivoluzione fascista e la sua effettiva, rettilinea interpretazione ed attuazione. Perciò non è fascista anche chi si mostra intransigente nel campo puramente politico ma parla con sufficienza della so. cializzazione o ne stempera l'alto valore morale, rivoluzionario e storico, in considerazioni di riserva, o afferma che molto più della socializzazione gioverà alla rinascita un buon gruppo di industriali. O chi sostiene che oggi bisogna pensare alla guerra e non'ad altra, o che di fronte a talune prove di incomprensione di taluni operai, a questi competono robuste legnate e non offerte di conquiste sociali non meritate. D'accordo: molti operai si meritano un deciso richiamo alla realità, cosi come si sarebbero meritate energiche punizioni quei servi russi della gleba che bruciarono la casa fatta, costruire dal pioniere della rivoluzione russa, Petrascevskl] (un discepolo del socialista francese Fourier) per farli vivere in co. mime e redimerli dalla laro triste situazione. Cosi conte si sarebbero meritato un fracco di botte quei contadini russi, tra i quali si recavano per portare le idee socialiste, Ciaikowsky e centinaia di appartenenti alla classe colta idealista e a numerose famiglie aristocratiche istruite in Occidente, decise a dare con slstenza al programma, di Kropotkin « andare verso il popolo», i quali ascoltarono con sospetto i loro discorsi sul socialismo e sulla libertà e in numerosi casi li misero nelle mani della polizia, zarista', onde il processo dei cinquanta a Mosca nel '77 e quello dei centonovantatrè a Pietroburgo nel *78. Legnate meriterebbero alcuni operai della Fiat che dopo aver fatto chiedere unanimemente la socializzazione dai loro rappresentanti al Mini atro del Lavoro in una memorabile' adunata terminata al grido di cVlva l'Italia!», si prestarono alcuni giorni poi alla manovra della cricca capltalistlco-sower8lva, per ri. tardare la srcializzazione stessa. D'accordò, ma non è per episodi o anche per fenomeni estesi aventi tutti i caratteri {«ella patologia, generata dalle Circostanze, che si- rinuncia a percorrere la strada della sto ria, la quale si sa è cosparsa di difficoltà, di disillusioni, di ingratitudine. In una atmosfera di incertezza, sa'botaggio e terrore creata dagli esponenti del grasso capitale industriale con l'ausilio di alcuni prezzolati scherani che si autodefiniscono « socialisti » per imbrogliare l'universo, non si può pretendere dalla massa una serena presa di posizione. Si pretenda prima l'eliminazione dei dirigenti responsabili, troppo protetti, troppo perdonati e niente affatto sofferenti per la guerra e poi si pretenderà. In un ristabilito equilibrio psicologico, nel riflessi del Benso popolare di giustizia per tutti, che l'unanimità degli operai, che più di quelli soffrono e perciò più meritano perdono, sia cosciente dei propri doveri sociali. E' sommamente delittuoso inasprire l'animo di chi tanto fa per la giustizia sociale al popolo italiano, esagerando i termini di una Incomprensione operaia di modeste proporzioni In quanto Influenzata dall'aperta ostilità della massoneria capitalistica .e dei suoi sgherri. Ciò significa dar corpo ad una impressione di risposta ingrata alla recente conquista della casa in proprietà dei lavoratori, mentre si è meno inclini a dar TUlevo alla infame azione, che è contro il Fascismo (per semplici necessità tattiche), ma è soprattutto contro il popolo italiano, di molti esponenti del super-capitalismo nostrano, diretta e non libera manifestazione della plutocrazia InternazionaleA che serva poi un gruppo di industriali abili, si può constatare dal tradimento ignobile perpetrato contro il potenziale bellico dell' Italia fascistaanche prima del 25 luglioConclusione: quei taluni fa scisti di cui si discorreva devono essere esclusi dal Partito ' Fascista RepubblicanoSuanto meno per insufficienza 1 requisiti. Questa è l'autentica e sag già intransigenza che ci consente di esaminare con fierezza e serenità i rapporti di nofascisti (come tali veri italiani), con i nostri concittadiniAi quali dobbiamo dire ben chiaro che la politica sociale nel regime non è dono in « artlculo mortls », ma l'espressione di un travaglio di pensierodi azione e di sangue affinchè gli italiani conseguano giustizia e libertà effettiva, della volontà di giovare alla Patria, oltreché con l'armi, con il trionfo di una idea sociale che scavalca gli estremismi dWall Street e del Cremlino con una soluzione geniale e audace del problema del secolo? (Ed è ben chiaro che coloro 1 quali, venduti agli invasori mercenari di Churchill, uccidono italiani, devono esserrigorosamente eliminati inauanto si manifestano nemicel popolo e della Patria. A costoro non si stringe la mano)Ciò posto, è peraltro evidente che la parola 'intransigenznel campo propriamente politico o meglio della condottpolitica, appare o vuota di significato o. diluita in nebulosa vaghezza. Chiare devonessere le idee e i propositi, decisa e ferma la volontà di attuarli contro qualunque ostacolo e poi nel perseguire 1 fni proposti può ben giovarMachiavelli. Il quale, si ricordi, non è affatto, come accreditano taluni chiosatori superficiali, il presunto maestro dela immoralità o 11 precettordi cinici e violenti tiranni, bensì io scienziato della politicail religioso c del far bene que- ' lo che si fa », l'uomo profontebrvspcscbcraSudlginsnsispcp damente morale che « va dietro alla verità effettuale della cosa, più che alla Immaginazione di essa ». Siano dunque volte la fiera intransigenza nella politica sociale, per la chiarezza del termini in cui è posto il problema nel quadro delle secolari aspirazioni e del 3angue versato per un mondo più giusto, e la intelligente manovra politica, ad eliminare 1 nemici del popolo italiano o per Insensibilità sociale (e quindi connivenza palese o meno, in buona o in cattiva fede, "on la cricca degli oppressori), ed a raccogliere gli Italiani intorno alla bandiera della Repubblica Sociale che è la bandiera (lolla unità, della concorde difesa degli Interessi del popolo, della sua indipendenza e della sua giustizia. Meditino attentamente gli italiani degni di questo nome, nel momento in cui la prova suprema giunge al suo culmine e la Dea della Giustizia esamina i nostri atti prima di inviarci Iride, la celeste messaggera del bene o del male, a portarci il diritto alla vita o il castigo del servaggio. Giuseppe Solato

Persone citate: Benso, Churchill, Fourier, Giuseppe Solato, Mussolini

Luoghi citati: Italia, Mosca, Pietroburgo, Stati Uniti, Ustica, Verona