Denunciatori

DenunciatoriDenunciatori Più che mai in questi anni è ritornata l'amara parola; qual forza vi si nasconde : gi ustizia o torbida passione ? -1 confini tra spionaggio e civismo sono un fragile segno (Dal nostro corrispondente) PARIGI, dicembre. A mano a mano che gli eserciti alleati, tra l'autunno del '43 e la primavera del '45, avanzavano in Italia, gli uffici del governo militare che procedevano insieme alle truppe riscontravano dappertutto lo stesso fenomeno: migliaia di denunce, anonime o firmate, false o vere, ragionevoli, od assurde. Capitò perfino, a Roma, che un certo colonnello Emanuele, capo del controspionaggio italiano pochi anni prima, venisse associato all'alto commissariato dell'epurazione, finché non si scopri in quél denunciatore uno dei mandanti dei fratelli Rosselli. La coscienza pubblica Questi fatti mi venivano in mente mentre leggevo uno studio scientifico sulla denuncia (Colanéri e Gerente: «Lo dénonciation et les dénonciateurs>, Parigi 1948, Presses Vniversitaires -de' France)'. Vedevo spiegati'in modo sereno e oggettivo gli episodi, gli stati d'animo dei quali, come tutti, ero stato e sono ancora testimone. Mi consolavo constatando che la denuncia è fenomeno di tutti i tempi, di tutti gli uomini, di tutti i paesi, e specialmente di tempi, uomini e paesi sottoposti à violenti mutamenti politici e sociali. Vorrei perciò riferire le conclusioni dei due studiosi francesi. Sarà facile a tutti paragonare gli episodi vissuti negli ultimi anni alla spiegazione scientifica che viene tentata da Colanéri e Gerente. Tutti denunciano, meno i bambini piccolissimi e i pazzi. Denunciano gli eroi come le spie, gli adolescenti come i vecchi, gli uomini normali come i deboli di mente. E' una tendenza (non un istinto) che percorre tutta la storia e la riempio di episodi, talvolta nobili, odiosi più spesso. / sinonimi, quasi sempre sbagliati ma significativi, che la gente attribuisce alla parola € denunciatore » sono assai numerosi: accusatore, diffamatore, delatore, divulgatore, spia, informatore, eccetera. In realtà non sono sinonimi, sono peggiorativi. Nei paesi civili per un verso, in quelli meno civili per un altro, la denuncia non è approvata dalla coscienza pubblica, tranne che in casi molto precisi e molto aravi. E' facile riscontrarlo con i nostri ricordi. A scuola condannavamo i compagni che indicavano agli insegnanti le mancanze degli altri. Nell'intimo pochi erano d'accordo con chi segnalava agli alleati o alle nuove autorità italiane le persone da epurare. Pure, nonostante questa resistenza, questa 'ostilità collettiva, la denuncia è un fatto diffuso e inevitabile. I bambini di meno di otto anni denunciano facilmente. Il loro senso morale e confuso, non hanno ancora l'abitudine di reprimere le proprie tendenze e i propri impulsi. Uno studioso dell'infanzia ha llilllllllllllllllllllllllllll'l'lllinilllllllllllllllllll llllllllllllllllllllllllllllllll!! llllMIilIll il tllltinterrogato un gran numero di bambini di sei o sette anni: «f/n padre parte e lascia l'incarico a uno dei due suoi figli, il più buono e ubbidiente, di sorvegliare l'altro, che non è cattivo ma vivace e irrequieto. Che cosa deve fare il primo bambino: deve raccontare al padre, quando torna, i malanni commessi dal fratello"!». Nove bambini su dieci rispondono di si. Con gli anni, l'atteggiamento cambia. I ragazzi più grandi denunciano meno facilmente, si sentono solidali fra loro, fanno gruppo. Ma anche loro accusano quei compagni che'mancano di solidarietà, che copiano i compiti e non vogliono aiutare, eccetera. Passiamo agli adulti. Fra la demenza e la normalità la medicina distingue un grandissimo numero di imperfezioni psichiche le quali favoriscono la denuncia, un particolare tipo di denuncia, incosciente e non intenzionale. Può capitare anche all'uomo normale di denunciare