L'ALTRO STALIN

L'ALTRO STALIN L'ALTRO STALIN Ora si può incominciare a scrivere una biografia più com dell'uomo che ha restituito alla Russia il posto perduto già prima della rivouzione del 'li': in gioventù rivoluzionario tenace che ricor3e pernno ad audacissimi me__, „„.. D1.ocmar.P fondì al mezzl pe.' PI0CUlare tonai ai su0 Partito, negli'anni matu" s'è rivelato organizzatore, e capo di Stato e di eserciti le cui qualità ricordano il titolo conferito da Maurice Paléolo guc a Cavour: « Un grande realista », Un figlio del popolo sta per fare della Russia quello che non riuscì agli Zar. Riesce nel compito non l'agitatore politico, ma l'altro Stalin, che la massa non conosce: lo Stalin che ad un certo punto decise di porre fine al periodo rivoluzionario — il quale per la sua stessa natura non può essere permanente — e si diede a creare un assetto stabile, negando che la Russia socialista non potesse vivere senza realizza-re il programma della rivolu zione mondiale. Mano mano che la minaccia hitleriana ingrandiva e si rafforzava la certezza del conflitto provocato dall'ideologia nazista, cresceva la prudenza di Stalin e s'intensificava la prepa- iiiiiiiiiiiuiiiif miìuiiiiiimiiiiiiiuiiiiiiiiiiiiiiiii razione materiale e morale dell'immenso paese ai suoi ordini: se di questa preparazione si potè dubitare, se si ritenne che l'epurazione dell'esercito avesse costituito un colpo durissimo e quasi irreparabile, In buona parte è da attribuire .alla suprema indifferenza di Stalin per le voci più assurde diffuse sul conto della Russia. In un primo te;;ipo ai russi era stato detto che il dovere supremo dei cittadini fosse di lavorare per il bene comune; i cittadini sudarono sui ' campi, costruirono officine enormi, e da manovali si trasformarono in operai fonditori e perfetti lavoratori dell'acciaio. —. Tutto ritorca. _ Nell'estate del 1922, Zarizin era un misero borgo: nel cimitero, fra le tombe rimosse, i rivoluzionari avevano costruito con assi e travi un Nte?ftrin° °v? «citavano ope¬ l o i o ; e i o i a i n l o 1 r , l o oi l e a o : o rette. Nel '40 Zarizin, battezzatasi In Stalingrado, era diventata uno dei maggiori centri industriali dell'Unione Sovietica, e il cimitero dove sorgeva il teatrino — se esiste ancora — non basterà di certo per accogliere le salme del soldati tedeschi che giunti al Volga cozzarono contro la barriera insormontabile. Opera di Stalin la città, opera di Stalin l'esercito che da Stalingrado si mise poi in marcia verso ovest e non si fermò che a Berlino. E' un esercito giovanissimo in quanto è stato effettivamente formato con criteri moderni e strettamente militari fra il 1932 e il 1939: dal 1939 in poi i suol progressi sono dovuti all'esperienza pratica, senza parlare, si capisce, dell'immenso aiuto d'armi e materiali ricevuti dall'Inghilterra e dall'America. Ma le accademie militari e le scuole di guerra, lo Stato Maggiore con tutti i suoi servizi scientifici e tecnici, di spionaggio e controspionaggio, il rinvigorimento della disciplina — addirittura ferrea —, la propaganda patriottica li aveva voluti Stalin. Lui aveva indotto l cinematografi e teatri a sviluppare il tema della difesa della patria, e cosi erano tornati alla ribalta i generali zaristi Suvaroff e Kutuzoff che parlavano ai contadini dicendo loro di fare il vuoto davanti alle armate napoleoniche; lui aveva voluto che si ricostruisse la scena della consegna a un generale russo, nel grande salone del Municipio di Berlino, delle chiavi della capitale tedesca; lui aveva fatto rammentare che i tedeschi non avevano mai calcato il suolo di Mosca da vincitori, mentre i russi erano stati in Germania, e lui aveva fatto mostrare come esempio eroico l'hetman Platoff che inseguì Napoleone con ottomila cosacchi. Belle le uniformi date all'esercito, belle le uniformi date alla diplomazia, inaugurate nel ventisettesimo anniversario della rivoluzione: giacca a doppio petto, con maniche e baveri ricamati in oro, spalline ricamate ugualmente, e bottoni anche essi dorati. Il tutto rientra nel quadro d'una evoluzione riassumibile nella rinuncia a pregiudizi e nel riconoscimento dell'opportunità o delllutilità di salvare certe forme e tradizioni. Perciò includeremo nel quadro, anche la riconciliazione fra Stato e Chiesa, avvenuta nel '43, il giorno in cui Stalin ricevè al Cremlino il metropolita Sergio, capo della Chiesa ortodossa, quindi eletto patriarca, riconciliazione che la Dublin Revieio ha definito logica, dato che in Russia tutto ritorna, e la storia al suo popolo. Diplomazia e tempismo A chi volesse opporre che le riforme sono apparenti e transitorie, essendosi Stalin deciso ad adottarle per il fatto della guerra, risponderemo che in ogni caso l'uomo ha saputo su quali tasti premere. Nell'opera di Stalin tutto è. dosato come in un dramma) ibseniano, tutto è previsto tutto è scontato. Quando nell'agosto del '39 egli ricevè amabilmente Ribbentrop e firmò un patto di non aggressione e di consultazione, firmò sapendo che si trattava di una tregua utile alla Germania ma utile anche a lui, nè sappiamo se la sollecitudine con la quale nel marzo del '40 tenne poi a far la pace con la Finlandia non nascesse dal desiderio di impedire che Inghilterra e Francia finissero veramente di impegnarsi in Finlandia contro la Russia. Sino a quando Hitler non gli salta addosso, Stalin non pensa che alla preparazione politica e materiale dell'inevitabile guerra e nell'aprile del '41 firma a Mosca pure un trattato di neutralità col Giappone, trattato che quasi alla vigilia della capitolazione tedesca ha denunciato. Stalin è un tempista insuperabile. La diplomazia degli Zar si lasciò frodare dei più bel frutti in sede di negoziati (e basterebbe citare l'episodio del Congresso di Berlino): p-lS,'alm è ma.esJt.ro all'evitare talche negoziati diplomatici comuo promettano quello che lui ha | conseguito o conta di conse- a rta di osra s, ni er ouma oei lte la a ute e, fDina naln a he amre nale. del il la ffine