Pechino apre a Taiwan pensando a Bush di Francesco Sisci

Pechino apre a Taiwan pensando a Bush UN PRIMO IMPORTANTE PASSO IN VISTA DELLA VISITA DEL PRESIDENTE AMERICANO IL MESE PROSSIMO Pechino apre a Taiwan pensando a Bush Lancia il dialogo con il partito al governo che frena sulla dichiarazione d'indipendenza Francesco Sisci PECHINO La Cina ha teso la mano al partito del presidente di Taiwan Chen Shuibian, in una importante conversione politica rispetto all'ostilità finora manifestata e in un primo importante passo per rimuovere così l'ostacolo principale nelle relazioni sinoamericane in vista del viaggio di George Bush a Pechino il mese prossimo. Il partito democratico progressista Dpp ha una piattaforma favorevole a una dichiarazione unilaterale di indipendenza dell'isola di Taiwan dal continente cinese. Formalmente Pechino e Taiwan riconoscono di appartenere entrambe a un'unica Cina, pur essendo indipendenti di fatto, ma Pechino teme che una dichiarazione formale di indipendenza di Taiwan possa innescare movimenti centrifughi all'interno della Cina, dove vi sono forti spinte indipendentistiche nel Tibet o nello Xinjiang. Pechino finora era quindi ostile e sospettosa verso il Dpp e chiedeva che prima di riaprire i colloqui il Dpp rinunciasse a tutti propositi indipendentistici, cosa che il partito non faceva. Nel fine settimana, invece, il vicepremier Gian Qichen ha spiegato che bisognava fare una differenza tra la maggioranza del Dpp, con cui si può parlare, e una minoranza di militanti a favore dell'indipendenza; e così, senza porre pregiudiziali di principio, ha invitato i leader del Dpp, e quindi anche Chen, a compiere un viaggio a Pechino. Da anni Chen dice pubblicamente di essere disposto ad andare a Pechino per parlare con i leader cinesi. Qian ha comunque invitato il Dpn ad abbandonare l'obiettivo di una dichiarazione d'indipendenza, spiegando che comunque le pressioni inteme e intemazio¬ nali rendono impossibile una tale eventualità. Inoltre il vice premier ha dichiarato la disponibilità cinese a creare un meccanismo di cooperazione economica che rafforzi gli scambi^tra le due parti dello Stretto. È proprio l'economia il grande punto di forza attuale del governo di Pechino. Il 2001 è stato un anno difficile per l'economia di Taiwan e Pechino ha importato beni da Taiwan per 19 miliardi di dollari, contro appena un miliardo di dollari di esportazioni cinesi verso Taiwan. In altri termini se la Cina cominciasse semplicemente a importare meno da Taiwan l'economia dell'isola andrebbe a precipizio. Contemporaneamente a questo aumento degli scambi c'è stata un'impennata degli investimenti taiwanesi in Cina. Nel 2000 sono raddoppiati rispetto all'anno precedente e nel 2001 sono aumentati ancora del 730z(i. Si calcola che oggi gli investimen¬ ti complessivi di Taiwan in Cina abbiano superato i 60 miliardi di dollari, tutto denaro che sarebbe messo a rischio in caso di una dichiarazione d'indipendenza. In questa situazione appare chiaro ai leader cinesi, studiosi di marxismo, che le forze economiche hanno fermato di fatto la spinta all'indipendenza. Oggi il gesto politico cinese in qualche modo riconosce questa nuova realtà e apre un dialogo che non sarà certo privo di ostacoli, ma che di fatto elimina il grande ostacolo politico nei colloqui con Bush del mese prossimo. Infatti se da un lato 1' 11 settembre ha riportato Cina e Stati Uniti sullo stesso fronte anti-terrorista, dall'altra Taiwan, la cui indipendenza di fatto è stata garantita dagli Usa per oltre mezzo secolo, continua a rimanere la spina dei rapporti bilaterali. Oggi anche questa spina potrebbe essere eliminata e l'orizzonte del vertice di Pechino colorarsi di rosa.

Persone citate: Bush, Chen Shuibian, George Bush, Gian Qichen