Giovani mogli

Giovani mogli Giovani mogli Ogni mese, ormai da moltissimi anni, le quattro amiche fedeli si davano convegno. Era stata un'idea di Sofia, di riunirsi quel settembre «Alla Pergola». In una giornata come quella era incantevole trovarsi in un'osteria fuori mano, scelta a meraviglia. Deserta a quell'ora di primo pomeriggio, coi tavolini sotto il pergolato in un ricamo leggero di luci e di ombre, coi giochi di bocce lisci come biliardi tra spalliere di settembrini gialli e azzurri e, dietro, l'orticello con le aiole tenere dell'insalata e la grazia di un giovane fico. Quando fu portato in tavola il fiasco del terrario (<t un litro, un litro — aveva gridato Sofia — e poi vedremo*) e insieme un gran piatto di salame, le grida festose delle amiche non finivano più. Tutto buono : il pane alla casalinga crocchiane, quel salame rugiadoso della Bassa friulana e il vino scuro, aspretto e saporito; e tutto bello: l'aria, il sole, la pergola, i fiori, persino i rozzi bicchieri che sollevati nella luce facevano brillare il liquore di Bacco. E un poco quelle quattro giovani donne, cosi serie e a posito nella vita, s'eran trasformate per l'occasione in baccanti. Nei loro festevoli discorsi s'inseriva ogni tanto qualche aneddoto' sboccato, qualche battuta salace ; e allora erano risate e abbracciamenti e avveniva persino che l'una o l'altra si levasse dal suo posto e corresse in giro alla tavola a scoccar baci. Nessuno le conosceva, nessuno le vedeva nè udiva. Erainsomma una lietissima vacanza. A un certo punto Sofia si alzò e levando il bicchiere disse: — Bevo alla nostra sincerità! — e subito, mentre le altre accostavano i loro bicchieri con approvazione gioiosa, si fece un poco più seria e continuò a parlare: —. Ma sdamo state poi sempre tra di noi sincere fino in fondo? Abbiamo sempre voluto e saputo scoprire anche quei segreti che qualche volta non si ha il coraggio di svelare neppure a se stessi? Siamo tutta e quattro spose felici, ce lo siam detto e confermato cento volte; le nostre vite, in mezzo a tante sventure comuni, non sono state quasi toccate. I vasi delle nostro esistenze si sono abbelliti di fiori freschi in ogni stagione. Io stesso v'ho mostrato il mio con orgoglio e voi avete esclamato: «Oh, bello, oh felice Sofìa!». Ebbene, amiche mie, non so se sia così anche del vostro; il mio ha nel fondo un difetto di fabbrica. La comparsa improvvisa, sopra la campagna dove fischiettano lieti e spensierati gli uccelli, d'un falco che con la sua: ala sembra oscurare il sole e stendervi sotto un silenzio di morte, pub adombrare l'effetto che sulle amiche cinguettanti fece la rivelazione di Sofia. Ammutolirono. Sofia stessa si guardò perplessa le mani, come se, invece del bicchiere col vino luminoso, tenessero il vaso della sua vita rivolto col fondo guasto verso gli occhi spaventati delle compagne. Si sedette, per non far cadere dall'alto la sua confessione, anzi quasi per smorzarne il tono. Le amiche non fiatavano, curiose e trepide; Roberta s'era fatta un poco pallida. — Fu subito, qualche mese dopo il fidanzamento. Voi sapete in tutti i particolari la storia del mio matrimonio. Le pratiche per il divorzio di Sergio erano a buon porto ; mancavano, come diceva, pochi accordi di nessuna importanza e le ultime firme. Lo aspettavo giù, potete immaginare con quale animo: finalmente la via libera e la corsa negli spazi della felicità ! Gli andai incontro quando lo vidi scendere le scale. Aveva la faccia un po' annuvolata, ma io pensai che era per il fastidio di tutto quel tempo perso lassù, fra inutili formalità, e gli aprii le braccia, perchè si rischiarasse alla mia luce. Ah, era ora ! Mi vedevo già correre a casa, vestirmi da sposa e subito, col