L'efferato delitto di un marinaio che uccise un capitano per rapina

L'efferato delitto di un marinaio che uccise un capitano per rapina L'efferato delitto di un marinaio che uccise un capitano per rapina // procuratore generale chiede l'ergastolo per l'assassino Gianfranco Pini, di 26 anni, da Trento, ex-motorista capo della «B. Marina », comparso ieri in Corte d'Aeslse per rispondere di omicidio 'doppiamente aggravato, è un criminale d'eccezione: sono stati concordi Dell'affermarlo gli avvocati di P. O. De Marchi e Fiasconaro nelle loro arringhe ed il P. G. Ottello nella requisitoria. Il Pini il 30 novembre 1943 uccise in TJssegllo. a scopo di rapina, con un colpo di moschetto alla nuca, il capitano Leoólo Mantovani. A bassa voce, col capo costantemente chino, egli ha brevemente narrato il fatto alla Corte (Pres. Caccia, P. G. Ottello. cane. Vivo). Aveva, già reso anni (.lima «mpia confessione ai parenti della vittima ed al magistrato; gli era assolutamente impossibile tentare ieri — come in genere tentano tutti gli imputati — di attenuare la sua colpevolezza. Costui, nell'agosto del '43, disertò dalla Marina e si recò a Genova dove conobbe una ragazza. Rullò, si munì di documenti falsi e con la compagna ne venne a Torino. Il 6 settembre fu arrestato da una pattuglia militare. Due giorni dopo riuscì, con uno stratagemma, ad evadere e raggiunse il paese di Uesegllo dove trovò ospitalità presso 11 dott. Amedeo Cerbi,' Aveva raccontato un sacco di frottole e, fra l'altro, si era spacciato come ex-appartenente all'equipaggio del sommergibile « Barbarigo ». Vi erano altri sbandati nel paese e fra questi il capitano Leonlo Mantovani che aveva con se la famiglia. Il Pini entrò in rapporti con questi e parlando della situazione pericolosa, in cui ti trovavano — situazione 61 cui el preoccupavano tutti gli sbandati — prospettò di cercare un rifugio più sicuro. E Mantovani rispose che non poteva recarsi altrove, poiché aveva poco denaro: 15-20 biglietti da mille in tutto. Queste parole fecero im mediatamente nascere nella mente del marinaio — il quale era a corto di quattrini — il proposito di rapinare il capitano. Il giorno dopo il colloquio «I recò dalia moglie del Mantovani e, concitatamente, l'Informò che i tedeschi cercavano suo marito. Perché questi si decidesse ad abbandonare il paese, Gisse che oltre il Lago Nero v'erano un generale, ufficiali e sosiviilstatilfrqlobrecotedadtomstensqrstsafinctvqdnCntomvlvtvgsfiNd soldati che organizzavano la. resistenza. Questa informazione convinse il capitano ad avviarsi con il Pini verso la località indicata. Alla sera 11 marinaio fu rivisto solo in paese. Eaccontò ohe, attaccati, si erano disperai, e che il Mantovani era riparato oltre frontiera, e invitò il suocera di questi a portargli del denaro: egli lo avrebbe accompagnato. Alla bambina del capitano disse, accarezzandola: «Il papa mi ha raccomandato di salutarti». Non ita creduto e, abilmente Interrogato dal Gerbi e minacciato da altri, fini per confessare di aver ucciso il Mantovani il cui cadavere fu ritrovato in un anfratto fra Margone e TTsseglio. Incam minatisi per un sentiero, il Pini si era messo alle spalle della vittima e ad un tratto gli aveva esploso un colpo di moschetto alla nuca. Compiuto 11 delitto, sottrasse al cadavere il portafoglio nel quale rinvenne 560 lire! Pano di rabbia, tentò «Bora di indurre il suocero del Mantovani a lasciare ti paese con lo biglietti da mille se quello avesse accettato, gli avrebbe fatto fare la medesima fine miseranda. Consegnato alle guardie di Finanza, l'assassino fu tradotto alle carceri di Torino dove tentò sottrarsi alla giustizia italiana Inviando ai tedeschi un biglietto nel quale si protestava innocente dichiarava di essere un loro in¬ niiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiuiiiin en . , e e i i a cno di atm ni ta a sel di il re e li a File tnel n¬ formatore, n suo tentativo falli e dovette rimanere alle «Nuove» fino al 27 aprile del '45; fingendosi carcerato politico, potè allora uscire e, oamuffatosi da partigiano, scorrazzò per la citta, poi si recò a Genova dove, riconosciuto per falso patriota, fu nuovamente catturato. Mia riuscì a sfuggire ancora una volta alla Giustizia con un'abilissima evasione e soltanto l'anno scorso veniva, per un banale incidente, arrestato. L'bwt. De Marchi, a conclusione ' del sno atto di accusa, ha richiesto — per la madre dell'ucciso — ohe fosse resa giustizia; personalmente si è rammaricato ohe non si» più in vigore la pena di morto, poiché questa sarebbe la sanzione da applicare ad un delinquente cosi efferato. A questa conclusione è pure giunto l'avv, Fiasconaro, il quale ha trattato la oausa in linea di diritto per dimostrare l'esistenza di due aggravanti e l'Inapplicabilità di qualsiasi attenuante. Il P. G. Ottello, al termine della requisitoria, affermato che il Pini merita là più grave sanzione penale più che per il numero del reati (diserzione, furto, falso, truffa, rapina, omicidio) per l'animo con cui questi furono commessi, ha richiesto ohe l'imputato sia condannato alla pena dell'ergastolo. Stamane, dopo l'arringa del difensore avv. Bara valle, sarà pronunciata la sentenza.

Luoghi citati: Genova, Torino, Trento