Badoglio tace

Badoglio tace Il processo del generale ribelle Badoglio tace Roma, 19 novembre. Negli ambienti vicini al ma'resciallo Badoglio si dichiara i infondata la notizia, apparsa : su qualche giornale, che il ma : resciallo Badoglio avrebbe l'in1 tenzione « di uscire dal riserbo» e di rispondere con un opuscolo a quanto il maresciallo Graziani ha detto di lui parlando alle udienze del processo in corso. La smentita era del resto prevedibile; nessuno ha mal seriamente creduto che il maresciallo Badoglio potesse mettersi a polemizzare con un suo pari grado nel corso di un giudizio penale contro di questo. Tanto più che, come si è detto, la situazione è netta e non si presta ad essere alterata per quanto ci si discuta attorno. Da un lato c'è Badoglio, capo del governo legittimo d'Italia che, sottrattosi al pericolo di cattura da parte dei tedeschi (e non importa qui il modo con cui si sottrasse al pericolo) continuò in territorio libero dai tedeschi l'esercizio della sovranità e dette una norma costituzionale a tutti i cittadini; dall'altro lato o'è Graziani che, per essersi messo agli ordini del governo illegittimo ed avere collaborato con il tedesco invasore, si rese colpevole di quel delitto del quale oggi è chiamato a rendere conto. Se iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiitiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin ■Oraziani, nel disperato tentati-, vo di giustificarsi, ha cercato più volte di tirare in ballo Badoglio, qualsiasi intervento di questi, per difendersi o per spiegare il suo contegno, varrebbe come un'ammissione che la sua posizione e la validità giuridica del suo governo possano essere messi in discussione; mentre, come si è detto, dalla legittimità del suo governo deriva il diritto dell'attuale governo repubblicano di mettere sotto processo 11 generale ribelle. D'altro canto molte delle còse dette da Graziani intorno a Badoglio sono state piuttosto espressioni di uno stato di animo che rivelazione di fatti nuovi. Converrà notare a questo proposito che parecchie delle cosiddette rivelazioni di questo processo, che hanno meravigliato il pubblico ed i cronisti (ma non evidentemente il Pubblico Ministero, che assiste al processo con l'aria di sapere già tutto) erano note ed arcinoto a chi ha seguito le cronache, le memorie, i diari di questi ultimi tempi. Cosi si è fatto gran chiasso di titoli l'altro giorno perchè un testimone è venuto a dire che in uno scomparso diario di Claretta Petacci era scritto che Mussolini «aveva deciso di fare arrestare Graziani per il modo come aveva condotte le operazioni in Africa settentrionale» (titolo di alcuni giornali: «Secondo un diario della Petacci, Mussolini Voleva far fucilare Graziani nel 1942»); mentre il fatto risulta chiaro dalle memorie dello stesso Badoglio «L'Italia nella seconda guerra mondiale »). A pagina 49 di detto libro Badoglio dice che Mussolini, indignato alla notizia che Graziani era partito in volo dall'Africa mentre ancora duravano i combattimenti per arginare l'avanzata nemica, « dichiarò al re che avrebbe subito sottoposto Graziani ad un tribunale di guerra con imputazioni di codardia ed abbandono di posto», imputazione che comporta, com'è noto, la pena di morte con la fucilazione. Narra tuttavia Badoglio che il re intervenne per consigliare che «trattandosi di un generale che aveva per il passato dimostrato valore e capacità, sarebbe stato opportuno sottoporlo prima ad una commissione d'inchiesta*; questo avvenne e la commissione conclude con una relazione che ha la data del 28 febbraio 1942, « ove con parole gravi sono stigmatizzati sia la sua azione come comandante, sia il suo contegno cóme soldato». Mussolini tuttavia aveva cambiato idea e del processo innanzi ad un tribunale di guerra non parlò più. A pagina 48 delle citate memorie Badoglio scrive che, pur non essendo convinto che Graziani fosse al suo posto come capo di Stato Maggiore, lo giudicava tuttavia un buon comandante di truppe, e non esitò a proporlo a Mussolini come successore di Balbo; ma aggiunge: «Debbo confessare che mi sono sbagliato in pieno». A quanto Badoglio usava raccontare ai suoi intimi, tornato dalla Libia dopo trascorso il suo tempo di governatore (1933), già una volta egli aveva avuto occasione di pentirsi di una sua designazione. Infatti in quel tempo Badoglio si doleva che Graziani, nominato per sua intercessione vicegovernatore della Cirenaica, fosse poi stato alacre a voltargli le spalle quando pensò di non averne più bisogno; e citava fra l'altro il fatto che quando egli parti da Tripoli Graziani, «quel Ciociaro» come egli lo definiva, non era andato a salutarlo al piroscafo, ma si era subito buttato con altri a fare la corte al nuovo governatore Balbo. Si sa che Badoglio è uomo di risentimenti profondi ed immutabili; magari non si sfoga subito, ma tiene a lungo il rancore dentro di sè, anzi, per usare una sua espressione, « la chiude nel cassettino», e fa mostra di non pensarci più. Tuttavìa a Graziani senti il bisogno di cantargliele chiare subito; e tornato a Roma gli scrisse una lettereccia, rinfacciandogli tutto quello che aveva fatto per lui e la ingratitudine con cui era stato ripaga^. p. m.

Luoghi citati: Africa, Cirenaica, Italia, Libia, Roma