Le relazioni pericolose del vicepresidente

Le relazioni pericolose del vicepresidente SI ALZA IL LIVELLO DELLO SCONTRO POLITICO IN ATTESA DI UN POSSIBILE MANDATO Df COMPARIZIONE Le relazioni pericolose del vicepresidente uGmocfàtici ! non potGV8 non s3pGrGdGlrirnrnin9ntGf3llirnGnto retroscena Maurizio Molìnari corrispondente da NEW YORK NEL mirino delle indagini del Congresso sulla bancarotta di Enron c'è il vicepresidente degli Stati Uniti, Dick Cheney. La minaccia ventilata da David Walker, capo dell'ufficio dei revisori dei conti di Capitol Hill dotato di poteri investigativi, di fare causa alla Casa Bianca, se non alzerà il velo sui sei incontri avuti da Cheney sulla politica energetica con i dirigenti della Enron, è solo il primo passo di una manovra di accerchiamento del vicepresidente che vede protagonisti i democratici sia al Senato che alla Camera. Walker al momento vuole ottenere da Cheney la lista dei «consulenti esterni» della task force sull'energia che ha redatto il «Piano Bush» e conoscere i contenuti delle sei conversazioni con i dirigenti della Enron, perché sospetta che in una di quelle occasioni la Casa Bianca venne a conoscenza dell'imminente fallimento del colosso petrolifero texano, fra i maggiori finanziatori della campagna presidenziale repubblicana del 2000 e fra i principali beneficiari delle riduzioni fiscali approvate dalla maggioranza repubblicana del Congresso. Finora la Casa Bianca ha fatto quadrato attorno alla decisione di Cheney di rifiutare la richiesta di Walker, ma la minaccia della causa legale - che non ha precedenti nella storia americana - innalza il livello legale dello scontro e cela la possibilità che di fronte all'ennesimo «no» arrivi sul tavolo del vicepresidente un'analoga richiesta da parte del senatore democratico del Michigan Cari Levin, presidente della sottocommissione permanente di indagine, l'unico a Capitol Hill con il potere formale di emettere un mandato di comparizione. Per il momento Levin ha mantenuto un profilo basso, evitando dichiarazioni pubbliche e qualsiasi riferimento all' esecutivo, ma se deciderà di chiamare in causa Cheney - o qualsiasi altro funzionario dell' Amministrazione - la Casa Bianca non potrà più tirarsi indietro e per George Bush cominceranno i guai. Fino ad oggi Cheney si è chiuso a riccio, ammettendo solo che i sei incontri con la Enron nel 2001 ci sono stati nell'ambito dei tanti avuti dallla task force sull'energia e che ebbe un'unica conversazione con il presidente Kenneth Lay, nello scorso giugno, durante la quale non avrebbe fatto alcun accenno ai gravi problemi finanziari della società di Houston. Ma per il vicepresidente c'è anche un altro fronte aperto, alla Camera dei Rappresentanti: si tratta della grande centrale elettrica di Dabhol, in India, il maggiore investimento della Enron mai realizzato all'estero per un valore di 3 miliardi di dollari (circa 3,3 miliardi di euro), terminato con un fallimento nei maggio 2001 a segui¬ to della decisione del suo unico cliente - il servizio pubblico indiano - di non pagare più i conti avendo terminato i fondi a disposizione. E' stato il deputato democratico della California, Henry Waxman, a sollevare il caso chie¬ dendo numi sull'incontro avuto da Cheney lo scorso 27 giugno con Sonia Gandhi, leader dell'opposizione indiana e moglie del defunto leader Rajiv. In quell'occasione Cheney fece presente alla Gandhi la necessità di pagare alla Enron 64 milioni di dollari (70,4 milioni di euro) di debiti maturati e la Casa Bianca afferma che il vicepresidente si mosse solo per tutelare i 302 milioni di dollari (332,2 milioni di euro) di prestiti pubblici grazie ai quali la Enron aveva potuto costruire la centrale elettrica di Dabhol. Ma Waxman sospetta che la mediazione di Cheney con la Gandhi confermi il fatto che la Casa Bianca era a conoscenza sin dalla scorsa primavera delle difficili condizioni finanziarie della Enron e che la richiesta di incassare i debiti non fu che l'estremo tentativo di evitare la bancarotta costata il posto a 4 mila dipendenti e la pensione a 21 mila. D'altra parte le rivelazioni degli ex dipendenti Enron e della società dei revisori dei conti Arthur Andersen hanno già consentito di appurare con certezza che i massimi vertici dell'azienda erano da ben due anni consapevoli che la loro sorte era segnata. E' dunque possibile che non lo dissero a Dick Cheney, l'uomo più potente dell'Amministrazione Bush con i natali nel mondo del petrolio ed al vertice di un partito che negli ultimi 12 anni tia ricevuto sei milioni di dollari (6,6 milioni di euro) di donazioni dalla Enron? E' questa la domanda che tiene banco nei corridoi di Capitol Hill e alla quale Dick Cheney potrebbe essere presto chiamato a rispondere di fronte a una delle undici commissioni di indagine del Congresso. li deputato Waxman «Una sua mediazione con l'India affinché pagasse un debito all'azienda di Houston dimostra che Washington sapeva dei guai in arrivo»

Luoghi citati: California, Capitol, Houston, India, Michigan, New York, Stati Uniti, Washington