L'estremo saluto di Cuneo a Marcello Soleri di Marcello Soleri

L'estremo saluto di Cuneo a Marcello Soleri L'estremo saluto di Cuneo a Marcello Soleri Il lutto della città natale - L'austero rito funebre - Autorità, popolo, soldati I e e i e o a o o i i i a o i oaoa o a. a e ee se e a o e d e s- Cuneo, 25 luglio. Oggi tutta Cuneo si è riversata sulle piazze e' nelle vie per porgere l'estremo saluto a Marcello Soleri. Sin dalle prime pre del mattino un'insolita animazione si notava in via Roma e in piazza Duccio Galimberti ov'è la dimora del grande Estinto. I negozi erano quasi tutti chiusi: sulle serrande e nelle griglie abbassate spiccavano manifesti bianchi e neri recanti la scritta: «Lutto cittadino». Gruppi di uomini e di donne erano fermi sotto i portici, lungo 1 marciapiedi, dinanzi al portone di casa Soleri: parlavano adagio, a bassa voce, come se al morto — se al « loro » morto —- potesse giungere, inopportuna, l'eco dei loro discorsi. Alcuni giovani, attorniati da una piccola folla, attaccavano ai muri e ai pilastri gli annunzi della dipartita del Ministro: v'era un accorato appello del Prefetto, un'appassionata commemorazione del C. L. N. locale, una breve nota del Sindaco. La gente leggeva, commentava mestamente, si disperdeva, tornava a riunirsi nell'angolo della piazza, fin sotto l'androne ove le divise di tela dei partigiani si univano a quelle grigio-verdi dei carabinieri di guardia. Nella camera ardente Siamo saliti nella camera ardente prima che se ne desse il libero accesso a tutti i cittadini. L'appartamento del Ministro eTa affollato di congiunti e di amici: una soglia, un breve corridoio, un altro uscio e ci siamo trovati in una vasta stanza interamente parata a lutto. Lunghi drappi neri e ricami d'argento scendevano sino a terra, schermando la luce delle finestre. Sulla parete di fondo erano appuntati tre grandi tricolori: nel mezzo appariva un ritratto dello Scomparso — giovane, fiero, sempre col caratteristico pizzo, ma con uno sguardo lontano, con un sorriso dolce e triste sulle labbra... La bara, cinta di pian te, era tutta coperta da una cascata di fiori: rose e crisantemi, cui s'intrecciavano rami lucenti d'alloro. Ai piedi del feretro, fra due alti ceri, un compagno d'armi aveva deposto il « suo » elmetto e il « suo » cappello d'alpino — sacri ricordi della guerra 19151918. Alcune figure in nero, appena distinguibili nella penombra, pregavano fervorosamente. A sinistra abbiamo notato lunghi scaffali di libri — volumi di giurisprudenza e di storia politica; molti dì essi erano aperti, vi si scorgevano annotazioni di pugno dell'Estinto: e due o tre pagine portavano, visibile ancora, l'impronta della sua mano, il segno del suo inesausto amore allo studio, tanto erano calcate, incise, consumate. Nelle stanze accanto gli amici con brevi parole, scarne, quasi pudiche, lo rammentavano. « Ti ricordi quando a Roma nel 1922... ». E si faceva silenzio. Era bastato un accenno, era stata sufficiente una mezza frase: Marcello era subito fra loro, riviveva nei loro cuori. Quasi tutti avevano vegliato l'intera notte dinanzi alla bara: e i loro pensieri tesi a lui, fissi a lui, al comune passato, s'erano acquietati - nella prece, all'alba. Pellegrinaggio di popolo Verso le 10 s'è iniziato il commosso pellegrinaggio della cittadinanza: erano operai in tuta azzurra, erano vecchi dagli abiti laceri, erano montanari, campagnoli, partigiani che salivano le scale in punta dei piedi, che s'affacciavano quasi timorosi sulla soglia della camera ardente, che sostavano immobili, il capo chino, la bocca serrata dall'emozir»- resg; insnddDcdqgtrBLrnssgMB1blPpRcpcPicGcrfibgsgsVhncile ne. Una povera donna con una no bimba in braccio s'è fatta lara go tra la folla, ha deposto suln- l'elmetto un mazzolino di fiori le freschi di campo: poi di scate.Ito è ritornata nel gruppo, n-'piangendo. E tutti, nell'uscire. ell rivolgevano ai- fa liari dello IScoi: . -\rso un lux ;o sguardo a i l n reverente ed affettuoso, unn sguardo che sembrava dire1 ; Siamo con voi, vicini a voi in quest'ora di strazio c di sconforto ». Alte 11 s'è mosso l'imponente coreto funebre. Precedevano reparti della Guardia di Finanza e di Carabinieri. Dietro al carro, su cui spiccavano le corone delle Città di Torino e di Cuneo, dei cìdque partiti e del Governo anglo-americano,' abbiamo notato, oltre ai congiunti, numerosissime autorità: i ministri Brosio e Romita, il marchese Lucifero, della Real Casa, in rappresentanza del Luogotenente, il senatore Einaudi, il senatore Frassati in rappresentanza del Senato, il mag giore Gardner e il capitano More per gli alleati, mons. Barbieri inviato dal Vaticano, 11 dott. Antonice'lli e l'aw. Libois per il C. L. N. regionale, l'aw. Cattani segretario del Partito Liberale Italiano, il prefetto Passoni, il sindaco Roveda, il prefetto e il sindaco di Cuneo, l'aw. Brunetti per il Questore di Torino, comandanti Mauri e Piero Piero per le forze partigiane; infine l'aw. Fazio e'gli ano catl Bassignano, Villabruna e Gabutti che, come intimi ami ci dell'Estinto erano passati reggendo i cordoni del carro funebre. Tra due ali di popolo il corteo, fitto di labari, di bandiere e di gonfaloni, ha girato per piazza Galimberti sfolgorante di sole ed ha raggiunto il Duomo dove, con semplice ed austero rito, il Vescovo di Cuneo mons. Rosso ha benedetto la Salma. Terminata la funzione, prima che 11 carro funebre proseguisse per il cimitero, hanno preso la parola, dinanzi alla prefettura, il ministro Brosio, l'aw. Cattani, l'aw. Bassignano e il sindaco Rosa esaltando la figura e le opere dello Scomparso. Ma ferse l'elogio più bello e più significativo —■ per noi — gli è stato rivolto da quel vecchio, ignoto cuneese che con le lacrime agli occhi e la mano tremante abbiamo visto scrivere sul muro di una casa: « La morte ti ha strappato all'Italia, Marcello Soleri, all'Italia che ancora tanto bisogno aveva di te ». u. b.

Luoghi citati: Cuneo, Italia, Roma, Torino