Come si spense alla riballa una commedia di Shakespeare di Paolo Monelli

Come si spense alla riballa una commedia di Shakespeare SPETTACOLI E MONDANITÀ' Come si spense alla riballa una commedia di Shakespeare Luchino Visconti è un regista originale, troppo : egli ha disperso l'incantevole "Come vi piace „ tra le bizzarrie e gli sgambetti Roma, 27 novembre. H prezzo delle poltrone del teatro Eliseo per assistere al Come vi piace di Shakespeare nel travestimento di Luchino Visconti, (e il primo indice di questo traVestimento è il titolo della commedia come sta sul cartellone, Rosalinda, che non è mai stato il titolo della commedia in inglese ma quello di un romanzo del Lodge, Rosalynde a cui il poeta si Ispirò), quel prezzo dalle iniziali 1600 lire ieri aera, prima della rappresentazione, era salito presso i bagarini a 8 e 10 mila lire. Martedì scorso, 'quando, alle 10 del mattino, si apri il botteghino, c'era una folla ansiosa e nervosa in attesa dalle sette che subito fece ressa, tumultuò, strillò sicché fu chiamata la Celere; dopo venti minuti tutti i posti erano stati venduti anche quelli di piccionaia. E allo spettacolo c'era poi, come si dice, tutta Roma (una Roma del dopo guerra, ma non cosi male), principesse romane e duchesse napoletane, diplomatici nostrani e stranieri, gente della banca e dell'industria, letterati e attori e poeti, qualche nababbo della borsa nera, qualche politico, sarte e pellicciai e professionisti, di quelli « che si tengono al corrente >, e tutto il più raffinato pubblico dei quartieri alti e un nutrito gruppo di giovani comunisti ancora devoti all'aristocratico compagno anche se le nuove direttive del partito non sono più cosi favorevoli a intellettuali di questa fatta. E anche presso il gran mondo presso i nobili, 1 raffinati, i ci-devants, pur se in misura minore che all'inizio della sua attività, Luchino Visconti gode di favore e di rinomanza proprio per queste sue convinzioni politiche; dà loro un piacevole brivido, una coscienza di spregiudicati e di coraggiosi; e questo li attira e li fa accorrere in frenetica aspettazione ai suoi spettacoli più che il suo spirito originale e curioso, le sue estrose visioni. Dato questo pubblico alla moda e i tifosi per ragioni di partito, il successo era certo; eppure gli applausi alla fine del primo tempo furono deboli e presto si spensero, e quelli alla chiusura dello spettacolo ripetuti e calorosi venivano da una parte sola (ma combattiva) di spettatori, molti del quali raggruppati sotto la ribalta; ma il direttore Visconti non degnò di un sorriso la platea, tenne ostentatamente gli occhi e 11 saluto fissi alla piccionaia, dove supponeva si trovassero 1 compagni poveri e devoti e donde anche era partito qualche fischio rispettosamente modulato durante il secondo tempo. La gran parata Lo spettacolo è costato chi dice venti chi trenta milioni. Sono stati mobilitati una settantina e più fra attori, cantori e ballerini; venerandi nomi del teatro di prosa come Ruggero Ruggeri, rinomati artisti come la Morelli, Vivi Gioi, lo Stoppa, 11 Bernardi, VAlmirante, Vittorio Gassman, la Marga Cella (il solo personaggio veramente a posto, veramente shakeaperiano nello spettacolo, sia detto fra parentesi, per non parlare naturalmente di Ruggero Ruggeri che fu veramente «fuori concorso»), una doppia dozzina di mime e mimi giovanissimi e delicatissimi (scelti fra studenti universitari e soci di un circolo canottieri), e Miss Roma e la prima ballerina dell'Opera e un autentico lottatore e giocatore di rugby, al quale si dovette insegnare a recitare dall'abbicci e che Gassman. con un magnifico volteggio di lotta libera, scaraventa a terra con tanto impegno che ieri sera il disgraziato si è ammaccato la spalla, e una prima volta alle prove se la lussò. E i costumi e gli scenari sono stati affidati a Salvator Dall che si è messo d'impegno a farli, come ha dichiarato, «atomici e