La musica a scuola, «percorso facoltativo»? di Sandro Cappelletto

La musica a scuola, «percorso facoltativo»? PREVISTA SOLO, E A PAGAMENTO, PER ALLIEVI «EVENTUALMENTE INTERESSATI» La musica a scuola, «percorso facoltativo»? Sandro Cappelletto LA musica è una componente indispensabile dei profili educativi, culturali e professionali terminali delle scuole di ogni ordine e grado", scrive Giuseppe Bertagna, presidente del Gruppo Ristretto dì Lavoro che nei mesi scorsi ha redatto il progetto di revisione dei cicli scolastici: il celebre e discusso "documento Bertagna". Arriva finalmente un riconoscimento che la musica attende dal 1877, cioè dalla nascita della scuola primaria pubblica dell'obbligo in Italia? Purtroppo, ancora una volta, alle enunciazioni di principio non seguono le attuazioni pratiche, le sole che rendono possibile una diffusa alfabetizzazione musicale. Leggendo più nel dettaglio si scopre infatti che l'insegnamento della musica rientra nel "percorso facoltativo" degli alunni, descritto come uno "strumento flessibile che aiuta le famiglie e la scuola a concretizzare la personalizzazione dei processi di apprendimento e di maturazione". Un servizio pomeridiano e a pagamento offerto a "gruppi di allievi che fossero eventualmente interessati". In tutta evidenza, non si potrebbero adoperare le stesse parole per le materie considerate fondamentali, per le "componenti indispensabili". Il carattere "facoltativo" dei Laboratori riservati alle discipline artistiche è ribadito più volte nel documento Bertagna; la musica rientra così, assieme a tante altre materie, nella quota delle 300 ore annuali destinate a un coacervo di attività: informatiche, mo¬ torie, sportive, linguistiche, di progettazione la più varia, ed espressive: "musica, pittura, disegno, teatro, fotografia, cinema...." (I puntini sono nel testo ministeriale: come dire, chi più ne inventa, più ne metta). Il passo indietro rispetto alle legge del 1962 è evidente: quel provvedimento rendeva infatti la musica obbligatoria nei tre anni della Scuola Media e considerava la presenza dell' "educazione musicale" anche nel ciclo primario. Un anno fa, cinque illustri musicisti italiani - Claudio Abbado, Salvatore Accardo, Luciano Berlo, Piero Farulli, Maurizio Pollini - scrissero un appello perché fossero accertate le competenze dei nuovi insegnanti di musica, impegnati, come prevedeva la riforma Berlinguer, a partire dall'inizio delle elementari. Oggi, l'orizzonte è mutato. La riforma attualmente in discussione, inoltre, prevede otto diversi Licei: Artistico, Classico, Economico, Linguistico, Scientifico, Tecnologico, Umanistico, e Musicale. Li frequenteranno gli adolescenti a partire dai 14-15 anni. Un'età critica per chi ama la musica: è il momento in cui si decide se studiarla con più impegno, fino a farla diventare un'attività pre-professionale. Ma, prima, chi avrà provveduto all'educazione di base, chi avrà fornito gli strumenti per iniziare uno studio liceale che lascia presupporre un livello già avanzato di competenze? Per rimediare all'evidente disattenzione, la commissione Bertagna prevede che "nei Licei artistico e musicale, a causa della particolare natura del piano di studio che li deve caratterizzare, l'orario del percorso obbligatorio può passare da 25 a 33 ore". Può, non deve; chi lo stabilirà, e quando? Dopo il Liceo musicale si entrerà nei Conservatori, che da due anni hanno cambiato nome: si chiamano Istituti di Alta Formazione. L'idea originale era di trasformarli in Università della musica: per l'esattezza cinquantasei, quanti sono i Conservatori italiani. I regolamenti attuativi di una rivoluzione così profonda non sono ancora stati predisposti, ma la cifra appare senz'altro sproporzionata rispetto al numero degli allievi e alle effettive possibilità di lavoro offerte dal mercato. Nell'attesa di conoscere il proprio futuro, i Conservatori lanno scioperato contro una recente proposta ministeriale che, nella vita di queste istituzioni, rende protagonista una nuova figura manageriale, esterna al mondo della musica. Mario Piatti, stimato didatta, definisce la novità "un esproprio della gestione a danno dei loro naturali esponenti: direttore, docenti, studenti". La musica ancora non abita nella scuola italiana. ANCORA CRITICHE AL PROGETTO GOVERNATIVO DI REVISIONE DEI CICLI SCOLASTICI: «UN EVIDENTE PASSO INDIETRO RISPETTO ALLA LEGGE DEL 1962». PREVISTA ANCHE UNA RIVOLUZIONE (CONTESTATA CON UNO SCIOPERO) NEI CINQUANTASEI CONSERVATORI ITALIANI

Luoghi citati: Alta Formazione, Italia