E' proibito dire cognac di Paolo Monelli

E' proibito dire cognac E' proibito dire cognac , Come diremo allora? Il nome c'è, illustre, "aquavite„ che indica e ricorda le sue meravigliose virtù Roma, novembre. Orando costernazione regna nel campo di quei produttori nostrani di un'aquavite di vino che essi chiamano cognac perchè la fanno con la stessa tecnica dei distillatori della Charente; costernazione perchè per certi accordi commerciali in corso con la Francia, questa chiede ohe non si usi più il nome di cognac per le aquaviti prodotte nel nostro paese. La cosa non dovrebbe stupire, perchè anche in Francia è vietato chiamare eauxde-vle de Cognac le aquaviti di vino che si fanno fuori di una regione ben definita che comprende quasi tutto il dipartimento della Charente, quasi tutto quello della Charente inferiore e parte della Dordogne; così per esempio Vaquavite di Montpellier si chiama trois-six e vuole palati di bronzo; e quella ohe si distilla nel dipartimento del Oers, che è più o meno l'antico ducato d'Armagnac, si chiama appunto armagnac, ed è pregiatissima, e alcuni miimmiiiiiiiiiiiiHiiiiimmiiMiiiiiiiiiiiHiiiiu raffinati preferiscono un armagnac ad un cognac, sia anche questo della qualità più pregiata detta fine Champagne; lo trovano più concettoso, più serio, con un aroma più austero, più penetrante. Gli abitanti del paese pensano che nessuna gioia della vita è superiore a quella di bersi il lóro armagnac, nè amore di donna nè orgoglio di figli; quando possono scaldare fra le mani il bicchiere colmo a metà dell'aureo liquido, e guardarlo contro ■■luce, e fiutarlo a lungo, e prenderne una sorsata in bocca, ed impregnarne le gengive e il palato, e farlo defluire a poco a poco giù per l'esofago, altro non chiedono alla sorte; perciò sono inerti e placidi, e il paese va rapidamente spopolandosi; Lectoure, Condoni, Vic-Fezensac, Plaisance, vecchie città oolme di sonnolenti ricordi, muoiono sommerse dalle erbe dei pascoli che s'allargano là dove prosperavano floride culture. (Ci arrivarono 8000 italiani dopo l'altra guerra e fecero al solito cose straordinarie, dove c'erano sterpi e canne hanno ricreato qua e là rigogliose campagne; ma i 190.000 gersois sono stati a guardarseli con pacata meraviglia, un po' scandalizzati di tanto affacc ndarsi; niente paura, hanno mormorato, alla seconda generazione la scalmana gli sarà passata a torneranno inerti e savi come noialtri). Un miracolo antico Dicevo che i produttori italiani sono disperati del divieto e si agitano, se si possa anoora convincere i francesi a rinunciarvi; e chi corre ai ripari e propone di continuare a scrivere sulle etichette la parola cognac, — che è nome di luogo, una città di illustri memorie, — ma con la ortografia sbagliata, coniac, sperando che questo iruochetto basti ai francesi (e sarebbe anche errore di pronuncia, il gruppo nià non si pronuncia esattamente come gna); ed altri riesumano la parola arzente (che è poi solo grafia e pronuncia arcaica di ardente), suggerita, dicono, da D'Annunzio. Strano come D'Annunzio in cose da bere non ci azzeccasse mai, — strano non tanto, perchè era astemio —, nè per le lodi che tributava a smaccati iiiitiiiiiiiiiiisiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiitiiiiiiiiii beveroni nè per i nomi che proponeva; i vecchi scrittori di cose mediche e naturali distinguono bene fra Z'acqua arzente, che è l'alcool puro, e l'acqua di vita, o aquavite, ohe è alcool rettificato e diluito; scrive il Redi: «invece d'acquavite usò acquarzente fina». Gli alchimisti del secolo XSL che cercando l'oro trovarono qualcosa di più utile e benefico, l'alcool, quando si accorsero che bruciando nell'alambicco una miscela di vino puro e di sale sì produceva un'acqua che, accesa, ardeva senza bruciare, gridarono al miracolo e chiamarono quell'acqua, appunto, equa ardena, acqua arzente. (Se poi una singola ditta produttrice decide di chiamare arzente il il suo prodotto, questa è una ottima idea, è un aggettivo, una metafora, una designar zione specifica ohe aiuta a distinguere il suo prodotto dagli altri; trovo invece meno conveniente chiamare arzente, o aquarzente, tutte le aquaviti di vinn, per le ragioni che esporrò. Alcuni hanno suggerito d* dire brandy, che è il nome ■ivgleso ùeli'aquavite di vino, eoi risultato probabile di vedercelo proibito al prossimo trattato di commercio con la Gran Bretagna (i piemontesi dicono branda, ma per la grappa). Carlo Nazzaro sul Poma di Napoli prevede con giusto sgomento che sarà indetto un concorso ministeriale per la scelta di un nome, ed «i Baldini, i Monelli e altri