Tripoli

Tripoli Un doloroso anniversario Tripoli a 1 o o o 5 . o l e a i o o à i o e i a > e o a , n , o e o l a i , l l e r i a e a . s l o . o l — i a è . i Il Bollettino di' guerra nume.u 973 annunciava, due auni or sono, lo sfcOiiib.uo ui irijK.ii, reso nece-aa.no dalla con-Xiitrazione in Tunsia ctol-e ta ze Jell'Asse dell'Afr-ci seiU-n(.Konaie dopo la ritirata da £1 Alam-ein e lo sbanco nei.beo in Algeria. Fu queiua unti giornaui di lutto e di doiaie per il Popolo itidiauo, nel cui ricordo passavano trenta anni di lotte, di sacrifìci, di lavo o imeneo che aveva cUuo a quo la nostra teria un nuovo volto e ne ave.va fallo un autentico p-roiungai,iciilo dcl,a Madre Pai-iiia oltretruai e. Se ricordKimo ogg'. qtwil triste 23 gc-iiiiaio, do(,o le unite altre doloi-o.e v-oeufie -he seguirono, non è per. miciur due un acarpo doi^re neil an.mo degli itfc< ioni cne a.:co.* ciedo-uo nei destino de.ia loro Patria,. n.<a per addi-are a tutti l'esempio di cjùti nostri trateili di laggiù, che mai duj.taioiio neppuie ne. moni.liti p.ù gravi che dovettero attraversare prima di cadi.iie sotto il dominio del nemico e che non dubitano nemmeno oggi nonost.nte il pauroso abisso In cui è caduta ì'Italia, dopo la neianda ùap.tolazioue. Conviene, però, notare che se sono sani spirituir..limentc gli italiani d'Africa, non lo sono meno fonda-mentaJirrunte queU li che vvono nella penisola, e la differenza ota so>-tanto nel fatto che laggiù il sabotaggio non giungeva ad operare come in Patria, e ciò non tanto per la. distanza, quanto perchè di là, dove si costruiva giorno per g'orno l'edificio impioMiile italiano e dove si viveva a contatto di popolazioni che la saggia colonizzazione ital'ana aveva pienamente acquisito ale fortune stesse della nostra Patria, si misurava In tutta la sua panoramiiai vastità l'ascesa cfcilla Nazione sotto l'impulso del ventennio mussolin'ono, e si ora perciò refrattari a qualsiasi azione disgiiegatrica. Soprattutto, non su giungeva neppure a concepire che ci potessero essere degli italiani che desideravano -a sconfitta per 11 loro spirito fazioso, e tanto meno sa poteva concspire che oi fosse uno StatoMaggiore che tramava delittuosamente, per tenebrosi legami massonici, a vantaggio nel nemico. Cosi come non concepiva tutto ciò il popolo che viveva nella penisola, il quale sentiva là ma/esser e derivante da tante cose che non andavamo, ma non poteva Intuirne le cause e cdononostaiw te dava it suo contributo di sangue e dd privazioni perchè la guerra avesse esito vittorioso. Se poi cedette, fu per l'azione velenosa con la quale ne fu minata, dall'esterno e dall'interno, la resistenza Questo veleno, però, non potè corrodere l'animo dei nostri confratelli dd Libia, dove il nemico fu accolto veramente come un nemico e a nessuno cassò per la mente di considerarlo come un liberatore. Ricorderemo soltanto che durante la prima occupazione di Bengasd (nelle due successive non vi erano quasi più italiani in quella città) 1 britannici non trovarono la m'nima collaborazione Sta i cittadini. Vi fu una sola eccezione, costituita da un ex-funzionarlo, naturalmente, massone. I tripolini non si comportarono diversamente e in ogni c'rcostanza manifestarono la loro fierezza di italiani di fronte all'invasore. Abbiamo altra volta rieo.dato su queste colonne che, quando gì' inglesi vdlero ferteggiare l'annuale ctell'-nvasione in Itatta, le poche bandiere apparse furono quelle repubblicane senza stemma sabaudo, e sui muri si poterono leggere iscrizioni di questo g:nere: Ritorneremo; Il Fascismo non è morto; L'ultima parola non è ancor detta, ecc. Ma vi furono altri eptodi che dimostrarono rinc-stihgui1: ile attaccamiento alla Patria di quel nostri fratelli Poco dopo l'occupazione fu a Tripoli a Re d'Ingh'Oterra, ma non incontrò per le vie un solo italiano; come se fosse stato diramato un ordine, nessuno usci di casa e porte e finestre rimasriro ermet'eamente chiuse. E il corteo, del sovrano, che procedeva fra schiere di poliziotti, fu una cosa veramTinte melanconica, polche neppure gli atiabi dimostrarono molta letizia per l'avvenimento. Essi avevJno visto con profondo dispiacere rallontanamento degli Itaiani; tutti coloro che lasciarono all'ultimo momento la città sono stati concordi nel "citare episodi al riguardo. Non pochi arabi con le iacr'me agli occhi dicevano ai nostri soldati: Non partire.' iVou partire/ D che, ass'eme alle tre Divisioni fornite dalla scarsa popolazione mussulmana, dimostra quanto si fosse operato in profondità nell'animo degli indigeni. Abbiamo affermato che la stoffa degli italiani, al di qua e al di là dell'Appennino, non è diversa da quella degli italiani di Libia, e lo sosteniamo anche se molte apparenze sembrano smentirci. Superato ,\\ temporaneo disorientamento il popolo nostro tornerà ad essere quello del 2 ottobre 1935 e dal 9 maggio 1936, quando si eresse fieramente contro le inaudite prepotenze dell'Inghilterra che voleva soffocarlo e prenderlo per fame; quella fame che ora, in molte Provincie, esso sta provando dopo la « liberazione ». Tornerà allora unanime al combattimento e ricunquisterà llndipendienza e l'unità. E nessuno potrà mal impedirgli di tornare nelle terre ch<bagnò cai suo sangue e fecondò col rio swriore, a coni nciare da Tripoli memaviglicsa teatìmonUanza «.ella sua capacità ^ jpaijlonistiaev e costruttiva. G. Z. Ornato

Luoghi citati: Africa, Algeria, Inghilterra, Libia, Tripoli