Bei tempi, onorevole bei tempi quelli! di Ugo Zatterin

Bei tempi, onorevole bei tempi quelli! IL "SOPRAVVISSUTO,, DI MONTECITORIO Bei tempi, onorevole bei tempi quelli! ROMA, dicembre. In questi giorni di festa a Montecitorio non s'incontrano che un vecchio e Baffone. Baffone è un grasso gatto soriano, che ha ricevuto il nomignolo dal capo commesso e gode la simpatia di alcuni deputati comunisti. Ha l'Incaricò di liberare il Parlamento dai topi che vi albergano abusivamente. Di solito il < transatlantico » gli è severamente interdetto, per ordine espresso del presidente Gronchi, che se lo vide entrare in aula nel pieno di un dibattito grave e tempestoso; ma tra Natale e Capodanno tutto sembra cosi vuoto e cosi triste nel grande palazzo, che anche Baffone fa piacere ad incontrarsi, mentre avanza lemme lemme sulle o ò i l soffici corsie rosse, solenne ed impettito. Del vecchio non dirò il nome. Del resto lo chiamano « il vecchio » anche i deputati. Qualcuno lo indica come il « sopravvissuto », e cosi potremmo indicarlo anche noi. E' un antico signore, che fu deputato trent'anni or sono, e non riesce a dimenticarselo, benché gli elettori non si siano più ricordati di lui. Egli ha sempre il diritto di entrare a Montecitorio, come un vero deputato: può sedere sui divani dei « passi perduti », ordinare un caffè lungo alla «buvette» e farsi radere gratuitamente da Cai-letto. Usufruisce puntualmente di tutti questi diritti, ogni giorno, anche durante le feste, anche se si accorge d'essere il solo ad aggirarsi, la sera di Natale, per l'immenso edificio. Il « sopravvissuto » entra ogni mattina dal portone principale, lieto dello scattante presentatami che gli fanno 1 carabinieri di servizio; ricambia con un cenno di bonaria degnazione, come ai bei tempi. « Buongiorno onorevole! », squilla ironico, dall'alto dei suoi due metri, il guardaportone di turno. La sua prima visita è all'ufficio postale. Non c'è mai una lettera per lui, nemmeno una cartolina coi saluti di un nipotino, ma vi passa lo stesso, come ai bei tempi. Con sussiego interroga l'impiegato: « Posta per l'on ? ». « No, onorevole ». Ringrazia con un batter dei piccoli occhi stanchi, e par che dica: t Va bene, va bene. Arriverà certamente domani ». Un giorno, quest'estate, anziché il solito diniego, l'impie gato gli porse una lettera, una lettera vera con veri francobolli. Il «sopravvissuto» fu tanto sorpreso che non seppe neppure ringraziare. Quando balbettò, alla fine: «Proprio per me? », l'impiegato era già trascorso altrove. SI accorse in seguito che era diretta ad un deputato dal nome molto simile al suo, e dovette restituirla. Poi passa dal barbiere. Posa la borsa di cuoio, ben in vista, su una sedia accanto al lavandino e la vigila con lo sguardo, durante tutta la rasatura. Carletto, il barbiere, è l'unico che lo prenda abbastanza sul serio. In fondo, Carletto prende tutti abbastanza sul serio, purché gli consentano di raccontare aneddoti decrepiti, e anche mentre passa il rasoio tra le rughe del « sopravvissuto », gli fruga agilmente nei ricordi, per coglierne alcuni da associare col suol. La frase rituale con cui Carletto congeda i suol avventori più anziani non subisce varianti da molti lustri: « Bei tempi, onorevole, bei tempi quelli! ». n « sopravvissuto » è uno dei pochi che gli dia soltanto una mancia di 10 lire, ma Carletto non si risente. Sa che quello « s'è mangiato tutto » per la politica, diversamente da tanti altri che con la politica si fanno i patataio ni. Quello ha dilapidato un capitale per diventar deputato, per fare l'oppositore a Mussolini, ma ora che il fascismo se n'è andato, non ha trovato nessuno che gli desse un cantuccio in una lista elettorale. Ben rasato, il « sopravvissuto » irrompe nel « transatlantico » con la fretta sorridente di chi è atteso ad una importante riunione politica. Nessuno lo aspetta, da molto tempo; allora egli si abbandona su un divano, stringendosi al fianco l'inseparabile borsa di cuoio. Qualche volta si addormenta subito, qualche volta dopo mezz'oretta, ma il suo sonno è quello dignitoso dei finti pensatori. Risvegliandosi, saluta affabilmente i ministri in carica, gli uomini politici più in vista, i giornalisti più accreditati Pochi ricambiano il saluto, per cortesia; altri non se ne accorgono nemmeno; nessuno si ferma a fare quattro chiacchiere, a chiedergli un parere, o una Intervista. Fu una eccezione se, durante una travagliata orisi di governò, un giornalista americano si rivolse a lui, per errore; e la sua opinione fu, per errore, quella che maggiormente si avvicinò alla realtà. A mezzogiorno passato, o a tarda sera, il « sopravvissuto » cerca di mescolarsi con gli altri onorevoli veri, per uscire con loro. Qualcuno di essi potrebbe Invitarlo nella sua macchina lunga e nera, ma se devono dare « un passaggio » a qualcuno, 1 deputati preferiscono esser cortesi con qualche noto giornalista e non si curano del vecchio senza più importanza. Più spesso si dilegua per la porticina secondaria di via della Missione, affinchè la gente non veda che lui rincasa a piedi, senza una macchina lunga e nera, Ugo Zatterin

Persone citate: Gronchi, Mussolini

Luoghi citati: Roma