Vilfredo Pareto di Pasquale Jannaccone

Vilfredo Pareto A cent'anni dalla nascita Vilfredo Pareto L'Accademia del Lincei, nella prima adunanza del nuovo anno accademico, ha celebrato 11 centenario della nascita di Vilfredo Pareto. In questo articolo il nostro eminente collaboratole, rievoca la figura del grande economista. Vilfredo Pareto nacque a Parigi il 15 luglio 1848 da Raffaele, patrizio genovese esule politico quale mazziniano, e da madre francese; ma spiritualmente appartiene anche un poco a Torino perchè qui studiò al Politecnico e si laureò in ingegneria nel 1869 con una dissertazione: Principii fondamentali della teoria della elasticità dei corni solidi e ricerche sulla integrazione delle equazioni differenziali che ne definiscono l'equilibrio. U solo titolo di questo suo primo lavoro è già molto significativo, non pure della serietà dei suoi studi ma anche come indice precursore dell'indirizzo ch'egli doveva poi seguire nella scienza economica. Nominato ancora giovanissimo direttore delle Ferriere di Val d'Arno, egli trascorse venti anni a Firenze, attendendo alacremente alla sua professione, coltivando le letterature antiche, specialmente la greca in cui era versatissimo, occupandosi di storia, interessandosi a questioni vive di politica generale ed economica, che discuteva animosamente nei salotti colti che frequentava, nelle adunanze della Accademia dei Georgofili, nelle cronache delle riviste e dei giornali cui collaborava. In quegli anni approfondi anche la sua coltura economica hello studio dei classici e delle opere di Francesco Ferrara; conobbe i Principii di. Economia pura di Maffeo Pantaleoni, di cui divenne amicissimo, e l'opera di Leone Walras, allora professore all'Università di Losanna, col quale entrò in corrispondenza. Walras, anch'egli matematico e creatore della teoria dell'equilibrio economico generale in regime di libera concorrenza, vide in Pareto chi poteva appieno comprenderlo e seguirlo; di guisa che quando, nel 1892, si ritirò dalla cattedra di Losanna, propose egli stesso che vi fosse chiamato -il Pareto. Il quale, matematico più profondo del suo predecessore, ne sviluppò ed ampliò con nuove concezioni la teoria generale specialmente nelle opere pubblicate dopo il 1900. Ma della sua specifica attività come economista teorico è impossibile trattare qui: he ha parlato con grande competenza ai Lincei il prof. Amoroso, dell'Università di Roma, anch'egli economista e matematico, ammiratore e seguace di Pareto. Basti però dire che le frasi «sistema paretiano », « equilibrio parevano », « legge di Pareto» sono ora usate nella letteratura economica di tutto il mondo per denotare i suoi contributi originali alla concezione generale dei fenomeni economici ed a qualche problema particolare, come quello, della distribuzione della ricchezza in una collettività. Una mente enciclopedica come quella di Pareto non poteva rinchiudersi in un sol ramo di studi. La sua coltura letteraria, storica, politica; la sua abitudine di tener dietro a tutte le manifestazioni della vita sociale e di discuterne in articoli, corrispondenze e conversazioni; lo stesso rigore col quale aveva cercato di elimi nare dallo studio dei feno meni economici tutti gli eieménti giurìdici, etici, politici, sentimentali che non fossero strettamente razionali, lo spingevano ora a raccogliere questi altri aspetti della realtà concreta in una più ampia visione. Al suo insegnamento di economia egli ne aggiunse perciò uno di sociologia, che prese poi corpo in due voluminose opere: Lea systèmea socialistea e il Trattato di Sociologia generale. Chi mai avrebbe potu to scrìvere di queste opere meglio del nostro Filippo Burzio, mente cosi affine a quella del Pareto, anch'egli matemàtico, ingegnere, storico, politico, sociologo? Un suo scritto, pubblicato nel Giornale degli Economisti dell'aprile 1947 è appunto uno studio, rimasto