Una realtà che s'impone

Una realtà che s'impone Una realtà che s'impone /I .Ministro della Cultura Popolare, nel suo discorso di aoinenicà a Tonno, ha fatto Come si suoi dire, il punto SMj,e realizzazioni sociali della Repubblica sorta dall'immaìie tragedia deU'8 settembre. E H bilancio di queste realizzazioni, ottenute in un tempo cosi breve e in condizioni tanto eccezionali, è cosi impo nente che nemmeno l'acida propaganda avversaria può in qualche modo menomarlo. £,0 socializzazione, che al centro dell'attività sociale : a i e a i a o li o d di e e o e a o ti si adella Repubblica e che costituisce una riforma di tale portata da aver già trovato numerosi tentativi di imitazione anche presso i più /e. roci nemici del Fascismo, non è la sola grande conquista del lavoro italiano; ad essa fanno degno contorno la riforma della organizzazione sindttealey--cke ha avverato-- la pariteticità fra carpitale e lavoro, la UtobUitazione cooperativistica, la immissione dei lavoi atori nelle amministra, zioni comunali, i drastici provvedimenti annonari, la creazione del Ministero del Lavoro. Eolia serie grandiosa di queste riforme se ne ag. giungerà tra breve un'altra annunciata dal Ministro Mezzasoma: la riforma dell'ordinamento corporativo. Qui il Ministro ha apportunamente sottolineato che la socializzazione non rappresen ta affatto una sconfessione del sistema corporativo, ma di esso costituisce una nuova formula. Poiché il Fascismo non rinnega né abbandona i principi del corporativismo affermati nel ventennio precedente, ma li adegua alla nuova realtà in base ai frutti dell'esperienza. Libero dagli inceppamenti monarchici e da deleterie influenze capitalistiche e massoniche, il Fascismo può oggi procedere spedito neZt'aftuazione delle riforme rivoluzionarie che proclamò all'origine e che furono alla base dello Stato corporativo. E su questa via procede con decisione fermissima per realizzare in pieno il postulato espresso dal Duce nel recente ricevimento del Fascismo torinese: Fino a ieri il lavoro era strumento del capitale; da oggi in Italia è il capitale lo strumento del lavoro. Questo principio incomincia a farsi strada ovunque, segno evidente che la parola di Mussolini è quella che giunge pii dritta al cuore di coloro che vivono nel lavoro e del lavoro. Gli esempi si fanno ogni giorno più frequenti. Il Ministro ha ricordato che della questione sociale, divenuta il problema dei problemi in tutti i Paesi, si è occupato diffusamente Pio XII net discorso del 2 settembre dell'anno scorso invocando un migliore assetto del lavoro secondo un programma che nelle linee essenziali non differisce molto da quello che il Fascismo sta già attuando da tempo. D'altra parte, quanto si cerca di promuovere o si teztisdpnlipgl'dl'tttitrddmgmtlRoesaelavzdrvMnnpMvc i e o e n l o a o o a o i e ni e mi o iila o si tenta parzialmente di realizzare in Inghilterra, negli Stati Uniti, nella stessa Russia sovietica, che ha già lascialo dietro di sé buona parte del pioprto bagaglio comunista, non rappresenta, entro certi limiti, se non una cornatura più o meno indovinata del programma sodale fascista dell'Italia repubblicana. La parola socializzazione è diventata di moda anche nell'Italia invasa, dove sono stati annunciati da parte dei partiti antifascisti Umidi tentativi di socializzare senza, beninteso, riconoscere che si tratta di una riforma in pieno periodo di attuazione ai di qua dell'Appennino. Gli accenni di Mezzasoma sono quanto mai chiari e istruttivi al ri- . guardo. Non abbiamo nessun motivo di dolerci di questi tentativi di rubarci in ritardo l'iniziativa e. Video,JTuWaltro. _ Rileviamo soifànfo che più "si odia, più si combatte la R.S.I. e più si è costretti, anche se non lo si vuol riconoscere, , a camminare sulle orme da essa tracciate. Le vicende della guerra possono, nel loro alternarsi, allontanare od avvicinare i popoli alla concezione fascista dello Stato e del Lavoro, ma nei fatti la realtà non muta, e quando si vuol fare qualcosa di concreto e di utile nel campo sociale si è obbligati ad imitare Mussolini. Il conflitto, che noi riteniamo tuttora finirà con la nostra vittoria, potrebbe magari, a puro titolo di ipotesi, concludersi a vantaggio dei nostri nemici. Ma una cosa è certa: che un vincitore sicuro del presente conflitto lo si può senz'altro individuare nello Stato del Lavoro tracciato dalla visione anticipatrice del Duce. Oggi vi è ancora, anche qui nel territorio della Repubblica, chi si mostra freddo o scettico nei riguardi della socializzazione per puro spirito di avversione al Fascismo che l'ha promossa e la attua. Non sono mancati i tentativi di ostacolarla, sia da parte di chi poteva avervi interesse, sia da parte di tanti che non ne comprendevano o fingevano di non comprenderne la grande utilità per loro stessi. Neppure di questo noi ci lamentiamo. Ciò che soprattutto ci interessa è che la socializzazione si realizzi in pieno; e, come ognuno può vedere dal complesso imponente di aziende già socializzate, molta strada già è stata percorsa. Le difficoltà sono ingenti e gli ostacoli non cesseranno d'un tratto, come non potranno magicamente scomparire ostilità e incomprensioni. Ma verrà un giorno in cui i lavoratori apprezzeranno, come già in molti settori sta avvenendo, l'immensa portata d'una riforma il cui pregio è quello di distanziarsi dalla statizzazione livellatrice e dall'arbitrio del capitale. E nessuno potrà non ricordare allora da chi emanò l'idea e da chi venne portala a compimento.

Persone citate: Duce, Mezzasoma, Mussolini, Pio Xii

Luoghi citati: Inghilterra, Italia, Russia, Stati Uniti