elegantoni della bella par rola » riesumeranno dai lessici chissà che vocaboli in cuffia e in velada. Stia tranquillo l'amico Nazzaro per quanto mi riguarda. Io non proporrò nessuna parola nuova o rinnovata; continuerò a non dire cognac come non lo dicevo prima, pure ordinando spesso al bar e al ristorante di quella eccellente aquavite. E mi spiego. Cognac è parola poco usata anche in Francia. In Francia, ohi ne vuole un bicchierino (anzi un bicchiere; le aquaviti, siano di vino o di araspa o di frutta, non vanno mai servite in bicchierini, si bene in grandi o grandissimi bicchieri, possibilmente con la bocca più stretta del fondo, perchè l'aroma ae ne diffonda con agio; i bicchierini lasciateli ai rosola delle nonne), in Francia, dicevo, chi ne vuole ordina generalmente une fi-' ne; che dovrebbe essere l'appellativo specifico della qualità migliore del cognac, la fine Champagne, ma si usa per tutte le acquaviti di vino. Afa poi il buongustaio specifica ancora; chiede ap-, punto una fine Champagne, o un Bisquit, o un Napolécm, o unX., o un y., insomma indica la marca che vuole gli sia servita; nello stesso modo che il buon bevitore di vino non chiede vino rosso, ma per esempio Bordeaux o Toscano; nè si contenta, ma specifica, Médoc o Chianti; e va più in là, e dice il nome del Castello o della Fattoria di cui apprezza in modo particolare il prodotto. Rivincita dell'alchimista Non stiano dunque a disperarsi nè a scervellarsi i distillatori nostrani di queste aquaviti che vanno dal veleno per i topi a prodotti non molto distanti dai buoni cognac francesi, quando hanno avuto pazienza di lasciarli invecchiare. (Tutto il segreto del cognac sta nelinvecchiamento, dai quindici ai venticinque anni, in botti di legno di farnia, ohe è una quercia — quercus pedunculeta — che alligna un po' dappertutto anche da noi; ohe quel legno non cede solo al liquido it colore, ma anche preziose sostanze delle sue fibre, tannino, queroitina, acido gallico; ed ha la porosità necessaria perchè l'aria penetri nella botte in una certa misura per l'ossidamento degli alcool; anzi i connubi più fecondi per gli aromi fra l'alcool che evapora dall'interno e l'aria che viene dall'esterno avvengono entro lo spessore delle doghe). Il nome da mettere sulle etichette c'è, antico e vivissimo anoora, bell'e fatto, ohe si presta a tutti i significati riposti ed ermetici come è qualità delle parole più nobili. Acquavite, o meglio aquavite; acqua di vita; il nome che diede all'aquarzente l'alchimista del XII secolo quando si accorse che riducenione il grado si otteneva una bevanda ohe, come scrisse nell'entusiasmo della scoperta il primo che la portò in Francia, Arnaud di Villeneuve, « c'est uns véritable eau d'immortalité»; prolunga i giorni, dissipa gli umori peccanti o superflui, rianima il cuore e conserva la giovinezza, guarisce la colica, l'idropisia, la paralisi, scioglie la pietra ». E scrisse alla fine del secolo XVI Pietro Andrea Mattioli, « aqua vitae cosi chiamata per le meravigliose virtù sue, le quali ha per conservazione della vita dell'uomo ». Torniamo a usare questo nome illustre, vorrei dire divino; ed avrà pace l'alchimista che lo invento per alta ispirazione, e che si rigirava nella tomba per vederlo degradato a indicare grossolani prodotti e zozze graffiapalato. E poiché ci lono aquaviti di graspa, o grappe, e aquaviti di frutta, come la sljivovìza degli slavi, sarà opportuno specificare aquaviti di vino (aggiungendo magari per maggiore raffinatezza il nome del vitigno, per esempio di Trebbiano, che e quello corrispondente al Saint Emilion bianco di cui si fanno molti cognac france?*/; a cui seguirà il nome del fabbricante, che è quello poi che serve soprattutto per chi chiede con discernimento. Se poi qualcuno di quei distillatori vorrà dare al suo prodotto un nome, un aggettivo che lo distingua dagli altri, come quello che lo ha chiamato arzente, tanto meglio; e un altro lo chiamerà tre-servette, e un altro medicinale. Ma, ripeto, per il nome generico di quei prodotti è inutile stare a cercar tanto; il nome ce l'hanno, e da un pezzo, e nobilissimo; ma come monsleur Jourdain, che ignorava di aver sempre parlato in prosa, non lo capevano. ( Paolo Monelli ai■■■11111111111 ■ 111111 r 1111111131111111:1111111111111111 L'attrice Olga Edwardes in un'elegante tenuta da sera. iiiiiiiiiitiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiitiiiiii

Persone citate: Baldini, Carlo Nazzaro, D'annunzio, Jourdain, Monelli, Nazzaro, Pietro Andrea Mattioli, Poma, Toscano

Luoghi citati: Francia, Gran Bretagna, Napoli, Roma, Villeneuve