Via al duello sui nuovi fondi Uè

Via al duello sui nuovi fondi Uè Via al duello sui nuovi fondi Uè Pronta la riforma, riguarda anche il Mezzogiorno Flavia Podestà MILANO C'è molta attesa per il rapporto sul futuro delle Politiche Regionali europee che Michel Bamier presenterà domani ai suoi colleghi della Commissione Uè. Sono numeri che tutti i governi attendono di poter leggere, e questo per due motivi piuttosto semplici: in essi c'è la chiave per interpretare le strategie di sostegno e solidarietà che potranno essere adottate per i nuovi soci del Club di Bruxelles provenienti dall'Est Europeo, ma anche la chiave che serve a prefigurare il destino di molte aree che sino ad ora hanno beneficiato dei fondi europei, e che presto saranno costretti a rinunciare ai sussidi a 15 stelle. Rischia la Germania Est, e con lei una parte del Mezzogiorno e qualche fetta di Spagna. Le prime indicazioni che arrivano da Bruxelles rivelano che si adotterà un approccio cauto e graduale, anche se questo potrebbe non bastare ad evitare uno duro scontro politico fra i Quindici. Il biglietto dell'operazione allargamento è salato. La Commissione lo stima in 5,6 mihardi di euro, cifra che per la maggior parte è costituita da partite agricole. Servono pertanto nuovi fondi, occorre una doppia strategia che identifichi possibili risorse aggiuntive e redistribuisca le esistenti. Bamier ritiene che il ((prezzo della solidarietà», oggi stabilito allo 0,32 per cento del Pil Uè, sia portato allo 0,45 per cento. Una simulazione effet- tuata dai servizi del Commissario per le Politiche regionah afferma che per bilanciare l'ingresso nell'Unione di dieci Paesi (tutti i candidati meno Romania e Bulgaria) sono ben quindici le regioni che dovranno essere eliminate dalla lista. Il Sud d'Italia è fra i candidati più sicuri per la sforbiciata. Per la Commissione Uè la scelta sembra inevitabile. «Fatto l'euro, la più grande sfida aperta davanti all'Europa è quella dell'allai^amento», è stato il leit motiv sentito ieri all'Università Bocconi, dove si celebravano i primi cent'anni con un occhio al futuro. Il presidente dell'Esecutivo Uè Romano Prodi - dopo aver evitato accuratamente di farsi coinvolgere nelle polemiche che dilaniano l'Ulivo - ha abboccato all'amo dell'«Europa, spazio aperto», posto dai bocconiani, non solo per rivendicare con forza la correttezza dell'opzione del perimetro allaigato entro l'anno a dieci nuovi Stati membri, ma anche per inviare messaggi inequivocabili all'avvio di una fase cruciale per il futuro del- l'Unione. Se per il cardinale di Milano Carlo Maria Martini l'allai^amento appare come il mezzo perché l'Europa ((tomi a respirare con i due polmoni della cultura e spiritualità orientale e della tradizione e spiritualità occidentale»; se per il vice presidente del Parlamento europeo Guido Podestà è un «dovere anche etico, dopo l'abbattimento del muro di Berlino»; per Prodi quel processo faticoso e in buona parte ancora da costruire è, innanzitutto, una opportunità pergh attuali cittadini europei «perché la sicurezza e un buon governo dell'immigrazione si conquistano meglio avendo i Paesi dell'Est dentro l'Unione, con tutte le sue regole». Pur ammettendo che la complessità del percorso possa moltiplicare le inquietudini di chi c'è e di chi aspira ad entrare in Eurolandia, il presidente dell'Unione ricorda - snocciolando le successive inclusioni che hanno fatto crescere la Comunità da 6 a 15 membri - come «l'allai^amento non sia mai un gioco a somma zero, perché anzi vincono tutti alla fine». A due condizioni. A patto che si valutino «come investimenti» gli inevitabili sacrifici che gli Stati membri dovranno sopportare per far posto agli altri tenuto conto del fatto che i costi dell'allagamento possono trovare ampia copertura nel bilancio dell'Unione che è pari all' 1,2707o del prodotto lordo globale (una cifra pari all'ammontare «degli aiuti di Stato concessi al loro interno dai Paesi membri») ; e si rispetti la prassi consolidata della gradualità che si declina per «fasi transitorie». La riforma di Bamier si inserisce a questo punto e la logica della graduahtà può far sì che - previo un leggero aumento del loro ammontare (per l'appunto dallo 0,32 allo O^1}*! del pil) - le regioni più deboli di Eurolandia possano beneficiarne (in via decrescente) anche dopo il 2006. Sciolto questo nodo - ha precisato II Commissario alla Concorrenza Mario Monti il problema dell'allargamento non sarebbe più economico «ma istituzionale», tutto incentrato sui meccanismi per adottare le decisioni a Bruxelles: «L'Europa a 25 - hanno sostenuto all'unisono Monti e Prodi - non può restare prigioniera delle decisioni all'unanimità», e per entrambi «il vero interesse nazionale degli italiani è proprio il superamento del vincolo». Sul tema si cimenterà la Convenzione presieduta da Valéry Giscard d'Estaing. Alla Convenzione - chiamata a disegnare il futuro volto dell'Europa - il presidente dell'Unione ha inviato il suo messaggio più forte: con l'indicazione di una bozza di «costitu- zione sociale» che dovrà accompagnarsi all'indicazione dei diritti fondamentali e dei valori (già concordati). Rivendicando con orgoglio l'originalità del dna dell'Europa, che negli ultimi anni «si è fatta troppo affascinare dal modello americano». Prodi ha sostenuto che si deve lavorare perché Eurolandia resti «il posto al mondo dove la vita è meno dura per tutti e. soprattutto, per i più deboli». Dalla premessa ha dedotto la necessità «della gratuità dell'istruzione di base e di quella superiore per i meno abbienti, e della presa in carico da parte della collettività delle fondamentah esigenze nel campo della salute, dell'assistenza ai più deboli, della vecchiaia». «Protezione sociale e competitività vanno di pari passo: non si può solo tagliare il welfare», ha concluso Prodi. Che, per gli equilibri dei conti pubbhci dei partner, ha preannunciato il varo da parte della Commissione di «un Codice di condotta che faciliti il coordinamento delle politiche economiche» che accompagni il Patto di stabihtà. Ed ha fatto il pieno di applausi dagli studenti che affollavano l'Aula Magna. Domani il commissario Barnier presenta il piano Previsti tagli graduali per aiutare i nuovi arrivati Prodi: «L'allargamento è oramai inevitabile» Ma per quindici regioni non ci saranno più soldi POLITICHE REGIONALI Fóndi strutturali t .. fondi di coesione (In miliardi di Euro) PIL - Paesi 2000-2006 2000 Germania Austria •Belgio Spagna Finlandia . Francia Grecia Irlanda Italia Lussemburgo Paesi Bassi Portogallo Danimarca 1 V^-; v.:*^ * * Svezia Regno Unito 28,0 2026 1,5, 206 T,3* 246 54,0' ■ 606 1,8- 132- 14,4 1405 24,0 ' 122 3,8 104' 28,4 1166 0,1 ' 20 2,6 401 22,3 114 0,5 176 1,8 247 1,5 T534'" Fonlf Commission