Consegna delle navi alla Russia e strategia, degli Ammiragliati

Consegna delle navi alla Russia e strategia, degli Ammiragliati Consegna delle navi alla Russia e strategia, degli Ammiragliati 9 Per gli occidentali conta più la flotta oceanica.che Mosca dovrà restituire - "Una volta oltre i Dardanelli, le unità italiane saranno imbottigliate,, - Le vane speranze in un passo della Turchia Roma, 11 dicembre. Arrivano da Taranto e da Augusta corrispondenze melanconiche: nostre navi da guerra ribattezzate con sigle che (fanno pensare ad articoli da inventario — Z. 11, Z. 4, Z.8 — stanno compiendo fra i due porti dello Jonio l'ultima traversata con equipaggi italiani a bordo. Nella rada di Augusta una ventina di delegati sovietici han preso in consegna la Giulio Cesare e poi verrà la volta dei sommergibili Marea e Nichelio, poi degli incrociatori Garibaldi e Duca d'Aosta, e finalmente della nave-scuola Colombo. La GiwZio Cesare dovrebbe essere ad Odessa entro il 10 gennaio, ma pare che i sovietici incontrino difficoltà a costituire l'equipaggio, perchè i marittimi italiani hanno rifiutato l'imbarco, nonostante i vistosi premi d'ingaggio, la fornitura di uno speciale corredo ed altre varie facilitazioni* che si stanno propagandando In questi giorni negli ambienti marittimi siciliani. Manca la pratica Fino ad ora, segnalano I corrispondenti da Augusta, solo una ventina di uomini si è presentata. Si informa anche che l'imbarazzo dei sovietici sarebbe particolarmente grave per quanto riguarda l'equipaggio da fornire alla Colombo, non disponendo essi di perdonale addestrato alla navigazione velica. Altri osservano che anche per quel che riguarda le installazioni tecniche delle unità da guerra, manca ai marittimi sovietici la pratica necessaria per assicurare la navigazione Augusta-Odessa, e cosi via. Naturalmente, non è facile stabilire con esattezza quanto ci sia di veramente insuperabile in queste difficoltà e quanto' invece sia dettato, o per lo meno messo In valore ed in rilievo, dal compiacimento o dal desiderio di quanti si sentano lesi nell'amor proprio e nell'orgoglio di italiani e di marinai. Ad essere obiettivi, si dovrebbe concludere difatti che purtroppo non bastano difficolta d'ingaggio o scarsa pratica di navigazione velica ad impedire l'esecuzione di una delle clausole più dolorose del nostro trattato di pace. E' il caso anzi di di' re che la consegna delle nostre navi alla Russia è considerata di buon occhio dagli ammiragliati occidentali, sia da quello britannico che da quello americano, i quali sono creditori di altre navi dalla Russia. Come si ricorderà, anni ad> dietro, gli anglo-americani hanno ceduto in uso all'Unione Sovietica alcune loro na. vi, coll'intesa che l'Unione le avrebbe restituite quando fosse venuta in possesso della quota di naviglio italiano spettantele a titolo di riparazioni. Ciò avvenne qualche mese dopo l'armistizio di Cassibile, e forse alcuni ricorderanno che il Presidente Roosevelt aveva dato l'annuncio che navi italiane sarebbero state consegnate alla Russia ammainando la bandiera con la quale combattevano a fianco degli alleati. Badoglio, allora capo del governo, minacciò di dimettersi e fu trovato allora il compromesso di cedere prò tempore alla Russia il naviglio anglo-americano. Ora 11 tempo è scaduto e gli anglo-americani vogliono indietro le loro navi: il nostro governo ha compiuto a Washington ed a Londra amichevoli passi perchè gli occidentali intervenissero presso l'Unione Sovietica al fine di ottenerci un più benevolo trattamento, ma ci è stato fatto notare in risposta che gli ammiragliati anglo-americani non possono rinunciare al vantaggio di ottenere la restituzione delle proprie navi. Le unità consegnate alla Russia sono difatti unità atlantiche ora in forza alle basi settentrionali russe, perfettamente in grado di tenere i mari oceanici e costituiscono pertanto una potenziale minaccia alle flotte anglosassoni. Le nostre navi, invece, in virtù delle loro caratteristiche, sono destinate a mari interni: l'Ammiragliato sovietico le destina difatti al Mar Nero e, una volta che abbiano passato 1 Dardanelli, gli anglo-sassoni ritengono che vi resterebbero imbottigliate e quindi inoffensive nel caso di una guerra. Castello di induzioni Alle nostre ragioni di amor proprio e di orgoglio nazionale, gli alleati Insomma oppongono le più fredde ragioni della strategia, e non ci resta che rassegnarci a non avere il loro appoggio nella dolorosa questione. E' allora nata la speranza di trovare nella Turchia un possibile alleato, polche sarebbe proprio la Turchia a risentire il danno d'un modificato equilibrio ' navale tra 1 due blocchi. L'ambasciatore turco giorni addietro è stato ricevuto dal ministro Sforza e sono corse molte dicerie; Mettendo in relazione questa visita con i colloqui avuti dal ministro degli Esteri ita gngdMnndnpptninsvpti tpzliano con il ministro deglijEsteri turco, che era stato a!Roma di passaggio, s'era crea- ; to un castello di supposiz'oni: ta Turchia, in altri .termini,;avrebbe dato assicurazione al. governo italiano che avrebbe. innegato il passaggio attraverso gli Stretti alle navi italiane destinate all'Unione Sovietica. Ma le induzioni che si facevano in. base a queste notizie erano alimentate in primo luogo dal nostro desiderio. Il governo di Ankara non si è finora pronunciato sulla questione del passaggio nè il governo sovietico ha preso alcuna iniziativa nè rivolto domanda alcuna per il transito attraverso i Darda nelli. Negli ambienti sovietici si dice che, in base alla convenzione di Montreux, nessun potere ha la Turchia di opporsi alla traversata degli Stretti, navcvsqrtdtgtaes in tempo di pace, da parte di navi che non sono neppure in assetto di guerra. Se Ankara volesse negare l'autorizzazione, compirebbe con ciò — si osserva dai sovietici — un gravissimo atto, le conseguenze del quale sarebbero imprevedibili. Sarà quindi prudente non fare assegnamento su eventualità di questo genere. Al pari degli occidentali, che non intendono rinunciare al vantaggio di un nuovo equilibrio strategico, i turchi non pensano a provocare una guerra per evitare che le nostre navi pas sino i Dardanelli. v. g.

Persone citate: Badoglio, Duca D'aosta, Roosevelt