ORRORI IN ISTRIA !

ORRORI IN ISTRIA ! ORRORI IN ISTRIA! Documentazione di atrocità compiate contro la popolazione italiana - Spaventoso elenco di inauditi episodi e di vittime Udine, 27 ottobre. Sulle foibe e sul cupo mistero che le circonda ha già scritto da Trieste il vostro inviato: migliaia sono le vittime che questi antri infernali hanno ingoiato nel settembre del 1948 e nel maggio di quest'anno; ma il terrore che ancor oggi domina le popolazioni delle zone carsiche e istriar ne ha impedito che si sia potuto far luce su gli orrendi delitti compiuti da una masnada di delinquenti che hanno approfittato delle situazioni createsi dopo l'armistizio e dopo la sconfitta delle forze nazifasciste per potere dar libero sfogo ad un bestiale odio antiitaliano ed eseguire vendette personali. Tra 84 cadaveri o o n a o e i i li a e r Mentre la stampa iugoslava inscena una menzognera campagna anti italiana fondata su pretese quanto inesistenti atrocità commesse dagli italiani in Jugoslavia, non si pud non raccogliere il grido di migliaia di persone che chiedono giustizia, che chiedono che sia loro sciolto l'angoscioso dubbio che da mesi, da anni le tortura: il dubbio che i loro cari, prelevati dai partigiani di Tito e dei quali non hanno più avuto notizie, siano stati gettati in una foiba. Un giorno, quando, sparito il timore di venir foibizzati, gli abitanti di quelle insanguinate contrade potranno parlare storie terribili di delitti e di infamie senza nome saranno conosciute. Ma nel frattempo bisogna che tutte le foibe siano esplorate e che sia loro strappato l'orrendo mistero che racchiudono. Dieci ne sono già state visitate nella sona istriana, ma moltissime ancora ne rimangono e nessuna ancora lo è stata in quella carsica. Di ciò ohe a suo tempo hanno rivelato le foibe istriane diamo oggi alcune notizie in base a testimonianze inoppu (inabili di persone appartenenti a ceti diversi, laiche ed ecclesiastiche, delle quali non è purtroppo oggi possibile citare i nomi per non compro' metterne l'incolumità personale, e in base a documenti incontestabili. Dalla foiba di Vines furono estratti Si cadaveri tra cui quelli di tre donne. Tra i riconosciuti, fi cadavere dell'ostetrica Maria Cnappi-Battellì prelevata dalla propria abitazione e uccisa in Albana; il movente? assistette una donna jugoslava che partorì un figlio morto e venne lei ritenuta eausa del triste evento. Fu portato alla luce, tra gli altri, il cadavere di Rodolfo Codan, di 51 anni panettiere, di San Lorenzo di Posenatico. ucciso per ranco ri personali in seguito a una lite avuta 25 anni prima con uno slavo per futili motivi du rante una partita di bocce. Fu pure ricuperato allora il cadavere di Vittorio Bronzin, mutilato delle braccia fin dalla nascita. Nella foiba fu anche scoperto il luogo dove — secondo testimonianza di una partigiana di Barbana — era piazzato il microfono che serviva per la trasmissione di cronache di uccisioni in massa; la radiotelegrafista pare fosse una donna di 25 anni. Ventun salme Fotografie prese nelle foibe: cadaveri che conservano l segni dei supplizi. furono estratte dalle cave di bauxite di Oallignano tra cui quella di don Angelo Tarticchio, parroco di Villa Rovigno: l'unica colpa sua era quella di essere italiano...; tutti i disgraziati furono spogliati e poi uccisi con un colpo di pistola atta nuca. Tre sorelle A Terli furono ricuperati 26 cadaveri tra cui quelli di 4 donne. Tra le vittime è stata riconosciuta Amalia Ardossi. di 45 anni, da Medolino; ave' va voluto seguire il marito sagrestano, arrestato dal partigiani; fu legata a