senza volere in un momento di distrazione, durante il sonno oppure sotto l'azione di particolari sostanze come il < penthotal » che, neutralizzando le inibizioni, permettono la ^arco-analisi. La narco-^ analisi violenta la personali-' tà umana, e perciò è condannata dalla scienza medica e legale come metodo di istruttoria giudiziaria. Ma quante volte, senza narcotici, l'uomo normale denuncia se stesso o gli altri perchè i freni inibitòri cedono improvvisamente in lui. Una giovane sposa raccontava ridendo i bizzarri discorsi che il marito faceva nel sonno. Un conoscente potè da quegli indizi capire che si trattava del ricordo di un delitto rimasto impunito: il colpevole venne arrestato e condannato. Anormalità e distrazione Anche la distrazione, cioè un attimo di rilasciamento, fa venire alla super/tele ricordi e constatazioni che si vorrebbero nascondere. Ho sentito io stesso il delegato, ucraino Manuilski esprimere sbadatamente una di queste verità u una riunione delVO.N.U. Diceva che bisognava tradurre i dibattiti nelle principali lingue: * inglese, francese, russo, spagnolo, cinese e tedesco». Inconsapevolmente denunciava l'assurdità che un popolo e una lingua tanto importanti manchino alle sedute delle Nazioni Unite. Gli anormali sono in uno stato come di distrazione, non hanno freni, e denunciano quasi continuamente. Rivelano piccoli segreti di famiglia, commettono «gaffes», irritano gli altri, e qualche volta provocano tragedie.' I casi più gravi sono prossimi alla pazzia, quelli meno acuti riguardano uomini o donne chiacchieroni, ciarlieri, ragione più di riso ohe di compatimento. Ci sono poi le denunce coscienti e intenzionali, fatte da uomini padroni di sè, nel per¬ tetto oontrollo delle proprie parole e della propria'ragione. I due autori francesi fanno una distinzione ■ fra denuncio sociali e denuncie asociali. Le prime, frequentissime nei tempi di rivoluzione e di guerra, sono dettate dalla passione ideologica, dall'esaltazione di un valore religioso o politico, dal sentimento civico. Sono le più nobili, quantunque il fanatismo le faccia degenerare facilmente. Oli esempi sono troppo facili e presenti alla memoria di tutti perchè occorra insistere. La società dei giacobini, durante la rivoluzione francese, aveva tra _i suoi fini principali quello di sorvegliare e denunciare gli aristocratici, i traditori, i nemici. Perfino i criminali, talvolta, compiono denunce sociali. E' accaduto che condannati a morte al momento dell'esecuzione dessero i nomi d< loro complici rimasti impuniti. Non avevano più speranza di grazia, nè desiderio di vendetta; accusavano soltanto per sollevare la coscienza, e così facendo passavano dalla solidarietà col gruppo- criminale alla solidarietà umana, sociale. aiiiimiiiiiiminiiiiiiiiiiiiiummiiiiHtMiiimiu Le altre denuncie intenzionali definite asociali si confondono spesso, in pratica, con le denuncie sociali. 'E' difficile distinguerle. Teoricamente le denuncie asociali sono ispirate dalla vendetta, dalla gelosia, dalla collera, dalla speranza di lucro, dalla paura, o dall'ambizione. Ma come stabilire se l'impiegato ha accusato il capo-ufficio al comitato di epurazione per vendetta, per speranza di avanzamento oppure per disinteressato amore di giustizia? La distinzione è possibile m.i delicata in materia politica, e i due autori francesi non hanno pensato ad approfondirla, tutti presi dal loro esame freddamente scientifico. Soltanto le denuncie di criminali comuni possono essere facilmente classificate come sociali perchè sono evidenti prove di- attaccamento alla società, a meno che non risulti in qualche modo il contrario. Ma le altre"! Talora i con/ini fra lo spionaggio e il civismo sono segnati debolmente, e basta un'oscillazione della politica per cancellarli. Domenico BartoH

Persone citate: Rosselli

Luoghi citati: Italia, Parigi, Roma