mio amore, in chiesa e al municipio. « Abbi pazienza », mi disse, c si tratterà d'aspettare ancora un poco. Lei s'è impuntata. Ma non voglio dargliela per vinta. No. Che s'adatti alla mia cifra. Sono cento lire di più al mese che pretende... >. Dovemmo aspettare ancora due anni. Cento lire! Direte ch'io son sofistica. Ebbene, da allora ho sempre visto lui attraverso un foglio sporco di 100 lire! Ho avuto in seguito ogni conforto, Sergio è un uomo che me lo invidiano, ma io non posso dimen ticare quei due anni. Per me, ecco una di quelle piccolezze che incrinano il fondo, che portano la morte nell'anima. — Sì, è vero — interloquì subito Elena, senza aspettare che s'allentasse la tensione delle ascoltanti — sono proprio certi piccoli fatti a originare, come fonti avvelenate, la nostra infelicità, per sempre. Guardate. La terza o quarta mattina dopo le nozze. Mario lascia aperta la porta del bagno, io lo scorgo dal letto nello specchio, mentre si finisce il nodo della cravatta. Sussulto. Non è più lui. Un momento prima, iniziando quel nodo, s'era chinato su di me con le carezze e le parole più tenere e appassionate ; ora nello specchio, sicuro di non esser scoperto, egli sorride a se stesso come un maschio cinico, freddo, indifferente. Quella sua espressione io sono stata costretta a rivederla sempre nelle sue sembianze amorose, anche quando avrei voluto dimenticarla. Ma voi — interruppe Alice — avete almeno conservata qualche illusione, io invece disprezzo mio marito come l'uomo più pusillanime di questo mondo. Ah, voi non lo immaginereste, voi che come tutti gli altri lo vedete franco e focoso, quasi spavaldo della sua robustezza fisica. Quella sera, anni fa, che s'incendiò la pellicola al « Filodrammatico » e ci fu un panico e noi dalla platea ci trovammo trasportati all'uscita, egli mi prese per un braccio e, pallido, mi disse: « Va, presto, torna, ho lasciato il soprabito, forse lo ricuperi ». Ci andai, ma, credetemi, nella platea deserta, col soprabito stretto in mano, io piansi e avrei voluto esser travolta dalle' fiamme che avanzavano dai palchetti crepitando. Le tre amiche che avevano parlato quasi di seguito, si guardarono e insieme guardarono poi Roberta, ch'era rimasta zitta. — Allora — fece Sofia — la sola a esser veramente felice, senza delusioni, è Roberta! Almeno una fra di noi. Suvvia, bando alle malinconie, con questo vino, con questo sole! Evviva! Evviva l'amicizia I Si levarono tutte e tre. Istintivamente d'accordo si §resero per mano, accennano un girotondo intorno a Roberta: < La bella stella in mezzo!... ». — No, care, — le fermò Roberta — il mio male è ben più triste e volgare del vostro. Sappiate che poche sere fa l'ho trovato in letto con la serva. Ma che importa ? Continuiamo a metter i fiori freschi nei nostri vasi. Tutto il mondo deve continuare a crederci felici; ma noi da oggi sappiamo^ Il merito è di Sofia, della nostra amicizia, di questo meraviglioso pomeriggio « Alla pergola ». Giriamo insieme ! La padrona dell'osteria, sentendo il gran baccano di fuori, s'era affacciata sulla soglia della cucina. Osservò l'indiavolato girotondo delle giovani donne e scotendo la testa mormorò: « Poverette, con un solo litro di vino I ». Giani Stuparich mniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiifiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii Federica di Grecia nel parco della reggia di Atene giucca con I figli: Sofia di anni dieci, Costantino, erede al trono, di anni otto, e Irene di anni sei ■ ltllllttllllllirill IIJlIIItllMlilfltlIIIMIEIlllllIlIIIIIIIIIIIIIItllMIttllltKIltlMItllItllllll ria MllltITIIIlilllllMIIIIIlllitlilllllllillIllllliltt

Persone citate: Giani Stuparich

Luoghi citati: Atene, Grecia, Sofia