lui con del filo d'acciaio e con lui uccisa e cacciata in foiba. Di un delitto ancor più infame si mac chiarono i partigiani nell'ottobre del '48: l'uccisione delle sorelle Radecchi (Albina, di 21 anni, Caterina, di 19 e Fo sca di 17) abitanti a Lavori go. Esse lavoravano in una fabbrica di Pota; per tornare a casa dovevano passare per il campo di Fortuna di Altura dove c'era un blocco militare; e là spesso si fermavano a scambiar quattro chiacchiere coi soldati. Una sera i partigiani le prelevarono e le portarono a Barbana dove furono bestialmente violentate e costrette a far le sguattere. Quando dovettero spostare il campo, i partigiani di Tito usarono loro violen¬ ulrrsmpg?tct za, le seviziarono e buttarono nella foiba. Il padre delle assassinate, settantenne, è ancor vivo a Lavarigo. Parecchi sono i cadaveri di fascisti e di tedeschi; ma le indagini svolte e le numerose testimonianze hanno permesso di constatare che nella maggior parte dei casi il movente del delitto non fu politico. Ecco, a dimostrarne la fon datezza il racconto di un altro episodio raccapricciante. Nel 1984 tre slavi si presentarono durante una festa, nella sala da ballo del noto antifascista Pietro Gonan a Marzana, e ne invitarono la figlia minore a ballare; ella si rifiutò e i tre si vendicarono dell'off eva violentando la ragazza aitami giorni dono e uccidendola a colpi di pietra sulla testa. I ire furono allora severamente puniti dalla legge. I parenti dei delinquenti, partigiani, colsero l'occasione, per vendicarsi, della situazione creatasi dopo l'otto settembre e cacciarono il padre e lo zio della ragazza nella foiba di Terli. Famiglie intere e o a a e o ¬ Nétta foiba di Buroni trovò la morte, dopo indicibili tormenti, la professoressa Norma Co3setto, di 24 anni. I partigiani erano andati a casa sua, a Parenzo, per prelevarne il padre. Non trovandolo fecero prigioniera la figlia. Fu fissata ad un tavolo con legature di filo d'acciaio atte mani e ai piedi e sottoposta a inaudite violenze per tutta una notte da 17 mostri e poi gettata in foiba assieme allo zio, Eugenio Cossetto. Il padre e il marito, il quale mai si interessò di politica, che si erano messi atta ricerca della donna furono arrestati, uccisi e gettati netta foiba di Treghelizza Castellier. Nella foiba di Cregli in località Paglion furono ricuperate le salme di 4 impiegati della Bcpral di Pola, i quali con una ingente somma erano usciti dalla città per andare ad acquistare dei buoi: furono depredati e foibizzati. Non si conoscono speciali colpe dei disgraziati: anzi bisogna notare che se avessero avuto la coscienza non tranquilla, non sarebbero usciti dalla città sapendo che la zona era battuta da numerosissime bande partigiane. L'elenco potrebbe continuare ancora; gli episodi di cui si ha la documentazione sono moltissimi; ma non è purtroppo possibile citarli tutti. Vogliamo far notare, invece, che ?uasi tutte le vittime hanno polsi spezzati da una strettissima legatura di filo d'ac ciato. Sovente esse sono legate a due a due per le braccia: una sola porta i segni di ferite e l'altra no; il che fa pensare che uno venisse ucciso e si trascinasse nella caduta il compagno di sventura ancora vivo. Sono state trovate, negli abissi, frammiste alle saline, carogne di uno o più cani. Gente del luogo spiega che è credenza diffusa tra gli slavi che chi uccide venga purificato dinanzi a Dio del suo atto se mette accanto alla vittima un cane morto. La qual cosa dipinge ver lettamente il grado di civiltà. N. ttgLu

Luoghi citati: Jugoslavia, Paglion, Parenzo, Pola, Posenatico, Trieste, Udine