Mille e una notte di Giovanni Artieri

Mille e una notte A A B AGO Mille e una notte (Dal nostro inviato speciale) BAGDAD, novembre. Si può fotografare Bagdad con una sola parola: tracòma. Tracòma vuol dire una malattia degli occhi, una lenta velatura della pupilla, una nebbia bianca, un'albugine spessa e repugnante che scende (proprio come la caligine della aura) sulla vista e la spegne. E' malattia generalizzata nelle popolazioni africane e asiatiche, nella povera gente lasciata alla ventura del vivere quotidiano, chiedendo l'elemosina, rubando o trasportando carichi nel porti. Bagdad è la città del tracòma; non ho mai visto in una sola volta tanta gente araba tracomatosa; come mo chiunque può vederne per le strade di Bagdad. Nell'orecchio dell'europeo il nome di questa capitale dal dolce suono di tamburo, richiama colorite fantasie o infantili immaginazioni. Anche gli opuscoli di propaganda del Governo Iracheno ricordano le famose < Notti arabe », ma non menzionano minimamente la sultana Sheherazade, Simbad il marinaio e il tappeto volante. DI queste Ieggen< de cosi cariche di fascinosa giovinezza, messe in musica in una popolare sulte sinfonica dal russo Borodlne, gli arabi non amano tanto discorrere. La città, tuttavia, non tradisce quella lontana romantica somiglianza con l'Immagine che ognuno ha fantasticata. E' di' stesa Bulle due rive del Tigri, in mezzo alle palme. I tramonti di Bagdad, col sole color melarancia precipite dietro 1 netti profili delle oasi di datteri, in controlucl dipinte con sottili pennelli a lacca cinese, non si dimenticano più. Bulle acque del Tigri immense e ferme, le luci trascorrono la scala cromatica dei gialli, del rosa, del viola ' e sembrano guidate da un pianista di mano lenta e sapiente. I tetti bassi a dritti, sulla riva opposta ricevono anch'essi quelle luci » le facciate mutano come 1 veli d'una ballerina. Da Bagdad in poi e sino In India si costruisce con leggeri mattoni vuoti, di fango fluviale cotto. Questi mattoni leggeri e durissimi assumono un permanente giallo canarino, Il tramonto 11 avviva e 11 fonde: cosi le case di Bagdad fanno un sol blocco d'oro. E1 molto bello, A Bagdad son capitato, nella stagione favorevole: tra l'autunno e l'inverno. Il sole pomeridiano non è del tutto insopportabile e la gente si astiene dallo scendere nel sottosuolo. La vita della città, infatti, è divisa tra 1 tetti e le cantine. E' dimoile, In estate, circolare per una città della Mesopotamia senza rischiare un colpo di calore. Le abitazioni di Bagdad dispongono d'un locale sotterraneo, una sala à vòlta detta, «slrdab» dova si sbrigano i negozi del pomeriggio, si fa la siesta, si ricevono visite e si danno festa. Il mattone di fango cotto conserva gli uomini e le cose al fresco, come l'acqua in un orcio. A sera è un gran tramestio sui tetti: i cittadini di Bagdad si preparano a dormirà; trasportano 1 loro letti, aggiustano paraventi tra un pezzo di terrazzo e l'altro, conducono fili elettrici pel ventilatori e le lampadine, trovano posto a secchi pieni di latte ghiacciato. Insomma si capisce il perchè dei giardini pensili di Babilonia; ma a Bagdad non esistono giardini, fuori alcune magre aiuole attorno al monumento di Ite Feisal I. Uno speciale servizio municipale, In estata, s'Incarica di Ispezionare la strada dopo il tramonto e rimuoverà 1 corpi dei cani e del mendicanti uccisi dal colpi di sola. A me non è ospitato di vedere all'opera questo servizio pubblico. La stagione autunnale è dementa per i poveri di Bagdad. Essi possono aprire i loro occhi albuglnosl sul terribile flusso di automobili lanciate notte a giorno nella due grandi strade dalla città: la via Ghasl e la via Harun Al Bashld. E' una catena ininterrotta di motori a di suoni violenti, assai più clamorosa e fitta ohe non a Costantinopoli o In qualunque altra città