antiesistenzialisti» ; ariosi, bellissimi, irreali nei bozzetti, sono stati un po' traditi dall'esecuzione un po' sommaria; le scene troppo grevi e spesso troppo arzigogolati i costumi (ma perchè poi, dovendo rappresentare un mondo fantastico fuori da qualsiasi verosimiglianza, tanta insistenza sopra costumi di un'epoca ben definita, il Settecento, e quelle acconciature da rococò e da parco di Versailles?). Abbondanza di macchine sceniche, di musiche, di cantate, di danze, e quaranta giorni di prove, due volte al giornq. E con tutto ciò lo spettacolo si è trascinato lentamente, pesantemente, per tre ore, con un solo intervallo di venti minuti, davanti a un pubblico che non partecipava, non sorrideva, non si scoteva, in attesa sempre più inerte di qualche cosa che non arrivava mai. Non è colpa, naturai mente, del povero Shakespeare; per quanto sarebbe ora di decidersi a riconoscere che questo drammaturgo e commediografo e attore e poeta del 1600, oggi, mutati 1 tempi e la società e il costume, è ormai vivo soltanto come poeta (salvi forse due o tre drammi ancora teatrali, come si dice). Ma poiché come poeta è ancora vivissimo, come appare alla lettura, quando pure Io si voglia rappresentare, bisogna farlo recitare (e uso questo verbo nel suo significato originario di leggere ad alta voce) da corretti e tranquilli dicitori, sopra un palcoscenico semplice, in scene modeste e allusive. Cosi del resto si rappresenta Shakespeare in Inghilterra. Cosi ieri ha recitato egregiamente Ruggero Ruggeri, il solo che ci ha dato il piacere e 11 sentimento delle cose che diceva. Ma gli altri non hanno recitato; hanno sgambettato. Le dolci parole ♦ Luchino Visconti, uomo indubbiamente sensibilissimo, di buona e onesta volontà., ci ha delusi anche stavolta, forse perchè ha voluto far meglio delle altre volte. Cosi ci ha dato della commedia una riproduzione esatta, quasi integrale, rispettosissima dell'ordine e dei tagli delle scene, con una fedeltà alle parole, alle tirate, alle declamazioni, da edizione critica. Ma d'altro canto non ha potuto rinunciare a quel suo debole di far' ricco, magico, fantasmagorico, trepidante, di tenere gli attori e le voci e i gesti e gli stessi accessori delle scene, alberelli, sedili, fontane, in perenne agitazione; cosi che quelle declamazioni integrali, dette fra sgambetti e guizzi e corsettlne e saltelli e capriole, con alti e bassi di parola, talvolta coperte dalla musica, perdevano chiarezza e calore e allusioni; e le battute si smarrivano e 1 giochi di parole cadevano senza eco. Persino Rina Morelli, sottilissima Rosalinda, ma forse troppo fragile per un personaggio che è stato concepito come una ragazzotta un po' rozza e lesta e ardita, persino Gasmann, patetico Orlando, si scambiavano senza commuoversi i delicati concetti amorosi e gli ingannevoli sospiri, intenti come erano a balzare da ima parte -ll'altra della scena, ad appoggiarsi ora su una gamba ora sull'altra, a portarsi un ginocchio alla bocca o la mano al tacco; persino Stoppa, buffoncello agilis simo, pareva si agitasse a vuoto come un campanellino senza battaglio: Much odo for nothing, si sarebbe doluto lo stesso Shakespeare, molto ru more per nulla. Per cui quel testo cosi amorosamente rispettato da Visconti, cosi bene imparato a memoria dal volonterosi attori, andò perduto anche per chi lo conosceva e lo ricordava bene; quei dialoghi, quelle battute che recitate compostamente hanno ancora potenza di far ridere, sorridere, sospirare lo spettatore, qui sono finite senza eco, nelle orecchie di un pubblico freddo: sul quale passavano senza lasciar traccia, gocciole d'acqua sopra una tavola un ta, le vivaci considerazioni di Paragone sulle coma dei mariti, fa patetica evocazione di Orlando della vita dei boschi, le leggere parole di fanciulle e pastori innamorati, le immagini amabilmente gonfie come nuvole di cartapesta. Paolo Monelli

Luoghi citati: Gioi, Inghilterra, Roma, Versailles