Il nodo della questione di Filippo Burzio

Il nodo della questione Il nodo della questione Ringrazio ("insieme con la esprimermi il suo consenso) il Sempre Avanti e Piero Bargia di aver riconosciuto con cosi oneste parole la lealtà e l'obiettività di questo giornale, e personalmente di chi scrive: esempio concreto di avveramento di una delle nostre più vive speranze, e cioè dell'instaurazione nel nostro Paese di un costume politico, in cui la reciproca Intona fede aia riconoaciuta, quando esiste; e dalle opposte parti non si sia sempre li col fucile spia sospettò, deH'insiaell'insulto. nato del nuazione e Venendo al merito della questione, mi permetta Piero Bargia di osservargli che, mentre egli accetta implicitamente la verità centrale della teoria delle élites — essere cioè la società umana retta sempre da minoranze organizzate, qualunque ne aia il regime politico (verità che fa a pugni con la ambigua formula demagogica dell'autogoverno delle masse, contro la quale, per amore di esattezza e di concretezza, ero partito in lizza) — egli sfugga ed eluda poi la mia distinzione — dilemma fra democrazia liberale e democrazia giacobina. Quando egli dice: « autogoverno di popolo furono e sono i soviet », eoli non ci dice se approverebbe giù da noi, questo modo di governare senza consenso dei governati, con delle elezioni a partito unico, che si risolvono in un'irrisione: e se deplora che io abbia chiamato € barbarico » un tal sistema di aovemo, mi permetto citargli le precise parole di Pietro Kenni (S5 maggio 1945) : « Uno dei più grandi problemi della politica internazionale è quello di introdurre nell'Unione Sovietica un sistema politico che ai avvicini aempre più al sistema democratico, cosi come in ogni paese viene posto il problema della democrazia ». Quando poi Bargia ag- ?iunge: « Tra le vecchie élles... e le élites nuove, aperte fra centro e periferia, aempre fluide in un ininterrotto dialogo tra la sommità e la base della piramide, non c'è nulla in comune », 10 osservo due cose: 1) dò 11 mio entusiastico consenso all'ascesa e alla partecipazione al governo (a un governo di democrazia liberale e non giacobina) delle nuove élites operaie, cioè di energìe fresche e sane, di cui la società contemporanea ha tanto bisogno; e che il mio consenso non sia frutto dell'occasione polemica, egli potrà vederlo da un mio libro sul liberalismo, uscito da qualche mese; 8) esprimo la mia viva apprensione che, se le nuove élites dirigenti saranno ,di tipo, socìalcomunista (se, cioè, si assommerà paurosamente in esse il potere economico al potere politico: e la saggezza insegna di non conferir mai troppa potenza a un sol uomo o a un sol gruppo.'), esse, anziché aperte, come credono Bargia e tutti i socialisti in buona fede, diventeranno fatalmente caste oligarchiche, tiranniche e terribilmente chiuse; come accade, finora, in Russia, dove il personale di governo (formidabile personale, senza dubbio), è praticamente sempre lo stesso da 27 anni a questa parte. Quanto sopra risponde anche, per quel. tanto che lo merita, al trafiletto: Aristocrazia a vuoto, dedicatomi da /. v. su Giustizia e Libertà: trafiletto nel quale ho dovuto constatare una certa immaturità, via diciamo un po' presuntuosa, che mi dispensa dalla d'acuaaione. Ai notevoli aforzi fatti aullo stesso giornale, da N. Bobbio per chiarire aempre più quel sostanziale concetto di « democrazia », intomo ai quale tutti ci si affatica, accennerò, se lo spazio vorrà consentirmelo, un'altra volta. Filippo Burzio

Persone citate: Bobbio, Piero Bargia

Luoghi citati: Russia, Unione Sovietica