incompiuto, intorno alla natura della Sociologia secondo le concezioni di Croce e Pareto. La Sociologia paretiana è una immensa raccolta di fatti e di interpretazioni di fatti, guidate dall'intento di scoprire quali sono le relazioni che In una società esistono fra le azioni degli individui e le rappresentazioni ch'essi stessi se ne fanno; quali forme le une e le altre imprimono alla struttura della società, e quali forze determinino le variazioni di questa nel tempo. Movendo, quindi, da una distinzione delle azioni umane in razionali ed irrazionali e da una minutissima analisi di queste ultime, egli fa ve dere che ogni fatto sociale si compone innanzi tutto di due parti; un nucleo centrale costituito dagl'impulsi elementari che muovono gli uomini ad agire (istinti, sentimenti, interessi eco.) — ch'egli chiama residui —- e Ie l'apparato logico o pseudologico (miti, leggende, tradizioni, dottrine ecc.), col quale quei fatti vengono presentati e tramandati, e ch'egli chiama derivazioni. La prima operazione da compiere, quindi, per bene intendere i fenomeni sociali è di toglier loro, per cosi dire, la mascheratura verbale per mettere a nudo la figura reale. Dotato di una critica penetrante e di uno scetticismo tagliente, Pareto spazia per tutt'i campi della storia e fruga in tutti i meandri delle società moderne, scoprendo, con continui raffronti dei fatti presenti ai passati, le menzogne della politica, le ipocrisie del costume, le astuzie dei furbi e le illusioni dei semplici. La riduzione di ogni fatto sociale ai suoi elementi primari non è fine a se stessa, ma serve a Pareto per descrivere la configurazione generale della società. Poiché tutti gl'individui che la compongono sono una mescolanza di « residui », e cioè di caratteri, diversi, le proprietà fondamentali di ogni società sono la eterogeneità, la forma gerarchica e la plasticità. Gl'individui,, infatti, più intensamente forniti dì certi caratteri riescono a sovrapporsi agli altri; onde la formazione di una classe di governanti e di una di governati, ed in ciascuna di esse la selezione di una minoranza guidatrice sopra la folla dei gregari. Le variazioni della forma della società, in cui si rispecchiano quelle della distribuzione della ricchezza e del potere, dei costumi, dei modi di pensare e di sentire, dipendono appunto in gran parte dal mutare delle minoranze guidatoci, reso frequente dal fatto che molti elementi delle classi inferiori passano nelle superiori, di cui acquistano certi caratteri, e molti di questi- discendono in quelle. Pareto chiama questi passaggi « circolazione delle classi elette » 0 delle aristocrazie; Gaetano Mosca li aveva già acutamente, .studiati nella formazione e mutazioni della « classe politica ». Non è possibile seguire in breve tutti gli sviluppi che la sociologia paretiana dà alla formazione dei vari gruppi sociali ed alla circolazione delle minoranze, e che ne costituisce la parte niù interessante. Il predominare nelle società moderne di una plutocrazia demagogica; lo affermarsi dei sindacati in seno alla classe' operaia"X sii \ dal 1900 Pareto aveva preconizzato che in gran parte dell'Europa il potere politico sarebbe stato conquistato dai sindacalisti) : e. infine, il disgregarsi dell'autorità c.entra'e dello Stato sotto gli assalti dei sindacati e di altre coalizioni d'interessi — fino al riprodursi oggi di forme sociali feudalistiche — sono tutti fenomeni che Pareto illustra con mirabile acutezza e dovizia d5 esempi, non soltanto nel Trattato di Sociologia ma in molti articoli posteriori, tra 1 quali quelli pubblicati ne La Stampa durante il 1920 e che potrebbero ancora oggi essere istruttivamente riesumati. Pasquale Jannaccone • ì

Persone citate: Filippo Burzio, Francesco Ferrara, Gaetano Mosca, Leone Walras, Maffeo Pantaleoni, Vilfredo Pareto

Luoghi citati: Europa, Firenze, Pareto, Parigi, Sociologia, Torino