Padri e figli

Padri e figli Padri e figli MODENA, novembre. Mentre a Serramazzoni i carabinieri arrestavano l'uccisore della canonica e i suol quattro complici, arrivava dal Belgio una lettera di Pio Corni, recando notizie fresche e raccomandazioni consuete. Pio Corni è il padre di Emio, più conosciuto ormai, nel verbali della polizia e nelle corrispondenze dei giornali, per < Corni Noemio di anni 18 da Faeto di Serramazzoni »; uno dei quattro giovani che sono in carcere perchè implicati, se non negli omicidi, nelle rapine dirette da Termanini Romano di anni 18. Corni padre è un bracciante che, non trovando lavoro sufficiente a Faeto, è andato come minatore in un villaggio presso Liegi. Prima di partire egli raccomandò alla moglie e ai suoi sette figli (l'ottavo è morto presto, per fortuna, dicono i fratellini) di lavorare e di rigare dritto. «Chi sbaglia, maschio o femmina, non mette più piede in casa mia », ossia nelle due stanze di Faeto. Pio Corni partiva molto meno tranquillo di quando era stato In Francia o in Germania, sempre in cerca di lavoro; perchè il maschio più grande, Noemio, si era attaccato a Romano Termanini, un tipo che lui non sopportava nemmeno vicino a casa. Ogni volta che lo vedeva in compagnia di suo figlio o di altri ragazzi, Pio Corni aveva 11 presentimento di una disgrazia e 10mseperevafrchchunnosel'ugucamdiquranotemchdadiegFaalbequdetatàprè nadolanoe chor 10 ripeteva chiaramente In fa miglia. Nella fotografia formato tessera che ha lasciato a Faeto per ricordo, 11 minatore appare come un uomo ancora giovane, asciutto, dalla faccia franca, i capelli scuri e gli oc chi molto risoluti. E' in giacchetta, senza cappello e porta una grossa sciarpa di lana annodata sotto il mento. Può sembrare indifferente, secondo l'umore e la fantasia di chi guarda, un vincitore al Totocalcio oppure un anarchico ma in realtà, quello è il volto di un capofamiglia che, per quanto povero e costretto a girare l'Europa senza comfort, non spera nelle lotterie nè sente il bisogno di rovesciare il mondo. Pio Corni è un uomo che ha una morale molto solida; e quei suoi occhi risoluti dicono semplicemente che se egli fosse potuto rimanere a Faeto, Romano avrebbe girato al largo e Noemio non sarebbe finito in galera. In questa ultima lettera dunque, Pio Corni ha scritto a una delle tre femmine, che è andata di recente a servizio in città: «Devi essere garbatamente prudente e premurosa, dove si è stato una volta si può tornare. Quello che mi raccomando di lasciare la roba sua (della padrona) dove si trova che non ti faccia gola ». La lettera e gli ammonimenti valgono anche per gli altri fratelli, sparsi ora tra Milano, Faeto, Bologna e la campagna ferrarese, e specialmente per i più grandi di età. « Non mi date dei dispiaceri che ne ho già abbastanza dei pensieri » aggiunge e viene in mente il capitano della canzone alpina. La notizia fresca era questa: che Pio Corni ha smesso di scendere nella miniera, adesso lavora fuori, in campagna; la paga è minore ma l'aria è migliore ed egli spera lo stesso di risparmiare 25 mila lire ogni mese. «Bisognerà fare ancora questa vita — conclude — perchè si vede che noi non possiamo ancora unirsi con questi andamenti di questo mondo che non si può mettersi in strada migliore». Sono davvero bizzarri e crudeli gli andamenti di questo mondo, che hanno alzato tra i padri ancora giovani e 1 loro giovanissimi figli una muraglia insuperabile: di là c'è sempre l'onestà del lavoro e la serietà della vita; di qua c'è spesso un nuovo sport che consiste nel rapinare la gente e abbatterla a colpi di pistola o di pugnale. « E il carabiniere arresta - 11 ragazzo senza testa. Disperato 11 minatore - piange e scrive il suo dolore... ». L'ispirazione non manca ai cantastorie da fiera, questi veri cronisti del nostro lungo dopoguerra. g. v.

Persone citate: Corni Noemio, Pio Corni, Romano Termanini