del Medio Oriente. L'arabo adora la macchina; molti arabi iracheni vendono la casa o 11 passo di campagna per comperare una Buick Eight; la follia motoristica del paese non al attenuò neppure quando 11 Re Ghazi, padre dell'attuale Re fanciullo Feisal II, mori in un accidente d'automobile. Lungo le interminabili, ardenti strade di Bagdad, da un capo all'altro a sansa un'apparente ragione a'inseguono le marche automobilistiche dell'Europa e dell'America, le vernici splendenti delie carrozzerie, le tracotanti e micidiali audacie del guidatori indigeni, L'occhio tracomatoso del mendicante, dello storpio, del lebbroso (per le strade di Bagdad ho. visto, Uberi, dei lebbrosi) forse vada l'Ininterrotto corteggio, senza reagire. La natura dell'uomo arabo è cosi fatta (a forse e la sua virtù) ch'egli accatta la indigenza a la più miserabile degradazione come un premio di Dio. A Bagdad si t impano quindici giornali in lingua araba a uno, l'Iraq Times, in inglese. Il tono generale di questa stampa è corretto, l'Inestricabile conflitto palestinese sempre all'ordine del giorno. Di tanto in tanto sotto i portici o nel bazar 1 piccoli strilloni annunciano l'ingresso delle truppe Irachene a Tel Aviv, per vendere qualche copia. Nel paese vivono, circondate dalla stessa diffidenza e dalla medesima tolleranza del Governo, minoranze cristiane, cattoliche, armena, giacoblte, ortorosse, ed ebrei, Le professioni libere, i commerci medi e piccoli, l'artigianato apparten pprnpdldpntdcsdgpcgdgdgono principalmente a Queste minoranze di pelle risolutameli-te bianca. La parte araba del paese è formata di una enorme percentuale di Indigenti, miserabili, manovali e di un Ìnfimo numero di feudatari, di principi, di capi tribù, di possessori di terreni petroliferi e dattiliferi, consumatori delle rendite in oro pagate dalle compagnie concessionarie britanniche. Coetoro popolano la vita notturna di Bagdad. L'ora della città comincia con le luci elettriche. Dalle strade scompaiono 1 metropolitani dall'elmo bianco a chiodo, grandi stelle a sette punte sul petto e altre chincaglierie di cui vanno fieri (sono Infatti gentili, servizievoli, Infantili queBtl metropolitani di Bagdad) ed è la volta delle pattuglie di soldati armati di grandi «rlfles» inglesi e di lunghe daghe. La custodia notturna dell'ordine esige un più for te armamento; i soldati presidiano 1 locali di divertimento disseminati nei vicoli fetidi di Al Rhashld, attorno alla Moschea di El Gailanl, al Museo del Costume e la riva meridionale del Tigri. L'Occidente c moderno » 6 penetrato nell'Irate principal¬ mrgtculergtadqpnmncbrdLgngcbNovflHMiiiiHmiiiimimiiiiiimiiiimiiiHiiiiinMiMii mente sotto forma di « cabarets» dove ragazze turche o greche o egiziane generalmente grasse e ricciute cantano canzoni patetiche, le stesse udite a Salonicco o a Istambul: lunghe storie di amori, di ratti e di briganti. Ballano pure o recitano, alio scoperto, melologhi arabi. Il loro pubblico, attento ed entusiasta, è misto di arabi e di curdi. E' bello vedere l'ingresso del curdi e con quanta diligenza i soldati 11 perquisiscono ficcando le mani nel loro grandi pantaloni a mongolfiera. I curdi non possono circolare liberamente nella città, nè penetrare In un albergo o in un caffè senza subì re da parte di agenti o soldati un'accurata perquisizione, La loro fama di ferocia 11 segue ed essi, in verità, mettono nelle notti di Bagdad, col loro grandi turbanti, le fasce policrome strette al fianchi e 11 bagliore degli occhi di carbone, 11 colore delle « Mille e una Notte» che, si voglia o no, ognuno arrivando quaggiù vuole ad ogni costo ritrovare. Giovanni Artieri iiiiHmiimiiiiiimim Wanda Osiris, a Milano frequenta la Chiesa di 8. Bernardino: porta ogni giorno due candeline agli altari di 8. Antonio e di 8. Rita

Persone citate: Feisal Ii, Re Ghazi, Wanda Osiris